Scritto con lo pseudonimo di Richard Bachman, è comunque il vecchio King. Inizia con una scena talmente oppressiva che fa quasi male, i pensieri inconsci intervallati ai discorsi tra due parentesi, e sai benissimo che ogni cosa andrà a finire male ma il "come" è ciò che non sai e scoprirai pian piano quando meno te l'aspetti. Dopo poche pagine hai già la pelle d'oca e senti strane presenze attorno a te se leggi la notte al buio, come faccio io. L'uomo non è molto portato per i finali ma per gli incipit e tutta la parte che precede il finale è un vero maestro; comunque sappiate che questa volta col finale se la cava bene (ma qual è il mistero del passato di Johnny? E perché il padre di David?).
Riesce a creare atmosfera, riesce a usare le parole con delicatezza per rendere ogni cosa 
disturbante e spesso nei suoi racconti mi è venuto in mente il concetto di 
perturbante di Freud (cosa che fece diventare questo immenso uomo, oltre che un genio della psicologia, anche un genio della critica letteraria). Il poliziotto di Desperation, ad esempio, nello stesso momento in cui compare senti che ha qualcosa che non va, la sua comparsa viene preceduta da una banalità di avvenimenti ma carica di qualcosa di malvagio ed appena il poliziotto fa la sua comparsa ne hai paura. Li arresta per possesso di droga, e la situazione è normale perché non l'ha messa lui ma era veramente nel bagagliaio, lascito della sorella di David, e tuttavia non si sa perché, forse perché è alto e grosso, forse perché tace, senti che qualcosa di sbagliato c'è ma poi accade quella cretinata, quella parola 
"Tak" e il terrore esplode senza alcun motivo apparente. Subito dopo sono nell'auto del poliziotto diretti verso la centrale e lui, guidando, gli recita i diritti: «Avete il diritto di non parlare, - recitò la voce da robot del gigante in divisa. - Se scegliete di farlo, tutto quello che direte potrà essere usato contro di voi davanti a una corte di giustizia. Avete diritto a essere assistiti da un avvocato. Vi ucciderò. Se non potete permettervi un avvocato, ve ne verrà fornito uno. Avete capito i vostri diritti come ve li ho spiegati?». Quell'intermezzo ho quasi pensato, in un primo momento, fosse un refuso perché messo lì così, senza l'
italico che uno scrittore qualsiasi avrebbe usato, sembra proprio un errore: ma non lo è.
Io sinceramente lo classifico come uno dei suoi migliori romanzi: a tratti prolisso, ma terrificante e riesce pure a gestire il finale.
C'è una cosa da dire. Questa lotta tra dio e il male, il bambino benedetto... Mentre andavo avanti nella lettura ad un certo punto ho cominciato a pensare che King avesse un po' esagerato. Ok il soprannaturale, ma questo bambino che parla con Dio e il discorso sul libero arbitrio e la scelta di combattere il male, e Johnny miracolato, e via dicendo. Sembra tutto così assurdo vero?  Ma ci rendiamo conto che invece questa è proprio il mondo reale 
secondo un cattolico? Eresie, esorcismi, statue che sanguinano, indemoniati, particole, confessioni, terremoti come punizioni, sono tutte cose che per un credente sono realissime e scontate... Non vi dice niente la recente santificazione del cosiddetto "influencer di dio", diventato santo grazie a del proselitismo fatto via web? Perché non parlare di Medjugorie dove l'apparizione della Madonna è all'ordine del giorno per chi paga per andarci? O di quando qualche prete disse che il terremoto in Emillia era stato opera di Dio? O gli sproloqui di Amorth? Assurdo non è questo romanzo, assurdo è il mondo in cui viviamo, o meglio la gente che ci circonda. Non stupiamoci riguardo a esagerazioni presenti in questo romanzo, per un cristiano i fatti qui narrati sono la quotidianità.
Forse è questo il messaggio che vuole passare Stephen King? Non tanto come ha detto "credete in dio, che è meglio", cosa pascaliana è già riconosciuta come assurda, ma forse il suo contrario ovvero "se credete in Dio, credete anche in tutte queste assurdità"? Del resto Dostoevsky, gran cristiano praticamente, nei suoi romanzi riuscì a fare emergere benissimo la violenza del mondo ma i suoi personaggi positivi, i "credenti" che avrebbero dovuto salvare il mondo dal male, ricadono tutti quanti nel suo concetto di "idiota".
Insomma, maestoso ennesimo libro del re che ero lì lì per inserire nella 
classifica dei migliori ma vado a rischio di metterne troppi suoi. Chissà, prenderà mai il Nobel alla Letteratura? Ok, non è uno scrittore profondo ma è un bravissimo scrittore, è molto generazionale, dà comunque buoni spunti di riflessione per quanto riguarda la mentalità di adolescenti e bambini che è molto, moltissimo, bravo a rendere. A mio avviso dopo Dario Fo e Bob Dylan lui rientrerebbe di diritto e non solo, ridarebbe lustro a quel premio ormai non solo scontato ma letteralmente declassato.
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