Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 21/10/2015 Voto:
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Ci sono mille modi di fare la fantascienza, ma a uno solo di essi la fantascienza deve la sua fortuna, la sua fama, la sua stessa esistenza. E' il modo che combina l'avventura con l'accurata informazione scientifica, lo stupore di fronte alla grandiosa verità della natura con la verosimiglianza dell'invenzione romanzesca. Da questi elementi-base la fantascienza è nata, e continua a vivere in scrittori come Arthur C. Clarke, giustamente considerati "classici". Qui, nel suo ultimo romanzo, Clarke si mostra anche più generoso del solito, e alla missione del "titanico" Duncan Makenzie sul pianeta imperiale che è diventata la Terra, vediamo magistralmente intrecciarsi geniali anticipazioni tecnologiche, complotti diplomatici, enigmi minerali, sorprese genetiche, le rutilanti e plausibili visioni di quello che sarà, che potrà essere, il nostro futuro. (tratto dall'introduzione Urania)
Questa volta c'è un Clarke diverso: meno prolisso, meno dotto, meno tendente ad inserire elementi superflui nel racconto solo per farci capire alcune cose secondario alla storia, o forse per auto-elogiare la propria grandezza. Un racconto bello ed entusiasmante, che diventa più un racconto di spionaggio e di fanta-psicologia più che generica fantascienza. Un bel libro che però si rovina un po' perché, in realtà, non si capisce un po' una fava di ciò che Karl cercava. E come sempre rimane un baco: a che cacchio serviva il discorso della titanite?
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