mer 04/12/2024 | RSS | Menu

L'ULTIMO GIORNO DI JIM LONEY

James Welch

Nell'introduzione di Jim Harrison, scrittore che da troppo tempo dico che vorrei affrontare e chissà perché sistematicamente me ne dimentico, leggiamo che era solito girare per bar e fiumi a bere e pescare assieme a Thomas McGuane e saltuariamente si fermavano e salutare e bere assieme James Welch. Simpatica cosa da leggere, anche se il tono è un po' troppo prolisso e dopo quella poche paginette mi sono chiesto se ho ancora voglia di affrontare Harrison, comunque dà un'idea di come il mondo di questi scrittori un po' fuori dagli schemi un po' maledetti sia abbastanza ristretto e interconnesso. Tolto ciò, non mi è parsa molto centrata col libro, una volta concluso.
Troviamo una storia narrata in piccoli paragrafi con una scrittura estremamente essenziale com'è molta parte della narrativa americana delle piccole storie di nuova Frontiera. Jim è un nativo orfano, dalla giovinezza neanche tanto difficile ma solitaria, e il risultato è ciò che abbiamo di fronte: una persona che ha abbandonato il mondo, che di continuo deve "pensare" non si sa bene a cosa ma solo che per farlo deve bere, che lavora solo quando non ha soldi e appena ne fa a sufficienza per comprarsi quei due tozzi di pane e bottiglie di vino che gli permettono di sopravvivere, smette e torna nel suo loculo. Ha un'amante, ha una sorella, ha un cane, ma tutto vive sull'orlo del rasoio, come un gatto di Schroedinger che è un po' di qua e un po' di là. E' una persona sconfitta ma, per quel che capiamo dal suo passato, non è sconfitta dalla sua vita, dalle sue esperienza, ma è sconfitta mentalmente, da sempre. E' privo di stimoli, di forza, ogni tanto fa qualcosa come tagliarsi la barba o pulire casa quando deve venirci Rhea ma lo fa pensando sia chissà quale rivoluzione, mentre sono piccolezze che non riescono a cambiare la sua situazione. E' una persona psicologicamente turbata, non è solo in crisi esistenziale ma ha forti problemi mentali allucinazioni comprese. 
Questo per darvi un quadro dei personaggi, per quanto riguarda la narrazione è sicuramente un romanzo lento, che presenta Jim Loney all'apice del suo tramonto. Il romanzo non narra una giornata, è un periodo che però potrebbe forse essere inteso come una giornata singola, e in effetti non succede quasi nulla, Jim va di qua, va di là, muove il cane, ma senza particolare impatto su quel che lui arriva a concludere dal suo "pensare". Questa caratteristica del romanzo ne rende la lettura difficoltosa, non è propriamente un libro noioso ma è eccessivamente statico e diventa ripetitivo. Chiaro, così è la vita di Jim Loney, ogni giorno è uguale al precedente, non c'è modo di risollevarne le sorti, però il risultato dal punto di vista del lettore è lo stesso. Da subito però si intuisce che questa specie di stasi è l'introduzione a una tragedia. 
Ci sono però dei punti deboli dovuti all'introduzione di elementi laterali per sorreggere la situazione di stasi, ma sfrutta anche trucchi che sono un po' troppo artificiosi, tra tutti svetta la grande domanda: perché Pretty va a cercare Loney? Cosa voleva? Perché lo seguiva? Perché di colpo compare con, apparentemente, un piano preciso che non sapremo mai perché scompare subito dando l'avvio all'esplosione finale? E' sempre il solito strumento del deus ex machina che a me non piace per nulla. E' usato però ad arte, ed infatti è Pretty che muore e in definitiva Jim, che finora ci era stato simpatico e ci faceva pure pena, in sostanza ammazza un innocente, un tempo suo migliore amico, e che sostanzialmente pare comparire soltanto per aiutare Jim, l'ennesima persona che vuole prendersi cura di lui, e se le altre le ferisce o ignora, questo lo ammazza e poi lo lascia a marcire in un bosco innevato. In definitiva pare che Jim non sia per niente innocente, sia solo un egoista sceso nella paranoia e nella schizofrenia complice l'alcolismo. Pretty invece mi ha fatto molta, molta pena, ma ho la sensazione che non è così che Welch voleva che fosse creando una specie di asimmetria nella vicenda, una perdita di equilibrio.

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