I fratelli Singer sono una gioia totale per il cervello, leggerli è un'esperienza meravigliosa. Non capisco bene dove e come riescono ad essere così perfetti, ma mentre li leggete vi trovate per le meni un cestino pieno di emozioni che si rimescolano l'un l'altra senza riuscire a capire dove una inizia o finisce e com'è comparsa la successiva. Incredibile, è una specie di magia semantica che questi due scrittori mettono in scena. C'è questo tizio impotente che arriva dall'Argentina nella misera via Krochmalna a Varsavia e vi fa ridere, ma a volte intimidisce, a volte disturba ed altre fa paura, a volte fa nervoso a volte pietà, a volte piace e a volte lo si odia e tutto questa accade e scompare continuamente e contemporaneamente e magicamente come un trucco, come le bolle delle lavalamp che a volte sono una e di colpo sono due e poi tornano una ma vi accorgete che ce n'è un'altra. Non so è difficile da spiegare. C'è quel tipico parco umorismo ebraico, c'è quella pignoleria yiddish, ci sono i dialoghi temibili tipo Camus nella peste, c'è il sospetto, c'è l'atmosfera fin-de-siecle preludio alla distruzione tipica di Thomas Mann, c'è tutto, ci hanno messo tutto dentro e la cosa migliore è che riescono a gestirlo a meraviglia.
Isaac Bashevis è, dei due, il premio Nobel ma da notare che egli disse "Hanno dato il Nobel al Singer sbagliato"; difficile scegliere fra i due, si assomigliano ma assomigliano in generale alla tipica tradizione letteraria della cultura ebraica e/o yiddish, tradizione che hanno portato ai massimi livelli. Forse Israel è più vicino alla mia sensibilità ma scegliere è proprio dura: li adoro. Penso che, in percentuale di libri letti, loro sono quelli con la percentuale più alta nella mia lista dei
migliori libri ma è una lista che lascia il tempo che trova. Certo è che sono maestosi. Henry Miller di Isaac disse: «Che mondo meraviglioso, un mondo terribile e splendido, quello di Isaac Bashevis Singer, Dio lo benedica!» ed è così, è meraviglioso e terribile e splendido allo stesso tempo, ma è anche molto molto di più. E così vale anche per suo fratello.
Comunque... Max Barabander (nome meraviglioso!) era un criminale in Polonia, poi emigrato in Argentina dove fece un sacco di soldi e, a causa della morte improvvisa del figlio, si ritrova con una moglie in esaurimento nervoso nello stesso momento in cui la sua da sempre incontenibile virilità viene a mancare, solo però a livello fisico, non nel desiderio. Probabilmente criminale lo è rimasto, ed è con questa anima che ci ritroviamo a che fare. E c'è da ridere, da piangere, da impaurirsi, da arrabbiarsi, da stupirsi e da rattristarsi. Un libro pieno, come tutti quelli di questa formibadile coppia d'autori.
Ho letto che questo libro fa parte di una sua Trilogia dei Gangster, non so se a detta di Singer stesso, lo dico però perché di questa trilogia fa parte anche
Keyla la Rossa ma soprattutto Max e Flora che non ho ancora letto e che dunque devo avere.
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