Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 25/04/2017 Voto:
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Breece D'J Pancake muore suicida nel 1979 a 26 anni. Quando, quattro anni dopo in America esce la sua unica raccolta di racconti, la reazione è unanime: non si tratta soltanto di un caso letterario, ma di un autore nato classico. Il libro raccoglie dodici racconti, spietati, precisi e delicati. Essere umani, animali e paesaggi della regione depressa dei monti Apalachi, in cui Pancake era nato e cresciuto, si trasformano nelle sue mani in vite esemplari, vere per tutti, in tutti i tempi.
(Postfazione di Percival Everett)
Magnifici. Breece morì suicida a 26 anni, dopo una corta vita che gli permise di regalarci solo una manciata di racconti tutti compresi in questa raccolta. Avevo letto che la sua potenza narrativa poteva ricordare Hemingway: assolutamente errato. In Pancake c'è un utilizzo magnifico e professionale del linguaggio e uno spaesamento temporale che in Hemingway non c'è. Non è assolutamente una scrittura semplice come quella di Hemingway, in cui forse i fatti prevalevano. C'è invece l'America rurale e spietata di Faulkner e Steinbeck. Il tessuto narrativo è forte, fortissimo, ma come dice anche Borges nell'introduzione Pancake è uno dei pochi che ha continuato ad insistere sia sul contenuto sia sulla forma. Peccato sia morto troppo presto per consegnarci anche un romanzo, penso che un bel romanzo di 4-500 pagine sarebbe stato perfetto per il suo stile che, nonostante la giovane età, non manca assolutamente di nulla.
Mi ha ricordato in maniera prepotente, nella peregrinazione solitaria dei suoi personaggi, il Viaggio d'Inverno di Schubert, sia l'emozione provocata dalla sua musica sia i testi di Wilhelm Müller.
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