Per essere un libro del 1908 è incredibilmente moderno, ma Ho son ha forse un po' esagerato. Non c'è continuità fra la prima parte con gli esseri suini e la seconda con il viaggio nel tempo verso la fine dell'universo. Sono come due storie disgiunte che lasciano molti interrogativi sospesi. Anche in Lovecraft, ad esempio, rimangono sempre interrogativo aperti ma questi sono il fulcro del mistero che suscita orrore e disturbano, in questo romanzo invece sembrano elementi inseriti e dimenticati: qual è la genesi della casa, perché la botola in cantina, chi sono gli esseri suini, perché la sorella si comporta in quel modo strano, chi è la misteriosa amata, perché decide di trasferirsi in quella casa? E che rapporto c'è fra la casa, gli esseri suini, gli dei della arena, il sole verde, i globi, il baratro e l'amata? È tutto slegato, troppo slegato e così il terrore si minimizza perché si divide, invece di moltiplicarsi. Peccato.