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Spagna in moto

Introduzione

A spasso per la Spagna: la costa, la Mancha, fino alla Fiesta di San Firmino a Pamplona. Il mio primo vero viaggio selvaggio in moto!
CATEGORIA GALLERIA: VIAGGI
Viaggio in Spagna, 30 giugno - 11 luglio 2007
CONSIGLIATI DAL BOSTRO:
  • Ruidera: il campeggio è sulla sinistra poco dopo aver oltrepassato il bar sul lago. Le "habitaciones" costano 40 € a notte la doppia, poco più che sempre il campeggio per due moto e due persone con una tenda. Le moto le parcheggiate nell'interno, la camera è bella, con aria condizionata e tv. Le Lagunas de Ruidera costituiscono una splendida isola naturale in cui trascorrere una pacifica vacanza.
  • Cuenca: salite verso la Ventana del Diablo o la Ciudad Encantada, dopo pochi km trovate un'incrocio a destra verso "Valdecabras": poco dopo l'incrocio c'è un camping molto bello, grande, pulito, con dei bagni splendidi e incorniciato da una splendida vegetazione. Consigliatissimo! Il ristorante fa da mangiare un'ottima bistecca cotta alla piastra, sulla strada potete inoltre visitare la Ventana del Diablo, la Ciudad Encantada e il Nacimiento del Rio Cuervo e sulla strada trovate anche uno splendido lago montano dove fare uno rinfrescante e splendido bagno.
  • Motos Julian Sevilla: scopro solo ora che hanno anche un sito internet e sono noti preparatori della zona. http://motosevilla.com - Sono quelli che mi hanno salvato la vacanza sostituendomi gratuitamente la pedalina Touratech rotta con una di XR rintracciata nel loro magazzino e riadattata! Li ringrazierò in eterno perché è stato veramente un altro momento in cui la solidarietà motociclistica mi è stata vicina e mi fa capire ancora di più quanto è splendido il mondo delle due ruote. Quando sono tornato a casa gli ho mandato una mail di ringraziamento e la foto fatta lì da loro coi simpatici anzianotti... un anno dopo tornando per caso sul loro sito, la trovai pubblicata con un resoconto della storia accaduta a "El Amigo Bostro-X"!

  • 29 giugno: I bagagli sono quasi pronti. Le borse laterali e la borsa da serbatoio sono piene.Il bauletto è mezzo vuoto, lo userò per tenere cose eventuale immediato utilizzo: tuta da pioggia, guanti, nastro e poco altro. La borsa da serbatoio contiene invece ciò che mi tornerà utile in traghetto: roba da bagno, liquidi per lenti a contatto ed occhiali, un libro.Domattica, dopo averla usata, metterò via la roba da bagno e sarò pronto. Decido di togliere qualcosa di poco importante dalle borse laterali per alleggerirle ancora un po': non so quale processo cerebrale mi induce a pensare che il sacco a pelo sia poco importante. Sono eccitato, non c'è dubbio. So che non dormirò molto.

    30 giugno: Mi alzo, mi vesto, carico la moto che affonda notevolmente, il peso è molto poverina. In stazione mi trovo con Fede che quasi non riconosco perché si è fatto crescere i baffi, beviamo qualcosa, quindi riceviamo l'augurio di "Buona strada, ragazzi!" dal maestro biker Dario Highlander, passo in ufficio a prendere la macchina fotografica che avevo dimenticato (ovviamente) e partiamo. Facciamo perlopiù autostrada fino a Piacenza, dove ormai stanchi di rettilinei usciamo, dedicandoci a simpatiche strade di montagna fino a Genova ed al porto, che troviamo abbastanza facilmente. Sbrighiamo qualche obbligo burocratico e ci ritroviamo di colpo in coda, davanti alla nave. Sono le 19:30 circa, la partenza è prevista alle 21:30 ma ci avevano detto di essere lì due ore prima per l'imbarco. Siamo i primi, pensiamo ci vorrà poco; in realtà monteremo a bordo ben un'ora dopo, trascorsa annoiandoci, guardando le moto di qualche altro viaggiatore, guardando una bellezza spagnola che torna a casa e, ovviamente, fumando le care sigarette. Saliamo, parcheggiamo le moto nella stiva della nave, quindi andiamo a scoprire le poltrone che ci sono costate la bellezza di 177 €, sistemiamo qualcosa quindi saliamo sul ponte dove passeremo un'altra interminabile ora a guardare la cupa Genova e la miriade di camion che salgono sul traghetto.
    La partenza sembra non avvenire mai, ma di colpo vedo le cime tirate a bordo e il molo si allontana languidamente dal bordo della nave. Siamo partiti. Ci stringiamo la mano sorridenti e andiamo a bere il nostro vino ed a mangiare un orrendo affettato di faccia di maiale che a prima vista sembrava allettante ed invece rutteremo per ben due giorni.
    Facciamo un giro, beviamo ancora qualche taglio, quindi ce ne andiamo a dormire.

    1 luglio: ci svegliamo con una pesante nebbia che avvolge la nave, faccio una costosa colazione e vado sul ponte. Il vento è forte, non si vede niente oltre 5 metri di distanza. La sirenza della nave a volte sovrasta il rumore continuo dei motori, mancano ancora molte molte ore prima di scendere. Ormai per me è chiaro: mai più un traghetto! 18 ore di navigazione che potevamo passare in Francia facendo una simpatica traversata internazionale in moto!
    Passano le ore e continua ad aumentare la noia, andiamo sul ponte con la nostra fida bittiglia di vino che alla fine seccheremo abilmente, provocandoci una sorniona sbornia che renderà un po' più allegro il viaggio. Alle 16:00 scendiamo, finalmente: rivedere le moto è bello, partire col rollio del motore sotto il culo dopo tante ore di noia ancora più bello. Scendiamo sul molo di Barcellona e siamo emozionatissimi. Una prima foto viene fatta ai nostri destrieri, quindi partiamo a cercare l'albergo che non è niente male. Il tipo all'ingresso, dopo che abbiamo parcheggiato le moto nel marciapiede e i bagagli in camera, ci regala una mappa della città e ci indica i percorsi migliori. E' il primo contatto che ho con questo popolo cordialissimo. Facciamo una prima camminata per la città, mangio un Kebab, vediamo la splendida Casa Milà di Gaudì, quindi ragigungiamo le Ramblas.
    Andiamo in un locale a mangiare le mitiche Tapas e ci scontriamo con la prima inculata del viaggio: 4 ciotoline di questi aperitivi e due birre da litro ci vengono la bellezza di 44 euro. Depressi perché appena scesi ci hanno inculati ci rifugiamo in un Guinness Pub dove, attorniati di inglesi, ci prendiamo la prima grossa sbronza del viaggio. La notte andiamo a dormire veramente divelti, farneticando sul gran viaggio che ci aspetta!

    2 luglio: andiamo direttamente a fare colazione. Scopriamo che la cordialità di questo popolo è veramente grande, la gente per la strada ti aiuta spontaneamente, nei locali i clienti vengono in tuo aiuto se non riesci a farti capire dal cameriere, i passanti che ti vedono mangiare ti dicono "Buion appetito". La mia colazione è come al solito poderosa. Andiamo subito a vedere la Sagrada Familia e ne restiamo perplessi: un edificio immenso, imponente, che ti opprime di ammirazione alterna sentimento di perplesso imbarazzo coi suoi paradossi! Scritte religiose che sembrano quelle di un night, sculture a tratti pacchiane, cesti di frutta sulle guglie. L'arte moderna è sempre difficile, ma questa è quasi folkloristica! Camminiamo per questa bella città tutto il giorno, visitando i giardini dell'Eixample, la ciutadella, la cattedrale sfortunatamente in lavoro, la statua di Colombo, di nuovo le allegre e spensierate Ramblas. Mangiamo qualcosa qua e là, ci rendiamo conto che i prezzi di Barcellona sono veramente proibitivi. Andiamo a letto la notte ancora una volta con svariate birre in corpo, l'animo pieno di ammirazione per il paesaggio artistico che abbiamo trovato in questa città di mare e tanta voglia di risalire in sella.

    3 luglio: partiamo per Valencia. Vogliamo attraaversarla e prendere una strada costiera per raggiungere una località una cinquantina di km sotto, El Perello, dove sappiamo che c'è un campeggio. Facciamo l'equivalente di una nostra autostrada, solo più bella e gratuita! Facciamo una deviazione nel delta dell'Ebro in mezzo al quale ci perdiamo. Quando riusciamo ad uscire ci accorgiamo di aver perso del tempo prezioso che, in seguito, ci costringerò a vedere le immense rovine di Sagunto soltanto da lontano, senza poterci salire.
    Ci fermiamo a mangiare in un paesino: anche qui troviamo prezzi proibitivi, paghiamo un saccho di euro una semplice verdurina! Io evito un dritto su una colonna di auto perché distratto dal paesaggio; a Valencia è l'ultimo giorno dell'America's Cup ed impazziamo nel traffico, siamo alla fine costretti ad abbandonare la'intenzione di prendere la costiera e torniamo, scortati da una gentilissima cittadina, in autostrada, dove proseguiamo fino a Cullera per poi ritornare sulla costa. Arriviamo ad El Perello, giriamo però ben 3 campeggi prima di trovare posto. E' una località di turismo interno, sono tutti spagnoli. Montiamo la tenda e andiamo immediatamente a fare un bagno, siamo accaldati e sudita e lo splendido mediterraneo pieno di cavalloni che ci si offre è una manna dal cielo, per un'ora non faremo altro che giocare sulle onde come dei perfetti idioti. La sera fatichiamo però a trovare un posto dove mangiare, c'è un ristorante solo che (strano a dirsi?) ci tira un'inculata impietosa, facendoci pagare una montagna di soldi un bistecchina. Andiamo a mangiare con una fame simile a quella dello scrittore Hamsun nel suo libro; sarà una costante nel resto del viaggio.

    4 luglio: volevamo oggi andare a visitare il Penyal d'Ifach ma alla fine siamo stanchi, vogliamo tenerci freschi per il viaggio dei giorni seguenti, e passiamo la giornata in spiaggia a prendere sole, fare bagni e studiare il tragitto del domani. Riusciamo a mangiare finalmente a buon prezzo una Paella, neppure molto buona e che sarà l'unica di questo viaggio. Guardando i menù comprendiamo definitivamente che la Spagna ha dei costi, presumibilmente alzatisi negli ultimi anni, che ci fanno paradossalmente rimpiangere l'euro italiano. Si, perché questa "moneta unica" è tale solo quando la prelevi dal bancomat nei vari stati, il suo valore lo è invece ben poco! La sera mangiamo una bistecca nello stesso ristorante che è l'unico del paesino! E io che volevo farmi grasse mangiate so che invece passerò i restanti giorni in dieta forzata!

    5 luglio: partiamo per il vero cuore del viaggio, l'attraversamento della maestosa Mancha. Partiamo con un cielo leggermente plumbeo, ci dicono che comunque non pioverà. Ad un certo punto, in cima ad un monte, oltrepassiamo il cartello "Castilla - La Mancha" e superata la cima di fronte a noi vediamo la valle paradisiaca: una piana sconfinata di infinite sfumature di marrone, nel mezzo attraversata fino all'orizzonte dalla nostra strada. Siamo estasiati, continueremo a correre per strade simili per tutto il giorno senza neanche accorgerci delle centinaia di chilometri che percorreremo. Ogni tanto facciamo qualche foto che non riesce però a ritrarre la bellezza maestosa di questo paesaggio a tratti brullo, a tratti piano, con lontani alti crepacci di canyon.
    E qui in mezzo, dopo una foto, accade l'impensabile: si rompe una delle mie splendide pedaline Touratech. Si spezza (e non lo ritrovo) un supporto che la mantiene diritta. Arrivati al centro abitato successivo smonto la pedalina e mi accorgo dell'inconveniente, provo a trovare soluzione "tampone" ma non c'è niente da fare, neppure i meccanici della zona sanno aiutarmi. La pedalina sta piegate, cambio male ed ho comunque paura di romperla definitivamente. Mi faccio dare da un meccanico dell'alambre (filo di ferro) che utilizzo, passandolo per il telaio, per sorreggerla un po' e proseguirò i giorni seguenti tenendo per lo più il piede sulla pedalina posteriore.
    Siamo diretti a Ruidera, tappa che ci permetterà di percorrere buona parte della Rota di Don Quixote. Durante la strada scoprima che possiamo attraversare la Sierra de Alcaraz, un parco naturale, e non ce lo facciamo ripetere due volte. Sono molto contento della mia moto, anche a pieno carico è molto guidabile e versatile, non ho problemi in curva e in montagna ed ancora di più ne sono contento nella Sierra dove l'asfalto accidentato sarà un problema per il povero Bizz e la sua XJR 1300. La sierra è splendida, corro tra territori maestosi guardando ogni roccia ed ogni albero, a volte mi fermo per aspettare Fede, a volte perché ci sono delle capre nel mezzo della strada, a volte per fare foto. Usciamo dalla Sierra estasiati e contenti del viaggio che stiamo facendo.
    Dio quanto pagherei per essere in viaggio con un altro endurista e poter attraversare la Mancha abbandonando il caldo asfalto ed immergendomi in quegli immensi sterrati lunghi decine di km o più, tutti curvi e che si perdono dietro ai colli!
    Lungo la strada ci fermiamo ad un crocicchio formato da queste immense strade diritte, dove ci rinfreschiamo dal torrido sole con qualche birra e della fresca anguria. Ad un certo punto, dopo varie curve in salita e discesa, vediamo un paesaggio fiabesco: tra i colli si annida un lago splendido e sulle sue rive c'è un piccolo villaggio che è proprio Ruidera! Troviamo il campeggio e scopriamo che hanno anche camere (in spagnolo bisogna chiedere delle "Abitaciones" che sono appunto semplici camere) e che costano solo 20 € a notte. Tenendo conto che i campeggi sono sui 15 decidiamo che possiamo spendere questi 5 € in più senza andare in fallimento, tenendo anche conto che non stiamo spendendo niente in cibo! CI sistemiamo, facciamo un bagno ristoratore nel lago quindi ci rifiliamo immediamente nel bar sulle rive dove beviamo svariate birrette portateci da un gay che non capiamo a chi dei due faccia il filo! La sera andiamo a mangiare in un locale consigliatoci dalla ragazza gentilissima del Camping: mangiamo bene, non c'è dubbio, i prezzi sono comunque anche qui un po' alti. Ma dove cavolo è la Spagna economica che tanto mi avevano decantato?!?!?

    6 luglio: ripartiamo per Cuenca, sappiamo che c'è un campeggio poco sopra che è vicino a dei posti incantati e dai nomi enigmatici: "Ciudad Encantata" e "Ventana del Diablo". Per la strada troviamo finalmente loro, i giganti terribili: i mulini a vento! Sono splendidi, una pianura desolata e piatta è di colpo rotta da una collinetta con in cima i 4 mulini: dall'alto la vista è splendida. Ne troviamo altri a Campo de Criptana, dove facciamo anche una pausa per una birra. Durante la strada in un paesino intravedo un'officina di moto, "Motos Julian Sevilla", mi fermo a chiedere se riescono a fare qualcosa per la mia pedalina. Inizialmente mi dicono di no ma poi la solidarietà motociclistica interviene e, impietosito dal filo di ferro, il tipo mi dice di aspettare. Torna fuori poco dopo con una vecchia pedalina di un'Honda XR, io nel frattempo sono stato abbordato da 3 simpatici paesani che si interessano al mio viaggio e che ridendo a squarciagola mi confidano dove trovare le migliore "putas" lì vicino, con tanto di prezzi e specifiche dei servizi offerti! Una figata! La pedalina è larga, ma il tipo mi dice "Non disperare" e la adatta, mi sostituisce la coppiglia rotta e mi dice buon viaggio! "Ma come, non vuoi soldi, una birra, qualcosa?" - No, non vuole niente, mi saluta sorridente e torna al suo lavoro, non riesco neanche a fargli una foto! La faccio in compenso ai tre tipi fenomenali che non fanno altro che ridere e mi salutano augurandomi buon viaggio e "bonas putas"! Facciamo una tappa a Belmonte a visitare lo splendido ed imponente castello quattrocentesco ma, mentre facciamo le prima foto dall'esterno, ci chiudono il cancello il faccia! Riaprono dopo due ore, non abbiamo però tempo e ci rassegnamo. Arriviamo a Cuenca in serata, proseguiamo a cercare il campeggio ma per la strada ci dicono che quello che cerchiamo è ancora chiuso, ma che ce n'è un altro oltre. Lo troviamo ed è splendido, i bagni occupano un'intera palazzina grande come casa mia! Impressionante! I nostri vicino di tenda sono due ragazzi di Madrid che ascoltano metal e si fumano decine di porros! Ci vedono sudati ed accaldati e ci offrono una birra: splendida gente. Gliene offriamo anche noi. Dopo due ore sono divelti nella loro tenda, non i riconosceranno per i due giorni seguenti. Mangiamo in albergo un'ottima bistecca alla griglia, cara ma veramente ottima! Avevamo molto bisogno di carne sanguinolenta, non c'è dubbio. Andiamo a dormire un bel po' sbronzi perché la birra San Miguel è buona e si lascia bere bene da chi ha sete, che difficilmente si ferma dall'ordinarne altra. La notte scopro a mie spese che, se si campeggia, un sacco a pelo bisogna sempre averlo: muoio di freddo! Mi sveglio nel mezzo della notte congelato, mi vesto come fossi di giorno, mi infilo nel lenzuolo pieghevole di "Avventure nel Mondo" che offre un troppo modesto rifugio e mi metto sopra anche un asciugamano e il giubbotto da moto. Guardo con invidia Fede che se la dorme alla grande avvolto nel sacco a pelo. Fortunatamente riesco a riaddormentarmi, ma nel corso della notte mi sveglierò altre volte completamente ghiacciato. E si che sono in Spagna, cavoli!!!

    7 luglio: partiamo a fare il giro turistico alla Ventana del Diablo. E' un canyon profondissimo scavato dal fiume e lo si può ammirare appunta appostandosi ad una "ventana" (finestra) sospesa sul baratro. Un posto fantastico, mi piacerebbe andare a fare una camminata sul sentiero fino in fondo al canyon, ma mi limito ad osservare le meraviglie naturali che mi circondano, tra le quali spicca anche una graziosissima ragazzina! Notiamo un tedesco un po' panzuto e molto baffuto che, in sella a una vecchia BMW 350, ha fatto la nostra stessa strada. Continuiamo il giro verso la Ciudad Encantada, un posto in cima ai monti caratterizzato dalla presenza di rocce erose nei secoli da vento o acqua e che formano costruzioni splendide. La strada che ci porta a destinazione è allegrissima, tutta curve e curvette, io al mattino ho tolto le valigie dalla moto per essere leggero e potermi divertire, sicché dopo un po' sorpasso Fede e ancora il tedesco baffuto e faccio una bella tirata fino alla Ciudad. La camminata all'interno di questa specie di museo naturale è splendida però dura molto ed il sole è a picco, è ora di pranzo e prima della fine siamo visibilmente disidratati. Le costruzioni di roccia però non finiscono mai e non vogliamo interrompere il percorso: saliamo su alcuni crepacci per fare strane foto, ci mettiamo in pose strane, la natura è inquitante per il suo potere di soggiogarti e contemporaneamente di divertirti. Concludiamo il giro completamente fradici di sudore, fuggiamo in un bar e ci scoliamo due birre ghiacciate, durante le quali ci facciamo notare l'un l'altro che da molti giorni non beviamo acqua! Beviamo altre due birre per rinfrescarci ancora un po', dobbiamo infatti proseguire la gita giornaliera verso il Nacimiento del Rio Cuervo. Durante la strada il sole si fa veramente sentire prepotente, il caldo è forte, fortunatamente non c'è umidità per cui basta un po' d'ombra per stare bene, ma in moto ne abbiamo ben poca. Mi fermo a fare delle foto ad un alto crepaccio sopra il quale volano quelle che penso siano aquile, riparto in fretta per raggiungere Fede ma lo trovo che torna indietro, quindi lo vedo scendere per una strada bianca: "E' impazzito?" - No, scendo anch'io e mi ritrovo di fronte ad un bellissimo lago, Fede l'ha visto poco prima ed ha anche visto delle persone che facevano il bagno. Ci guardiamo, siamo fradici, accaldati, stanchi dopo la camminata ed abbiamo ancora una lunga giornata davanti e ben soleggiata. La decisione è quasi immediata: via i vestiti e ci facciamo un sano e ristoratore bagno freddo in questo splendido angolo di paradiso montano spagnolo! Fede sentenzia saggiamente: "Easy Rider per sempre!" - Ci asciughiamo al sole e via verso il Nacimiento, che però non è proprio il massimo. Ci sono belle cascatelle, ma la camminata è troppo costretta tra le staccionate e siamo anche un po' stanchi. Andiamo in un bar in cui stanno suonando musica popolare, entriamo e ci troviamo di fronte ad una festicciola in cui un sacco di vecchietti con le parrucche sono sbronzi e fanno festa! Le donne sono incredibili, ballano a non finire, fanno anche un trenino. Noi ci trattano come extra-terrestri sbarcati da chissà dove, mangiamo un po' di ottimo formaggio di capra e beviamo alcune birre... Che paradiso.
    Torniamo in campeggio la sera, io provo ad azzardarmi in uno sterrato lì vicino ma mi trovo subito impantanato in un terreno sconvolto dall'arsura, pieno di solchi duri come roccia e con alcuni strati di sabbia che fanno scivolare la moto - Divertentissimo, ma mi ricordo che non ho il tassello, né le protezioni, e neppure il fast che è nelle valigie dentro la tenda, quindi decido che oggi l'idiota non vale la pena farlo e torno in camping. Prendiamo delle birre, vediamo in lontananza il tedesco paffuto che abbiamo incrociato: ha un camper e un carrello su cui carica la moto. Ad un certo punto va a farsi un giro per il camping in moto e io, quando sta per passarmi accanto, mi nascondo dietro ad un albero e faccio sporgere solo il braccio con in mano una birra. Lui si mette a ridere e facciamo la sua conoscenza: ha duemesi di ferie l'anno e li trascorre girando in camper e, quando trova un bel posto, scarica la moto e parte. Ha girato tutta l'Europa, avrà penso 65 anni, la sua solitudine un po' mi rattrista. Beviamo qualche birra e parliamo del più e del meno, è simpaticissimo ed ha quella risata acuta tipica di alcuni cricca, una risata che fa veramente allegria. Grazie a lui scopro il motivo del mio freddo la notte: siamo a 1.000 mt di altitudine! Allora andiamo in Spagna e campeggiamo nei monti!!! Scopriamo anche che siamo precisamente nel meridiamo zero (Junger? Heidegger???). Alla fine per ringraziarci ci porta un Gin Tonic: be, di tonic quel bicchiere aveva ben poco, è una legnata sulla nuca. Andiamo a bere l'ultima (il tapòn!) al bar, io ricevo una sarda da una cameriera conosciuta la sera prima che all'inizio mi trattava malissimo e poi si scioglie: quanto adoro le donne quando fanno così, mi ricorda un'altra storia simile che ho avuto, ma non ci penso troppo; si auto-invita per la prossima sera, sto zitto sul fatto che vado via e lascio che il nostro incontro resti un semplice gioco di gesti e sguardi, oltretutto sono evidentemente sbronzo anche se pare che ciò non le dispiaccia. Andiamo a dormire in sostanza divelti, io ovviamente muoio di freddo anche se, grazie al magico potere dell'alcol, lo sento un po' meno.

    8 luglio: comincia la risalita a Pamplona. Partiamo presto, i nostri compari del porro nella tenda a fianco dormono, il crucco è nel camper che dorme, partiamo senza colazione perché passiamo 10 minuti nel bar ma non ci caga nessuno. La giornata scorre via come l'asfalto, dobbiamo fare 500 km o più, il cielo è plumbeo e Thomas per sms ci avvisa che forse troveremo pioggia. Avvicinandoci a Pamplona compaiono i primi mulini moderni, la zona è effettivamente sferzata da un terribile vento che non si palcherà mai i due giorni seguenti e penso che in realtà mai si plachi, vista la quantità di mulini. A Pamplona c'è l'inferno, arriviamo tardi ma sembra una città in cui è passato un esercito armato di bottiglie più che di fucili, la festa dev'essere impressionante, ma il nostro pensiero è trovare un camping e lo troviamo dopo un bel po' un po' distante, è il camping Ezcaba: 25 € a notte a persona!!! Uno sfacelo ma la bella tipa all'accettazione, che tra l'altro parla molto bene italiano, mi spiega che è per la festa. Piantiamo la tenda, siamo siamo in un campeggio un po' improvvisato, piuttosto brutto, ma siamo a Pamplona e ciò basta. Fede è provato dalla sera prima, decidiamo di non andare a Pamplona: andiamo al bar e prendiamo qualcosa da mangiare, della verdura in scatola per l'esattezza che Fede si rifiuta di mangiare; in effetti ha un sapore terribile, ma io ho fame e non mi tiro più indietro di fronte a niente, mangio anche parte della sua scatoletta. Rutterò quella verdura per tutta la notte! Torniamo al bar, e lì c'è l'inferno! E' pieno zeppo di ubriachi, non ho mai visto così tanto alcol girare e così tanta gente così sbronza. E' pieno di inglesi, e noi passiamo la serata a guardarli divelti. Io compro un pacco da 6 birre, fede una coca e del pollo; alla fine lui non ha voglia di bere, il Gin del crucco la sera prima lo ha steso, quindi io mi sacrifico e mi bevo tutto il pacco, così almeno digerisco (forse) la verdura in scatola! Alla fine andiamo a letto ed ovviamente io, tra l'altitudine, il vento e il brutto tempo, muoio di freddo!

    9 luglio: ogni mattina alle 8 c'è la corsa dei tori, la festa di San Firmino vede ogni giorno una gran partecipazione al mitico Encierro che io attendo di vedere da quando sono bambino. Abbiamo rivisto nei giorni passati la gita, abbiamo aggiunto un giorno alla Mancha e tolto un giorno a Pamplona, quindi solo oggi potrò vederlo. L'alba è come al solito magnifica, faccio una foto ai monto contro luce e a casa vedrò che è una gran bella foto, quindi andiamo a Pamplona. Faccio strada io, sono eccitatissimo, il freddo non lo sento più, arriviamo a riusciamo a vedere la corsa solo da un angolino, ma è incredibile. Quella gente ha le palle quadre, un colpo come di fucile annuncia l'arrrivo dei tori e loro aspettano fino all'ultimo momento. Quando finisce tutti entrano nel percorso e lo facciamo anche noi, lo seguiamo e scopriamo che si può entrare nell'arena, dove ci fermeremo un'ora o più a vedere circa 200 persone ammassarsi di fronte al toro e farsi speronare dalle sue corna. Liberano un toro ogni tanto, ogni volta che esce investe un mucchio di persone che apposta si siedono davanti al portone da cui esce! Incredibile! QUindi corre su e giù per l'arena investendo persone che sono come indemoniate, gli saltano sulla schiena, gli si mettono davanti, alcune vengono scaraventate in aria, altre si salvano. Che festa incredibile! Finita questa semi corrida io sono in estasi, c'è aria di Rito di Iniziazione in questa festa, mi sento oppresso da questo aria, ci sono molti turisti ma la differenza tra il loro sentimento e quello degli spagnoli "doc" è palese. Cominciamo a girare per la città, sono le nove del mattino circa ed è già piena di gente, tutti i SanFerminos sono nei bar a festeggiare, girano birre di continuo, mangiamo una tortilla ottima e beviamo una birra e passiamo il resto della mattinata ad ammirare questa festa: vorrei "festeggiare" appieno anch'io ma non conviene, domani dobbiamo ripartire e poi non siamo riusciti ad entrare appieno nel clima. Il prossimo anno ci torno, è deciso. Passiamo il resto della giornata a bere qualche birra e dormicchiare nel camping, così almeno io riesco a fare una dormita calda! La notte ovviamente muoio di freddo.

    10 luglio: ci svegliamo e troviamo tutto bagnato ma noi dobbiamo partire, mettiamo in posti raggiungibili i vestiti da pioggia e partiamo. Fede ha fatto un percorso che ci permetterà di fare una bella discesa montana lungo i Pirenei fino ad ANdorra, dove cercheremo da dormire. A tratti c'è molto freddo, è strano perché i cartelli indicano che non superiamo i 1.500 mt, da noi a quell'altitudine non c'è tutto quel freddo, non capisco. A metà strada scopriamo di essere molto bene con i tempi, decidiamo che oggi daremo l'addio alla spagna e che, al posto di fermarci ad Andorra, andremo diretti a QUillan in Francia. I passi montani sono belli, bellissimi panorami, la mia moto anche se stracarica si comporta egregiamente, Fede è invece un po' in crisi, ma andiamo avanti lo stesso. Poco prima del confine ci fermiamo in un paese che non ha nulla di Spagnolo se non la lingua, non te li immagini molto gli spagnoli montani, li associ sempre al sole ed al mare oppure alla Mancha, mai alla montagna, ma sono sempre gli stessi, allegri e cordiali. Beviamo una birra, io mangio un "Bocadillo con queso" (un panino, simile alla Baguette, con formaggio) e valichiamo il confine: addio Spagna, chissà se ti rivedrò. In Francia il paesaggio è completamente diverso, anche se abbiamo fatto poche decine di km. Ci perdiamo nelle vicinanze di un bel borgo medievale, non ricordo proprio come si chiama, forse "Mont Saint Louis", chiedo a dei vecchietti la strada giusta utilizzando quel po' di francese che ricordo dalle medie ma capiscono (anch'io!). La strada che ci porta a QUillan è uno splendido serpente che si snoda tra boschi e gole, ci muoviamo sul bordo di crepacci con muraglie di pietra che ci sovrastano per decine di metri, uno spettacolo. L'asfalto disconnesso, le curve e la strada un po' bagnata fanno faticare non poco Fede, io me ne vado tranquillo ed ogni tanto lo aspetto. A Quillan troviamo un bell'alberghetto con una splendida stanza, ci facciamo subito una doccia perché non la facciamo da ben 3 giorni e puzziamo come caproni. La sera riusciamo a fare la prima vera mangiata da quando siamo partiti in un bel ristorantino dove non paghiamo neanche tanto: una brocca di vino, dell'acqua (finalmente), una enorme crepe al prosciutto e formaggio, patate fritte a chili e un ottimo filetto con salsa di pepe verde. Finalmente riesco ad andare a letto a stomaco pieno e finalmente riesco pure a dormire al caldo!

    11 luglio: facciamo una mastodontica colazione in albergo, quindi partiamo. E' mattina presto, ma noi abbiamo deciso di tornare direttamente a casa. Siamo in Francia al confine con la Spagna, ossia nel punto più a ovest della Francia, e dobbiamo andare in Italia al confine con la Slovenia, ossia nel punto più a est dell'Italia: da un calcolo approssimativo abbiamo 1.200 km - Proveremo, e se proprio non ce la faremo ci fermeremo in qualche paesino a trascorrere la nottata. Partiamo, usciamo da quella stupenda strada incanalata tra anfratti rocciosi ed imbocchiamo l'autostrada. Passiamo a fianco di Carcassonne, una città splendida medievale perfettamente conservata, noto che c'è una zona di sosta apposita per far foto ma noto anche che Fede non ha minimamente cagato né il cartello né la città, accelero per raggiungerlo ma non ce la faccio; di quella vallata splendida con la città fortificata sul colle mi rimane solo il ricordo e la promessa di tornarci per una visita più degna. L'autostrada è lunga e noiosa, ma notiamo come sia curata: l'asfalto è perfetto, 3 o a volte 4 corsie, le aree di sosta sono pulitissime e fornitissime, ci sono alcuni parcheggi inframmezzati tra un autogril e l'altro per poter far soste, nei caselli, tutti vetrati, il personale è sorridente e ti augura di tutto, "Bonjour", "Bon Voyage" e via dicendo, parole di una lingua inconfondibile pronunciate da splendide ragazze col nasino all'insù.... Attraversiamo la Camargue, la Provenza, in un lampo lungo però mezza giornata siamo a Nizza e lì l'autostrada diventa snervante: lunghi tratti pieni di gallerie e curve lunghissime, Nizza non finisce più, per mezz'ora vediamo cartelli "Nizza Ovest", "Nizza Sud", "Nizza Nord", "Nizza Est", pare che ci siamo molti più punti cardinali qui attorno, ma alla fine riusciamo a superare il confine e la vacanza volge definitivamente al termine. Fede ha male al braccio ed alle gambe, la sua moto carica deve essere proprio dura da guidare, lo vedo che non riesce più a fare bene le curve; io ho il culo ormai insensibile, le gambe le sposto continuamente per tenerle vive, entriamo in Italia con l'idea di fare una pausa nel primo autogrill che troviamo ed ovviamente lo troviamo fuori servizio! L'asfalto non è più molto bello, le corsie sono ormai solo due, i caselli sono grigi e i casellanti, nasconti dietro a veneziane chiuse, non ti dicono assolutamente nulla, alcune auto tentano di speronarci: eh già, siamo tornati in Italia!!! Sigh! Troviamo un autogrill e facciamo una lunga sosta, in cui diamo anche un'ultima ingrassate alle catene delle moto messe proprio a dura prova. Ci prepariamo all'ultima tappa del viaggio, lunga ben 600 km - 600 km che non finiranno mai, ci fermeremo un po' di volte a fumare e conteggiare i km e scopriamo che non passano per niente! Per la strada troviamo anche un camion con dentro un camionista impazzito che va a 140 all'ora, ha una targa italiana ma l'ha spostata, la memorizza per chiamare la polizia ma ho paura del tipo: l'ho rincorso per riuscire a leggere la targa, che è in ombra, se n'è accorto e ho paura che tenti persino di speronarmi, è completamente pazzo. Dimentico sfortunatamente la targa 10 minuti dopo... Ultimo atto: a Mestre, in tangenziale, quella tangenziale odiata da tutti i pendolari che devono attraversarla e che rappresenta veramente la vergogna dell'Italia, due corsie su 3 sono interrotte per lavori in corso... Lavori alle 22!!! E' pieno di camion ed ovviamente si creano code interminabili! Ma come si fa a bloccare dei camion nel punto cruciale delle autostrade italiane alle 10 di notte?!?!? Arriviamo al caro vecchio Break alle 23:45, dopo circa 14 ore di viaggio pause comprese. Massacranti! Un buon cheeseburger ed una birra con gli amici, quindi la mia ultima giornata di ferie si concluderà scavalcando il muretto di casa ed arrampicandomi per il muro per bussare a mio fratello che, sapendo che ero senza chiavi e dicendomi "Te le porto io al break" ha invece senza preavviso deciso di andare a dormire... Non ero già abbastanza stanco no?
    Conclusioni:
    In sostanza gran bel viaggio, Barcellona era una tappa obbligatoria, forse potevamo evitare la costa sotto Valencia e buttarci subito nell'interno ma quando penso a quel bagno favoloso... La Mancha è la regione dei famosi "Spaghetti Western", è tale e quale a come la si vede nei film credendo sia il selvaggio west, in moto è un territorio ideale, con una moto da enduro è il massimo. La Rota de Quixote è splendida, una strada reale con tappe reali costruita a partire da un romanzo. I castelli sono tantissimi, per tutto il viaggio li si vede ergersi imponenti in lontanza. La Fiesta de San Fermin è splendida, c'è un clima splendido, c'è qualcosa di antico nella passione degli spagnoli e anche nella crudeltà verso il toro, qualcosa che rimanda agli antichi riti di iniziazione; peccato per l'eccesso di turisti e soprattutto di G8ini, punkabbestia, ecc. che fanno risse e sono veramente orripilanti a vedersi, non so perché ce ne siano così tanti ma è veramente pieno. I Pirenei sono splendidi da girare in moto, anche se il fascino delle Dolomiti resta insuperabile. Forse i Pirenei evocano più senso di antichità, con le loro rocce erose e tondeggianti, o con questo sali-scendi continuo che non ti fa più capire a che altitudine sei.
    Ma soprattutto ringrazio il cielo di essermi comprato una motocicletta (e quella motociclitte) perché viaggiare in moto è un'esperienza fantastica, è libertà pura, l'essenza stessa della libertà.
    Bostro.

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    Il Bostro-X, lì 30/06/2007

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    DESCRIZIONE DELL'IMMAGINE:

    5 luglio 2007: questa foto la scattai in un'officina Honda dove ebbero pietà di me e mi montarono una pedalina di una XR adattata alla pressa perché mi aveva abbandonato una pedalina Touratech (i prodotti peggiori che abbia mai preso per una moto). I tre tizi in foto sono tre vecchietti simpaticoni che, mentre il meccanico mi sistemava la pedalina, mi spiegarono dove trovare puttane nei paraggi e come trattarle lì in Spagna. Ripartendo mi salutarono con "Bonas Putas". Quando tornai in Italia rintracciai l'officina su internet e spedii loro la foto con un migliaio di ringraziamenti per avermi permesso di concludere il viaggio; mesi dopo riguardando le foto del viaggio entrai nel loro sito Internet e trovai in Home Page la foto con un messaggio di ringraziamento per questo simpatico viaggiatore chiamandomi "El amigo Bostro-X". Sfortunatamente oggi (2020) non esiste più: https://goo.gl/maps/kKhp52Ca5YGabdK89 comunque... grazie ancora!

    NOME IMMAGINE: 100_3261.JPG

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