Un libro meraviglioso, che consiglio sinceramente di leggere perché ciò che vi da è fruibile da vari livelli. Innanzitutto, è un libro facile, che leggete con piacere in poche sere. In secondo luogo, la narrazione è dolcissima, a metà fra una favola e una storia misteriosa dell'800. In terzo luogo, apre uno spaccato molto diretto sulla vita del cittadino medio cinese durante la Rivoluzione. In quarto luogo, dà una rappresentazione pratica della teoria marxista applicata alla società, e "società" è in senso lato e potrebbe essere identificato con "vita" (non solo umana).
Nel primo racconto, assistiamo agghiacciati alla dottrina della trasformazione utilitaristica del paesaggio: le scene di disboscamento sono agghiaccianti, e quando danno fuoco alla montagna, be qua Acheng è stato bravissimo: la vicenda viene liquidata in poche righe ma non è superficialità, va veloce com'è la distruzione operata dal fuoco.
Nel secondo racconto la dolcezza di quei bambini isolati in villaggi sperduti creato ad hoc dal Governo (la "G" maiuscola non è a caso), abbandonati al loro mondo senza libri e senza futuro, un'istruzione senza senso ben rappresentata dal loro povero e inerme insegnante, tutta una visione che rende bene il senso del titolo, poiché in Cina l'espressione "re dei bambini" è proprio usata in modo ironico verso gli insegnanti.
Nel terzo racconto c'è il mistero degli scacchi che si intrufolano a mostrare un mondo in cui un gioco non può fare passi avanti poiché non rientra nelle maglie della rete governativa, e chi in quel gioco eccelle non può che diventarne un messia incompreso e bistrattato, gettato nelle fogne della società, ma quale candore il Topo della Scacchiera non dimostra che pare quasi tenero quanto poteva esserlo
Luzin quando non era folle, o insopportabile. Tuttavia, cosa resta da questa storia? Il vecchio campione pensavo quasi fosse quello che aveva aiutato Wang a raccogliere la carta, ti aspetti una vittoria sublime ma alla fin fine non è neanche quella, ti aspetti il crollo e la morte invece dorme e tutto ok, cosa avrà voluto dirci questa fiaba? Perché questa tra tutte è forse la vera e propria fiaba. Chi lo sa, lo scrittore è una cosa ma il linguaggio fa da solo il lavoro sporco ed è lui che tenta di dirci qualcosa. Forse che neanche gli scacchi possono molto contro la coercizione, lasciando semplicemente un inutile riscatto all'individuo cui nulla resta in tasca?
I re sono inutili, sono parte del "vecchiume" e vanno sradicati: il primo re viene annientato dalla deforestazione della natura; il secondo re dalla deforestazione dell'istruzione; il terzo re dalla deforestazione della società. In tutti i casi chi perde, sempre, è il rapporto umano. Comunque, per questo libro non c'è da filosofeggiare troppo, si rischia di sminuirlo.
Il modo in cui Acheng descrive e tratta la contrattazione tra Ni Bin e il segretario per i quadri e la partecipazione di Wang Yisheng al torneo di scacchi è meraviglioso, la summa della corruzione.
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