Ho scoperto questo libro dopo averne vista la magnifica trasposizione cinematografica di Kurosawa, uno dei pochi registi che mi fanno dire che alla fin fine dal Cinema ogni tanto qualcosa di buono esce. Tuttavia il Cinema è Cinema e ogni cosa viene trasformata in un romanzo, ovvero ha l'aspetto inequivocabile di una finzione, mentre questo libro è un'autobiografia. Scritta bene, certo, con una narrazione ricercata e un po' di lirismo nella descrizione della natura così amata da Arsen'ev ma un'autobiografia resta, con i suoi limiti - a tratti è un po' prolisso nel raccontare i percorsi e i panorami - e i suoi pregi - che sono indubbiamente di più poiché la struttura è diaristica. E' uno dei pochi casi in cui il film è magari non meglio, ma alla pari del libro e i due si completano a vicenda poiché nel film il lato diaristico non è riproducibile ma la cronologia viene abbandonata (ad esempio, partendo dalla ricerca della tomba di Dersu da parte di un Arsen'ev anziano) creando l'alone romanzato che manca al libro.