Wow, che bomba. La comparsa del pianeta alieno denominato Vagabondo è uno dei momenti più belli che mi sia capitato di leggere in un libro. Forse ha un po' lasciato in secondo piano gli eventi catastrofici naturali che ne seguono ma di essi possiamo sentire indirettamente la presenza, e in questo modo generano un senso di distruzione forse ancora peggiore lasciando in noi una tumultuosa minaccia costante e agghiacciante. Uno scrittore normale probabilmente avrebbe dedicato molte più pagine alla distruzione provocata dalla nuove forze mareali ma Leiber ormai mi pare di capire che non fosse uno scrittore normale per nulla. Certo è che il fattore evocativo è centrato, pare a noi stessi di sentire una gravità diversa, vi ritroverete a guardare il cielo convinti di trovarci il pianeta colorato grande quattro volte la Luna, osserverete le stelle e ogni vibrazione vi farà fremere di paura, sentirete il suolo tremare per immotivati terremoti...
Il romanzo narrato in modo corale ha un problema, anche se non grave ed è da citare solo se obbligati a evidenziare un punto debole: il coro è composto da troppe voci. Si poteva ignorarne qualcuna e allo stesso tempo aumentare i paragrafi impersonali puramente descrittivi, usati come un vero e proprio intermezzo musicale. Ci sono questi paragrafi, sia beninteso, ma il romanzo si sofferma maggiormente sulle narrazioni dei vari personaggi.
Come in
L'Alba delle Tenebre, Leiber è in grado di introdurre un tema banale quale l'alieno felino simile a un leopardo, idea che fa ridere a pensarci, in una maniera che invece non fa per nulla ridere ed altamente realistica. Anche la successiva narrazione delle civiltà assieme viene talmente bene trattata con una narrazione evocativa che invece che banale diventa realistica e nostalgica. In effetti c'è molto di nostalgico in questo libro, pure molta negatività per il modo in cui l'umanità reagisce alle catastrofi, con violenza o abbandono o disinteresse e solo pochi individui reagiscono con compassione.
Lo inserisco tra i migliori della fantascienza, senza ombra di dubbio.
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