ven 21/11/2025 | RSS | Menu

TERMINAL LIST

Jack Carr

Non ho la più pallida idea del perché ho cominciato a leggerlo, forse avevo letto qualche recensione da qualche parte ma non ricordo dove, so solo che se mai mi ritroverò un giorno a leggere un altro libro di Carr vorrà dire che sono disperato. Allestimento delle vicende caotico, descrizioni noiose e prolisse, personaggi tratteggiati male, pantomime caratteriali, banalità di complicate trame, assurdità di situazioni, esagerazioni dell'azione al limite dell'infantile... Un disastro. Ogni singola frase contiene uno stereotipo.
Peraltro, la chiave dell'incredibile complotto che per quasi metà libro è la chiave di tutto si capisce subito già dall'inizio quale sia, a quel punto non ha più tanto senso prolungare l'indagine di Reece così a lungo ma Carr lo fa, col risultato che il grande eroe Reece a noi pare semplicemente un povero scemo. Non era forse il caso di lasciare del mistero, dato che il senso di tutto era l'indagine di Reece?
La cosa più agghiacciante è comunque il disordine della narrazione soprattutto nelle descrizioni dinamiche: è bravissimo a perdere un'intera pagina a descrivere l'abbigliamento di qualcuno, ma appena deve descrivere un'azione complessa non ci riesce. La prima scena presenta un'imboscata dove il nostro eroe Reece è l'unico a sopravvivere: non si capisce un cazzo di cosa sia successo. Perché il suo amico che gli è accanto va in pezzi e Reece invece a malapena sviene, tant'è che la testa del suo amico gli è accanto, e ancora con l'elmetto calzato ma senza il resto del corpo, e Reece ha solo un po' di shock ma niente ferite? Cosa esplode? Non so neanche quali altri dubbi sollevare perché è impossibile ricostruire la situazione ma senza situazione mancano le domande. E' l'ennesimo scrittore che tiene lo sguardo al cinema ma Carr invece di scrivere un libro nella speranza di vederne acquistati i diritti, lui invece ragiona proprio come un regista e ciò che ne esce è una narrazione totalmente sgangherata. Così inizia, e così è praticamente tutto il libro tant'è che ero lì lì per abbandonarlo ma volevo capire come avrebbe fatto a salvare quel complotto così banale e somariamente (intendasi "da somaro") elaborato che difficilmente si può immaginare come avrebbe potuto accadere senza che nessuno se ne accorgesse. E poi quelle mille e mille e mille righe di descrizioni, descrizioni ogni singola cosa: i vestiti che indossa il tale e il tal altro, le scarpe, il cappello, la borsa, la livrea di un aereo, le case, le strade, i negozi, gli alberi, le nuvole, la pistola, il fucile, l'ottica del fucile, calibri caricatori e fondine, sistemi di ritenuta delle fondine, la foto sul caminetto, il vaso di fiori, la forma di un bicchiere, il marchio e la bottiglia di un cognac, è tutto una descrizione, tutto, meticolosamente tutto quanto, per non parlare di ogni cosa che fa Reece che anche se banale viene farcita da almeno due pagine di ricordi. La scena finale con lo Zippo lanciato sulla benzina è di una banalità assordante, perché ogni volta devono buttare via uno Zippo, in questo caso in cui inoltre ci viene descritto che era del padre, che incisione aveva sopra... perché ogni volta buttarne uno (tipico del cinema) e in questo caso puro uno emotivamente caro? Perché non fare che accende un pezzo di carta, una candela, una stoffa inzuppata e lo Zippo finisce di nuovo in tasca? Nei film magari un po' di senso può averlo, anche se molto molto poco, ma in un libro era proprio necessaria questa inutile e stupida banalità? E vogliamo parlare della barca a vela che viaggia verso il nulla in mezzo all'oceano?
Non che scriva male, a livello formale è bravo, ma ciò che fa male è scegliere ciò di cui scrivere, i contenuti che volta per volta creano la storia che comunque, tra un assassinio, un'azione da corpo d'elite, un pedinamento o un'esplosione il tutto condito dalla vendetta giusta dell'eroe giusto riesce a far sorridere e appassionare. Forse a Jack Carr manca un po' di esperienza e il suo stile è corrotto dalla dimensione cinematografica. Però dai, alla fine si conclude il libro rilassati e divertiti. Una volta concluso, inoltre, nella post-fazione di Carr ho finalmente capito perché avevo deciso di leggerlo: è un ex Navy Seal.

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