A mio parere una gran occasione mancata. Perché? Premetto i motivi che mi avevano portato alla lettura di questo libro: il film Interstellar (che non ho ancora visto, ma forse - letta qualche recensione - penso di aver fatto bene) ha riportato alle cronache il Dust Bowl, un periodo degli Stati Uniti attorno agli anni Trenta caratterizzato da enormi tempeste di sabbia provocate dall'inaridimento del suolo. Autoconvintomi che era ora di leggere un po' di narrativa contemporanea, avevo scelto questo libro per il titolo e l'introduzione, che parlava proprio dei Dust Bowl, senza tuttavia fermarmi troppo a leggere
il resto dell'introduzione.
Ne viene fuori infatti un libro che coi Dust Bowl ha ben poco a che fare. L'inizio è strepitoso, ma questi flagelli meteorologici, che avrebbero potuto essere usati per delineare le persone, per modificarle, piegarle, annientarle, o rafforzarle, invece subito dopo l'avvio del libro spariscono e non ritornano più. Non solo: non c'entrano proprio nulla col romanzo. Sono inerti, inesistenti. Mi ero aspettato qualcosa di più, in stile
James Graham Ballard magari, nei cui libri i fenomeni meteorologici servono a creare la psicologia delle persone, e diventano quasi forze ancestrali. Qui invece, in Lansdale, il Dust Bowl ha la stessa valenza di un giorno di pioggia nell'economia di un intero romanzo: un accidente momentaneo e ininfluente. Peccato, perché l'inizio prometteva bene.
Ciò che resta è solo un libretto per ragazzi, quasi, utile al massimo come sceneggiatura per produrre un film hollywoodiano di basso costo, leggibile, e scorrevole, nel complesso anche piacevole ma comunque un'occasione persa. Leggetelo senza assolutamente pensare ai dust bowl, e forse ve lo godrete più di me.
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