e allora lì può stare. Ma serve un motivo.
Passiamo la giornata a camminare su e giù, su e giù per questa merdosa città di merda che potrebbe essere magnifica ma la città la fa la gente che ci vive, e qui la gente è nella merda non fino al collo, ma vi si ritrova sul fondo, sul fondo di un lago di merda profondo e grande quanto il lago di Garda.
Passiamo davanti a un giardino recintato dove sono esposte armi usate nella Revoluciòn! Tu e la tua rivoluzione di merda, cara Cuba, potete andare a cagare. Faccio foto di nascosto perché come punto la macchina fotografica verso dei cannoni pietosi messi lì a mostra dei turisti, il paradosso del regime vuole che puoi vederli ma non fotografarli.
Soprattutto che non vi capiti a Cuba di puntare per sbaglio la macchina fotografica verso un militare o un poliziotto, e siete nella merda e venite insultati, com'è successo a me più volte con quel cannone del cazzo.
In una piazza dove c'è un palazzo che non ricordo - ah si, il Campidoglio! - ci fermiamo sotto a dei portici devastati perché piove. Di fronte a questo palazzo, che è ovviamente un edificio governativo bello e pieno di bandiere ma anche lui fatiscente, davanti al palazzo dei bambini in mutande giocano gettandosi di pancia sui marciapiedi inondati dalla pioggia e dalla merda e scivolando così sull'acqua di pancia. Sono vestiti con sole mutande colorate, e sono scalzi. Sotto le tettoie invece vegetano gli adulti di questa città di merda, tutti negri, tutti sfaccendati, stanno lì a bere birra e a guardare nulla, birra che prendono da un negozio che è semplicemente un buco in un muro che dà su una stanza scalpellata e semi-demolita nella quale c'è solo un frigo pieno di birra e noi ci prendiamo pure una birra e la offriamo al nostro negro, che è veramente una brava persona e ci parla con enfasi di quanto è bella l'Havana (ma dalle sue parole si evince che vorrebbe dire "quanto sarebbe bella se").
Il nostro negro ci racconta con enfasi ed orgoglio che lui ha avuto le scuole gratuite e la sanità e da bambino non gli servono soldi perché aveva istruzione e sanità, e hai voglia a dirgli che i soldi non servono solo a quello ma per poterti comprare delle scarpe dei vestiti e non a sopravvivere, insomma, ma a vivere. Non capisce. Non capisce.
Facciamo un giro per la città vecchia, ed è veramente vecchia e malridotta.
Da una porta di una serie di catapecchie a schiera esce una ragazza bella ma vestita male che ci cheide se vogliamo scopare: dietro di lei un uomo, che forse è suo padre o suo marito, siede in un materasso a terra e guarda la tv, sarà a non più di due metri da lei ma non si volta neanche. Lei ci indica una tenda che forse cela la stanza dove la dà via per due soldi.
Le puttane possono accettare il pueblo convertible, ce l'ha spiegato il negro. Perché le puttane sono statali. Altrimenti non farebbero le puttane, perché se fai la puttana non a carico dello stato finisci dritta in galera. Il negro ci aveva anche detto che le puttane possono fare le puttane solo nella loro zona, se una viene trovata fuori dalla sua zona diventa immediatamente puttana illegale e va in galera. E' una cosa che mi avevano già detto degli amici, ma il fatto che questo negro ce lo racconti così, come io racconto ad un amico cos'è un fruttivendolo, ci fa accaponare la pelle. Tra l'altro il negro, quando la vede e sente che noi ci diciamo l'un l'altro che è proprio una bella figa, ci dice di andarci pure che è lecito e lui ci aspetterà.
La cosa assurda è che non capisce perché non ci andiamo. E' anormale. Perché non andare a scoparsi una giovane puttana a fianco del marito/padre per pochi dollari?
Fanculo. Andiamo avanti.
In un'altra via una tipa con un neonato in braccio ci fa il segno universale del pompino e ci mostra il culo per andare a scoparla da qualche parte, mentre il neonato agita le mani nell'aria.
E' un incubo.
Andiamo in quel famoso bar del
Buena Vista ed è una buena vista un cazzo e ormai dopo una giornata così le nostre palle girano vorticosamente per il nervoso e soprattutto l'angoscia, e la via in cui si trova, piena di acquitrini e lercia, ci fa passare anche la voglia di bere.
Andiamo a cena, mangiamo aragosta, ci facciamo fare una foto dal nostro amico negro ma al momento di pagare abbiamo finito i soldi e non possiamo pagare in euro, non li accetta: solo Peso Convertibile o Dollari, neanche carte. Dio boia che fare? Uno di noi può restare in ostaggio e l'altro andare a prelevare, ma il nostro negro si offre di accompagnarci in albergo, prelevare, e poi passa lui a pagare. Ok il negro finora è stato buono è gentile ma mica noi siamo idioti, non è che ci fidiamo tanto. Non vogliamo finire nei casini perché lui si intasca i nostro soldi e ci denunciano per furto, perché magari la storia che lui da noi non vuole soldi è una balla.
In sua "difesa" (ovvero ad attestare che siamo in un regime agghiacciante) interviene il gestore del "ristorante": ci dice di fidarci, perché se il negro prova a fare una cosa simile finisce davanti al plotone di esecuzione, e lui gli sarà presumibilmente a fianco!
Sticazzi... E così partiamo, andiamo in albergo a prelevare e ovviamente lui si ferma fuori perché non può entrare. In albergo ci sono le guardie armate alla porta per bloccare i
peones negri e lasciar passare le puttane ufficiali. Gli diamo i soldi e lui riparte e siamo d'accordo che tornerà perché vogliamo fargli un regalo.
Parte, e noi andiamo a comprare delle scarpe: non possiamo comprargli dei modelli troppo vistosi, o gliele sequestreranno. Ce lo ha chiesto chiaramente. Prendiamo un paio abbastanza anonimo, e dopo un po' siamo al bar a bere e vediamo una delle guardie che strattona un negro per lanciarlo fuori dalla porta e ci accorgiamo che è il nostro povero negro sciancato e corriamo verso di loro e diciamo al poliziotto che è con noi e lui grugnendo ci dice di andare tutti fuori se vogliamo parlargli, il negro non può entrare, e se ne va. Il nostro negro è venuto con sua moglie per farcela conoscere, ninino. Gli regaliamo le scarpe si mette a piangere e le nasconde, una lui e una sua moglie, e ci ringrazia e dice che arriverà a casa e le sporcherà e rovinerà ma saranno comunque meglio delle sue.
Addio, negro. Ci salutiamo, e lui torna alla sua vita di schiavitù e noi andiamo a dormire pieno di risentimento e angoscia.
CAYO STO-CAZZO
Partiamo il giorno dopo per Cayo Qualcosa su un aereo a elica tristissimo, e dopo un giro panoramico scendiamo e arriviamo nel nostro villaggio che scopriamo essere in una penisola disabitata e selvaggia e lontana decine e decine di km dal posto di blocco che evita la circolazione del popolo verso quella penisola, dove sono ammessi, e perquisiti, solo gli operatori che lavorano nel villaggio.
Comicniamo bene dio boia. Malediciamo la tipa dell'agenzia di Codroipo, e questa isola di merda.
Vabbé. Comunque racconto a Thomas della figata di un all-inclusive, alcol a volontà, gli racconto di Santo Domingo coi baristi che ridono con noi e bevono con noi, che ci cambiano la birra appena diventa "mucho caliente", che il margarita lo fanno col cuore e anche quello appena il ghiaccio un po' si scioglie lo buttano e te ne versano un altro e ti ritrovi a bere sempre un bicchiere fresco e la festa e la minchia e la mazza... Andiamo in camera, appoggiamo i bagagli e in costume partiamo per andare al bar. Al bar però non c'è nessuno allegro. Anzi... le facce sono tristi, musone, e mantengono le distanze di continuo. Sia al bar davanti al ristorante, sia al bar nella hall dell'albergo.
Andiamo in spiggia, e la situazione è la stessa. Non è neanche di qualità come quello di Santo Domingo, ma la differenza di spirito lo fa sembrare ancora più triste. Inoltre se gli chiedi 20 birre stentano a dartele, anche se gli assicuri che le bevi tutte, e dobbiamo insistere facendo vedere il nostro braccialetto.
Un inglese che fa la doccia si toglie la pelle bruciata dal sole, sbronzo, urlandoci "This is life", e un italiano che fa l'intrattenitore viene immediatamente a parlarci della figa cubana, delle scopate, e ci invita a giocare a pallavolo e che si scopa qua là destra e sinistra ma lo evitiamo come la peste e alla fine per fortuna la capisce e non ci caga per il resto della vacanza.
Il giorno dopo primo scontro con i cubani: le tipe delle pulizie della stanza entrano mentre noi usciamo, ma subito ci corrono dietro terrorizzate dicendoci di chiudere la cassaforte. Noi gli diciamo che è vuota e quindi è inutile chiuderla, ma loro terrorizzate ci dicono che "la sicurezza" le obbliga a non entrare dove ci sono cassaforti aperte. Bo, la chiudiamo e andiamo al bar.
I restanti giorni li passiamo a bere, dormire, prendere il sole, fumare, fare bagni infiniti, bere, bere, mangiare, dormire, bere, fare bagni, dormire.
Un giorno proviamo a uscire dalla hall sulla strada per vedere com'è fuori, e fuori... c'è la foresta, e nientepopodimenoche IL MACELLO DEL VILLAGGIO! Le mucche pascolano spensierate nel recinto dall'altra parte della strada mentre a un centinaio di metri le ciminiere del macello fumano e sfornano bistecche incredibili. La visione è inquietnate. Andiamo verso il noleggio auto ma scopriamo che il tipo, mnaleducatissimo, ci chiede oltre 100 euro per il noleggio, visti i molti km da fare, e lo mandiamo a fare in culo.
Inoltre ci invita a rientrare in villaggio perché fuori non è permesso camminare alla cazzo.
Sarà di Fidel.... dioboia.
La sera il villaggio viene invaso dalle zanzare, a migliaia arrivano dalla foresta che circonda il villaggio e copre la penisola di cayo-sta-minchia. Ad un certo punto un aereo biplano sorvola il cielo bassissimo, io e Thomas lo guardiamo perché sembra uscito da un film in bianco e nero! E' fichissimo, e vola veramente basso, amgnifico sarà a 50 mt dal suolo! Quando ci passa sopra lo stiamo guardando ma di colpo le lenti a contatto cominciano a frizzare e noi a tossire e gli occhi bruciano... porca troia quel cazzo di aereo butta DDT direttamente sul villaggio, sulle bibite, sui piatti, sulle nostre facce... Un altro tizio arriva con una specie di soffiatore per pulire i giardini ma ha un motore a scoppio e comincia a espellere fumo, un fumo densissimo che lo avvolge completamente e viene verso di noi che siamo ancora a tossire e col fumo non si vede più un cazzo e neanche si respira, sembra un incendio, e quel tizio se ne sta in mezzo al fumo senza neanche un occhiale o una mascherina, e quando se ne va sembra abbia 10 anni di più! Fuggiamo verso il bar.
Al bar del ristorante passiamo molto tempo. Facciamo sempre tardi e non riusciamo mai a fare colazione, ma chi cazzo se ne frega abbiamo l'all-inclusive per cui andiamo sempre lì. Mangiamo toast, e beviamo molta birra. Alla fine riusciamo a rompere la ritrosia dei due tizi che si alternano.
Sono loro che ci fanno scoprire le telecamere: sono camuffate da lampioni. 24 ore su 24 controllano tutto, e tutti, e intendiamo il personale. Ora capiamo la paura delle tizie delle pulizie.
Impariamo a riconoscerle, e le troviamo in giro per tutto il villaggio.
Ovviamente anche a lui tentiamo di dare la mancia, ma non c'è verso. E tra l'altro la prima volta che gliela diamo lui si terrorizza e la restituisce con gesto plateale ed è proprio così che ci racconta, sussurrando, delle telecamere.
Tentiamo allora di offrirgli una birra affinché beva una cosa con noi, visto che è sudato in acqua, e dopo molte insistenze riusciamo a fare in modo che riesca a nasconderne una dietro il banco e di colpo si china a terra a la beve in un sorso di nascosto.
Ovviamente non è così che volevamo bere uan cosa assieme. Io e Thomas ci guardiamo, e non serve dire che entrambi, a questo punto, a parte il mare e il non lavorare vorremmo già essere a casa.
Ma il peggio deve ancora venire.
In questo bar lavora anche un altro tizio, un po' più allegro. Il motivo è che sta con una ragazza italiana, che riesce a vedere ogni tanto di nascosto. Ci racconta che chi lavora in quel villaggio al mattimo arriva dalla terraferma, passa un controllo di sicurezza con perquisizione e su un autobus apposito ragiunge il villaggio, fa il suo turno, e alla fine riprende l'autobus, di nuovo perquisizione, e poi può tornare a casa. Tra i viaggio, la perquisizione e le ore di lavoro non gli resta molto tempo per se... Tutti così, nessuno in pratica dorme nel villaggio turistico, gli è vietato fermarsi, parlare, fraternizzare, e via dicendo. Oltre a raccogliere mance, o farsi offrire da bere, questo è ormai scontato.
Insomma, sto tizio però è più allegro perché questa ragazza con cui sta da un anno circa mi pare di ricordare, gli ha promesso che lo porterà in Italia, e sta già vedendo come fare.
Ad un certo punto ci dice che lei gli ha regalato di nascosto un cellulare con delle sue foto, e vuole farcele vedere. Con la scusa di portarci da bere al tavolo (siamo gli unici avventori in quel momenti), pulirlo, e prendere altre ordinazioni, di nascosto coprendosi dalla telecamere estrae il cellulare e ci fa vedere le foto. La cosa dura un minuto al massimo, poi per non destare sospetti ritorna col cellulare e il vassoio al bar.
Neanche cinque minuti e un cubano grosso e incazzato arriva come una furia. Ci passa davanti, noi pensando fosse un altro dipendente del bar lo salutiamo sorridendogli con cordialità ma lui non sono non risponde, ma ci guarda pure male, e si dirige dietro il bar, prende il tipo - che lo sta guardando con gli occhi sgranati - per il colletto e lo porta dietro dove comincia a urlargli di tutto. DOpo un po' ripassa, lo risalutiamo ma ci risponde con un grugnito mandandoci a cagare e poco dopo andiamo al banco dove il nostro amico è ricomparso: è bianco come un cencio, ha palesemente pianto e anche ora si sta trattenendo a malapena e continua a dire, un po' a noi un po' da solo, "Oddio che mi abbia visto?" o "Mi avranno scoperto?" e "Andrò in galera"...... Il resto della giornata non ci rivolge più la parola e se ne sta un po' in disparte. Andiamo al mare, e quando torniamo lui non c'è più. Avrebbe dovuto esserci, perché faceva tutto il giorno, invece è comparso e c'è un altro tipo che sta zitto e non ci parla e ci tratta con deferenza.
Per il resto della vacanza non vediamo più il nostro caro amico del cellulare, e non sapremo mai che fine ha fatto.
Col cuore pesante continuiamo la vacanza a suon di birra, pizza all'ananas, bagni, la TV che di continuo mostra Fidel, i presentatori sono splendidi e sempre bianchi, i negri in tv praticamente non esistono, Fidel e Chavez che fanno comizi di continuo, e una rivista che si chiama "MAS!" continua a inquietarci ogni volta che andiamo da qualche parte perché è appoggiata dappertutto.
Ecco, questa è la Cuba che io ho visto.
Non sono andato là per scopare, non mi interessava: sono andato là per rilassarmi, in ferie, e riposarmi nella decantata allegria dei Caraibi. Ne sono tornato sconvolto.
Che arrivino gli americani col loro capitalismo sfrenato. A quello si portano obiezioni di teoria, alla Cuba che ho visto si portano invece obiezioni
etiche.
Ovviamente, mi hanno spaccato il cazzo tutti.
Dovevo andare là per scopare, non per vedere e parlare; dovevo andare là per ubriacarmi col soldo occidentale, non per vedere e parlare. Dovevo fare tutto ciò che mi permette di fare il mio soldo in un paese povero, è questo il punto.
Pensavo, a un certo punto, di essermi sbagliato, di aver visto solo una parte, e di aver recepito informazioni errate o esagerate, anche se il fatto che non fossero mirate a ricevere elemosina, visto che non potevo darla, giocava a mio favore.
Per fortuna che alcuni anni dopo mi venne incontro il
National Geographic con un articolo che riepilogava
in toto ciò che io avevo percepito di Cuba. Tutto, dalla prima all'ultima cosa, ed anzi, era anche peggio perché loro sapevano cose che io in 10 giorni non avevo potuto vedere.
Il capitalismo ha molti difetti.
Gli USA ne hanno tanti.
Ma Cuba è una gran merda.
Cuba è schiavista, è razzista, è dittatoriale, Cuba ha nella pratica tutto ciò che i comunisticoli dicono che gli USA hanno nella teoria.
AGGIUNTA TARDA: ho notato che ho dimenticato un piccolo particolare! Quando io e Thomas ci siamo tolti il braccialetto che ci indicava come clienti all inclusive, l'abbiamo tagliato, e per caso ci è caduto l'occhio su una scritta sul retro che diceva "Made in California, USA". Credete a me, Guantanamo è l'
ultimo scandalo di Cuba! Il primo scandalo di Cuba, è Cuba!