Tolta quella qualità omicida, cosa rimaneva? Un uomo difeso e incerto che non aveva ereditato geneticamente alcuna abilità e che doveva costruire inutili piramidi per alimentare il proprio concetto di grandezza. L'uomo, il goffo ultimo arrivato che non aveva nessun rapporto con la natura, che era arrivato e se ne sarebbe andato ancora prima che i coleotteri si accorgessero della sua esistenza. L'uomo che parlava con arroganza dei dinosauri come di una specie transitoria e che era comparso sul pianeta solo un minuto prima, un pagliaccio insicuro e assassino che sarebbe stato la più effimera tra tutte le specie.
[...]
Era questa la verità che ognuno di loro si trovava ad affrontare: se l'uomo non avesse ucciso le altre creature della Terra, queste non avrebbero avuto alcun motivo per accorgersi della sua esistenza. L'uomo era costretto a uccidere e massacrare dalla sua insicurezza, perché le altre creature lo prendessero sul serio.
Senza la sua violenza omicida non sarebbe mai sopravvissuto abbastanza a lungo da conoscere l'uso della parola, ma proprio a causa della sua violenza non sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo da scoprire il significato della propria esistenza.