Sottotitolo «Alla ricerca di specie animali in via d'estinzione». A partire dalle grandi estinzioni già avvenute l'autore elabora un diario di viaggio in giro per il mondo alla ricerca di forme di vita minacciate e prossime alla scomparsa. Non è un caso di omonimia: confermo che è lo
stesso autore della celeberrima «Guida galattica per autostoppisti» e sotto questo aspetto, almeno per me, parte male. Sarò sincero già da subito: parte male come preconcetto, crea aspettative con la celebrante introduzione di Richard Dawkins, sfigura brutalmente nelle prime pagine e continua in modo peggiore. Questa potrebbe già essere la recensione e concludersi, di seguito vediamo meglio il perché.
Non sono una persona che apprezza le barzellette, i comici mi annoiano e non immagino cosa peggiore da fare la sera che guardare un loro spettacolo in TV. Quando lessi
Guida Galattica per autostoppisti affrontai un testo iper-celebrato del quale conoscevo ormai decine di citazioni e nomi senza averlo mai letto, tuttavia mi resi conto che era una cavolata enorme. Lo giudicai un'offesa alla fantascienza. Questo libro non se ne differenzia: è un'offesa alla divulgazione scientifica. Lo scopo è ammirevole ma lo stile è quello di un comico e, soprattutto, il protagonista è proprio il comico che lo scrive, non gli animali né il loro ambiente né le minacce che li sovrastano. Il protagonista è lo scrittore, un comico.
Come dicevo le prime pagine mi hanno annichilito: è un capitolo dedicato in teoria all'Aye-Aye, graziosissimo e particolarissimo animale liquidato però in poche righe mentre il resto è una meditazione su come è nato il libro e su come sia il lavoro di scrittore di Douglas. Ho pensato a uno scivolone dell'introduzione, poi però comincia il capitolo sul mitico Drago di Komodo che conobbi da bambino grazie a un numero di National Geographic di mio padre e che adoro come i bambini di oggi (mio figlio di cinque anni, ad esempio) adorano i dinosauri: potete dunque capire come mi sentissi innervosito affrontando il capitolo e dovendomi sorbire pagine e pagine di sproloqui comici riguardo all'organizzazione del viaggio, ai suoi compagni di viaggio, all'esperto di veleni che consultano, alle difficoltà di imbarco in aereo o in nave, alla stupidità e vanteria dei turisti (ma è lui che si incazza perché in Zaire non trova il dentifricio nella
pharmacie!)... continuavo imperterrito a leggere e i varani non arrivavano se non una fugace apparizione di un piccolo che lui scambia per una statua ma che dura poche righe, poco più dell'Aye-Aye e intanto Douglas Adams continua a sfornare battute, motti, sagaci uscite che mi hanno gettato nello sconforto più nero. Mentre continuavo a leggere queste
Avventure di Douglas Adams con Animali Strani (questo dovrebbe essere il vero titolo del libro) ho dato un'occhiata al fondo del Kindle e mi sono reso conto che ero già al 19% del libro e ancora non avevo neppure "visto" i mitici Draghi! Cominciavo a pensare di abbandonarlo ma d'altro canto - ho pensato - almeno, se continua così, non durerà molto - e ho tenuto duro. Douglas è inoltre un presuntuoso: deride i turisti che non conoscono il nome del varano (dicono "quel coso lì") ma lui, come attesta nel primo capitolo sull'Aye-Aye, fino a un anno prima neppure sapeva che esisteva non solo il Drago ma pure l'isola di Komodo! (N.B.: da notare anche che si scopre subito dopo che ignora totalmente il fatto che sulla Terra la vita sia comparsa nel mare e successivamente si sia trasferita sulla terraferma, alla faccia di Dawkins che etichetta Douglas come "esperto di scienza"); non sa nulla del Madagascar, nulla dell'Africa né dei rinoceronti, ignora non solo il significato ma la stessa parola "imprinting"... per fortuna che prende in giro i turisti (ovviamente americani ma non solo, essendo inglese sfotte - è il termine giusto - anche gli australiani). In Africa parla male del Belgio e del suo colonialismo, nonché quello dei francesi: lui, un britannico! Forse tra una battuta e l'altra si perde anche lui, come si perde il lettore di questo inutile libro.
E' stato disarmante al punto che anche al capitolo dopo (i rinoceronti bianchi) ho pensato fosse il caso di buttare questo libro nel deposito dei miei
libri abbandonati. [INTERMEZZO: Si, ora ho deciso di popolare quel deposito, non penso più che un libro vada finito a tutti i costi come ho pensato fino a poco tempo fa; i libri brutti rubano tempo ai libri belli, la loro esistenza è un'offesa all'etica della letteratura.] Capisco la scelta di appoggiare il tono comico, del resto Douglas Adams è un comico ma questo tono l'avrei sopportato se fosse stata una mera cornice, non il soggetto stesso del libro con gli animali e le loro storie a fare le comparse, o meglio le
cause scatenanti, delle piatte
scuse per potersi dedicare al suo lavoro principale ovvero fare battute. Perché, tolto il mio gusto personale, le sezioni con inutili ironici dettagli sull'acquisto di biglietti aereo o nave, di camere d'albergo, di funzionari e persone varie è veramente troppo preponderante rispetto al resto del libro. Il capitolo sullo Zaire, ad esempio, è dedicato al rinoceronte bianco: be, dopo svariate pagine di stupidi dettaglio sull'aereo, le sale d'attesa, i funzionari e la tipa che vorrebbe vendere articoli turistici ma non può perché non accetta dollari sono arrivato finalmente al tema agognato, il rinoceronte, e - pensate un po' - mi sono reso conto che non ricordavo più a quale animale fosse dimenticato il capitolo! Avevo dimenticato il tema centrale del capitolo, uno dei temi centrali di tutto il libro! Questo è un fatto inequivocabile del perché dico che il libro è fatto male, attesta il suo fallimento. Peccato perché come scrittore non sarebbe male e ha dei bei momenti che trovate (in parte) tra le mie
citazioni inserite, ad esempio quando l'elicottero che l'ha portato per la Nuova Zelanda si spegne e tace; o quando paragona il Kakapo alle motociclette inglesi. Peccato che poco dopo crolli tutti quando spiega che in Nuova Zelanda (ovvero nell'emisfero sud del nostro pianeta) l'acqua scenda nello scarico del lavello in vortice contrario rispetto a come accade da noi; una ben nota leggenda metropolitana una delle cui conseguenze dovrebbe anche essere, a pensarci bene, una nostra sensibile perdita di equilibrio quando cambiamo emisfero!
Andare allo zoo e vedere pochi animali è brutto ma succede, molti sono animali notturni o crepuscolari oppure semplicemente si annoiano tutto il giorno; farlo però accompagnati da una guida che per tutto il tempo fa battute e racconta barzellette è snervante. Continuate a girare nello zoo sopportandolo con rabbia solo nella speranza di riuscire a vedere qualche altro animali, ma non sarà una bella esperienza.
Il voto non minimo è dunque per gli animali dello zoo, non per lo zoo né per la sua fastidiosa guida.
Se ormai avete acquistato il biglietto, fate comunque il giro dello zoo, i pochi animali che vedrete saranno veramente belli e alla guida ogni volta scapperà qualcosa di interessante: ma dite ai vostri amici di evitare quello zoo ed andare in qualche altro o magari direttamente nelle riserve.
Oltre ai tre o quattro animali che vi si incontrano, l'unica roba bella di questo libro è che dura poco.
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