Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 24/09/2013 Voto:
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Un giorno, al ritorno da scuola, Helga, dodici anni e mezzo, trova la madre intenta a preparare una valigia. Quel viaggio improvviso le appare sospetto fin da subito: dove va? Perché parte da sola? Quando tornerà? La sua straordinaria avventura comincia così, dal dolore per una separazione e dal coraggio smisurato con cui rifiuta di accettarla. La madre è ebrea, se pure convertita, e la consapevolezza che sia questo il problema, e che non possa non riguardare anche lei, si fa a poco a poco più chiara: per via degli insulti grossolani dei compagni, dei silenzi imbarazzati del padre, sempre più distante, e dell'isolamento crescente in cui li confina la comunità del piccolo paese dove vivono. Gli ebrei e i non ebrei, impara Helga, sono diversi: nell'aspetto, nel modo di parlare, nelle abitudini, diversi come la gente di città e la gente di campagna, come la madre - fragile, dolce, ironica, a proprio agio con le parole e capace qualche volta di dimenticarsi allegramente dei doveri - e il padre e zia Brunilda, per i quali i fatti, l'ordine e il dovere vengono prima di tutto. Per Helga abbandonare la casa paterna e il rifugio-prigione della zia, mettersi in viaggio verso i campi di prigionia alla ricerca della madre, vuol dire anche esplorare questa diversità.
Un giorno la dodicenne Helga torna a casa da scuola e trova la madre che prepara la valigia. Poco dopo il padre la porta via. Questo libro inizia in questo modo brusco, e sbrigativo, ma per riflettere lo stato d'animo di Helga, che non comprende cosa stia accadendo. Helga non capisce dove vada sua madre, ma pian piano lo scopre. Sua madre ha origini ebree, ed è stata mandata in un campo di lavoro. Comincia l'odissea di Helga, il cui padre pian piano vede in lei solo i tratti della madre, i tratti ebrei, e se ne stacca pian piano. La permanenza dalla zia, fortemente antisemita. Il viaggio, ispirata dalla bravissima suor Teresa, alla ricerca della madre, viaggio che invece diverrà una discesa negli inferi del campo di lavoro, dove Helga entrerà quasi per scelta e la cui esperienza la aiuterà a ritrovare la sua identità ebraica e l'orgoglio di essa, a differenza di molto altri che da quell'esperienza usciranno con la sensazione che, alla fin fine, ad annientarli avevano ragione.
Un libro triste, ovviamente, ma scritto molto bene e da leggere, se non per il fatto che è un bel libro, almeno per un motivo etico.
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