Lo ripeto per l'ennesima volta: James Graham Ballard è l'autore più simile al grande Joseph Conrad nel riuscire a creare un romanzo in cui tensioni nevrotiche issirolte sono le vere protagonista di un viaggio nei meandri dell'inconscio nel momento in cui esce dalle sue oscurità e comincia a plasmare il mondo attorno al quale si muovono i protagonisti, che si ritrovano ad essere, coscientemente, delle marionette.
Magnifico Ballard come sempre! Magnifico libro che scende nei meandri di un inconscio collettivo, tema caro di Ballard, che si riflette a doppio senso nell'ambiente circostante. E' la tipicità di Ballard: l'ambiente crea la deriva psicologica, che deforma l'ambiente. E' magnifico il modo che ha di introdurre saltuariamente, e marginalmente, sempre poco accennati fisicamente, gli albatri, che dovrebbero essere i co-protagonisti del romanzo.
Differentemente da altre recensioni che ho letto non me la sento di dire che c'è comunque una derisione della causa ambientalista. Ballard la sfrutta, per qualche motivo ha deciso questo motivo preciso ma senza un doppiofione, a mio pare è casuale che il problema nasca dalla causa ambientalista. C'è di più, ed è inquietantemente nascosto nel profondo della psiche dell'uomo.
Sappiate una cosa: nel finale, come al solito in Ballard, un po' si perde...