Il libro è un romanzo storicamente impostato ambientato al tempo dei primi lanci dei terribili V2, il primo razzo della storia ideato da Werner Von Braun per i nazisti che lo usarono come proiettile balistico per colpire Londra, e non solo. Un razzo balistico è un razzo non guidato: sfrutta, appunta, meri calcoli balistici. Lo si lancia dandogli una precisa angolazione e una precisa velocità e quando il motore si spegnerà saranno questi i fattori che lo faranno precipitare in un certo punto. L'invenzione di Werner Von Braun è stata incredibile, ha cambiato la storia della guerra ma non solo dato che poi si trasferì negli USA e grazie a lui nacquero i razzi spaziali e la conquista del sistema solare; pare che da sempre lui volesse costruire i razzi solo per conquistare il Cosmo ma, abitando nella Germania nazista, l'unico modo per portare avanti i suoi studi era farsi finanziare dall'esercito e usare i suoi razzi per colpire i civili. I razzi furono infatti un'arma di terrore, non si colpivano obiettivi militari ma le città. Da questo punto parte il romanzo con due protagonisti principali: un collega di Von Braun che lavora ai lanci, e una ragazza londinese che viene mandata in Belgio per tentare di fermarli.
Ora: il romanzo è scritto bene, bella ambientazione, bella ricostruzione, ma mi rifaccio a una recensione letta sul web: sembra di continuo che debba succedere qualcosa di eclatante che invece non succede mai. Gli eventi avanzano in maniera piuttosto piatta, veniamo solo messi in prima persona nel mondo della Seconda Guerra Mondiale e dei V2 mentre a studiarli a scuola si è in terza persona ma nulla più. Manca pathos e l'azione che lo dovrebbe sorreggere sembra di continuo dietro l'angolo ma senza mai girarlo. Ci sono i V2, c'è la guerra, bombardamento e strategie per concluderli, ma null'altro: Graf ha ripensamento, Braun è cinico, Kay va a letto col primo che passa ma nulla più, tutto scontato e banale. Almeno questa banalità è scritta bene.