Questo è uno di quei casi in cui un libro acquista fama da eventi postumi e finisce con l'identificarsi con questi. In questo caso la fama di questo libro, come si intuisce anche dalla introduzione, è che Hitchens lo abbia scritto quasi in letto di morte, invece non è così. Con la coscienza della morte ne scrisse l'introduzione all'edizione tascabile, e basta.
Ciò toglie valore al libro? Be, un po' si, non c'è dubbio, ma non troppo. Il libro comunque resta piuttosto ostico: serve conoscenza dell'attualità dagli anni 40 in poi, nonché del mondo letterario e politico anglosassone, perché l'uomo snocciola nomi uno dietro l'altro.
Non c'è unitarietà nel racconto, ma del resto non è un'autobiografia ma una raccolta di memorie ed infatti sono articoli o saggi pubblicati singolarmente e poi raccolti in questo libro. Una conseguenza di questa struttura è che cambia anche lo stile e in alcuni capitoli è piuttosto pesante perché pedante. Tuttavia non diventa mai eccessivo.
Ci troviamo di fronte ad un uomo incredibilmente lucido, reazionario ma modesto, capace di riconoscere ed ammettere i propri errori, di sottolinearli pure e tentare così di superarli.
Ho una gran stima per quest'uomo che ammette così candidamente in alcuni punti un certo interesse omosessuali avuto da ragazzo e anche praticato, perchè lo ammette in maniera non polemica con nessuna parte degli schieramenti che oggi sono così facili a farsi.
Alcuni capitoli superano di gran lunga le delusioni che possono a volte comparire, e sicuramente i due capitoli dedicati ai genitori sono un capolavoro incredibilmente triste; prima di tutto, del resto, il fatto che per loro abbia fatto due capitoli distinti, tristissimo.
L'unico punto negativo di Hitchens è che era un giornalista, la cosa non si nota nei suoi libri classici ma qui, in cui abbiamo una raccolta di saggi - chiamiamoli col loro nome ovvero "articoli" -, si nota eccome, soprattutto in un certo solipsismo velato ed anche ammesso ma sempre presente fatto di difese personali, di citazioni al limite del prolisso, nella sottolineatura del proprio punto di vista come sempre corretto e giusto e via dicendo.
Ciò non toglie una virgola alla potenza etica che ha sempre professato e che io ammiro dalla prima volta che l'ho letto e che lo ha spesso anche penalizzato sul lavoro ma senza che lui mai la tradisse ma qui la carica etica non basta perchè si perde un po' a causa dello stile letterario che va un po' a farsi benedire.
Libri così non mi piacciono: posso condividere le idee, i temi, le critiche, ma non lo stile. Inoltre, a mio avviso, un libro così non deve essere lungo 540 pagine, ma ben meno.
Christopher Hitchens è un grande, e alcuni capitolo di questo libro sono magnifici, ma leggete questo libro solo se siete suoi fanatici. Io non sono fanatico di nessuno, e posso dirvi che alcuni capitoli mi sono piaciuti veramente tanto, altri veramente meno, e che è molto lungo e che la sua mancanza di omogeneità tematica e stilistica e il suo carattere giornalistico lo rendono verso la fine veramente noioso, ma nel complesso è un libro incredibilmente strenuamente onesto.
Questo sito l'ho realizzato io e quindi è proprietà intellettuale mia e non ne concedo alcuna autorizzazione.
Visitando il sito si sottintende la presa visione della Privacy policy
CONTATTI: info[at]bostro.net
Aggiornamenti via | Torna in cima