Eroico BIKER senza frontiere.
AMERICA PERDUTA. IN VIAGGIO ATTRAVERSO GLI USA
Bill Bryson
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Bill Bryson è uno scrittore dalla penna implacabilmente iconoclasta mediante l'uso dell'ironia che altro non è se non una presa per il culo. Mentre in In un Paese Bruciato dal Sole l'ironia era benevola e sostanzialmente complimentosa, mentre in Una Passeggiata tra i Boschi era affilata e di parte ma sostanzialmente simpatica e mitigata, qui è letteralmente insopportabile volgare e offensiva, mancando tra l'altro di spessore. Le prime 100 pagine non hanno assolutamente nulla, sono vuote: non c'è niente da scoprire, niente da imparare, niente di cui sorridere e niente che ti faccia venire voglia di pensare "Quanto vorrei essermi trovato lì anch'io con lui". No, c'è solo lui che va in macchina da una città all'altra parlandone decisamente male, insultando le persone e le società ma senza un costrutto soggiacente la narrazione, senza un parallelo, senza una costruttività o perlomeno un artificio letterario che giustifichi la cosa. Non c'è derivazione storica, non c'è approfondimento sociale o psicologica, non c'è aneddotistica, non c'è un cazzo di nulla, c'è lui che guida per una strada che non gli piace, arriva in un paese che non gli piace, guarda della gente che secondo lui è demente e ignorante e quindi riparte verso un'altra guidata e via dicendo. Asserisce pure che non ha mai letto nulla di Faulkner e sottintende che lo consideri uno scrittore da poco! Dopo il libro sull'Appalachian Trail non so se Katz gli restò amico, lo sputtana non poco ma nel complesso c'è molta "licenza letteraria" nella storia, certo ad esserne il protagonista sputtanato ti girano le palle ma per il lettore la sensazione è mitigata e oltretutto si intuisce una certa bonarietà affettuosa: in questo libro invece c'è solo boriosità e critica e insulti, immotivati perché non ne offre ragioni se non il suo punto di vista. Giuro, è fastidioso. Ho il sospetto che egli, essendo (o in procinto) trasferito in Gran Bretagna, tentasse così di darsi un tono coi suoi nuovi connazionali, ma il risultato è un libro vuoto e sterile, e il sospetto si realizza dopo un centinaio di pagine quando diventa quasi esplicito con vanterie per il fatto di abitare da anni in Gran Bretagna. Vi sono persino continue contraddizioni: critica il benessere borghese dell'americano capitalista (grasso e stupido), ma quando va nelle zone rurali e povere ne critica l'ignoranza e persino l'accento della parlata (perché da una parlata diversa si evincerebbe una minore intelligenza?); critica l'urbanizzazione, ma quando è in campagna critica le strade vuote prive anche di enormi cartelli pubblicitari che lui ricordava nell'infanzia; critica le distese di campi coltivati, ma quando si trova nella riserva ambientale degli Appalachi critica che è troppo selvaggia e persino disordinata (un ambiente naturale... disordinato!!); Arriva a dire che la riserva naturale degli Appalachi è una merda perché è totalmente priva di abitanti perché è stata sgombrata per lasciare spazio alla natura, e appena ne esce e si trova in una zona rurale montana con poche case sparse, si lamenta che ci sono. Si lamenta dell'America quando decide di svoltare in stradine laterali e si perde, non pensando che una carta di tutto lo stato non possa soddisfare questa esigenza (avete mai provato a viaggiare in Italia per stradine laterali con una mappa intera dell'Italia, che è una nazione ben che piccola?). Di continuo celebra se stesso contro "il turista". Non c'è disamina sociale delle zone rurali, non c'è riflessione storica sull'epopea coloniale, soprattutto non c'è celebrazione della natura e del paesaggio in un territorio che geologicamente è magnifico e meritererebbe pagine e pagine di canti lirici.
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