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MOTO: Cronache dal Tiliment

Introduzione

Ieri sera, con la scusa che c'era una bella giornata, che nel fine settimana ci sarà pioggia, che ero depresso triste e demoralizzato ed avevo bisogno di vedere posti vuoti e silenziosi, me ne sono andato nella stradina che conosco bene "di là da l'aghe" e per un'oretta sono andato su e giù per il fiume.
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Cronache dal Tiliment 17/04/2014
Ieri sera (occhio, scrivo il 18/04), con la scusa che c'era una bella giornata, che nel fine settimana ci sarà pioggia, che ero depresso triste e demoralizzato ed avevo bisogno di vedere posti vuoti e silenziosi, me ne sono andato nella stradina che conosco bene "di là da l'aghe" e per un'oretta sono andato su e giù per il fiume. Mi sono perso tra la boscaglia, dovendo poi patire per fuoripista cercando di uscirne senza piantarmi e senza cadere; anche se, ad un certo punto, in mezzo al fango in discesa ho dovuto appoggiarla. La mia divisa da off-road erano i soliti calzoni dell'Italnolo, le solite scarpe antinfortunistica, il mio solito adorato giubbetto in pelle, per cui non potevo permettermi tanti rischi. Prima di partire mi ero rullato una cicca: arrivato all'altezza penso di Turrida, ho spento la moto: non c'era anima viva all'orizzonte, non c'era nessun suono solo due oche che sciamavano una decina di metri oltre e una lepre che smuoveva la ghiaia. Sono entrato nel fiume, mi sono tolto scarpe e calzetti, alzato le brache e sono entrato nell'acqua. Pensavo mi si sarebbero spezzati i piedi per il gelo. Non ho ancora le piante abituate ai sassi della grava, per cui nel fare la piccola discesa avevo male e sono letteralmente saltato nella corrente, cosa che mi ha fatto tirare una bestemmia al Signore veramente cattiva. Lontana vedevo sonnecchiare la mia moto, che va veramente bene e mi può portare dai motoraduni, ai lunghi viaggi autostradali, alla coglionate tra i sassi, e l'ho ringraziata. Dopo forse poco più di un minuto non ce la facevo più, e imprecando e scivolando sono uscito dall'acqua con i piedi induriti e doloranti per le lame di pietra sotto ai passi, e mi sono seduto guardando i lontani monti friulani ancora innevati, con l'aria fredda che mi faceva lacrimare gli occhi, col culo nella sabbia a congelarsi e a fumare questa maestosa cicca ancora più buona sia per via che ormai ne fumo poche, sia per il fatto che mi trovavo in una situazione perfetta, prossimo ad un altro nirvana. Dopo un po' il sole calava, e non volevo ritrovarvi al buio in grava con la moto, e sono ripartito, ma mi sono perso. Per un pelo non sono decollato da un argine crollato che non si vedeva per via dell'ombra lunga che avanzava; ero in un sentiero stretto e sono stato dieci minuti a far sfogare la ruota dietro per girarmi senza piantarmi. SOno ripartito ma tutte le stradine portavano nel letto dove c'era acqua e non capivo da dove ero arrivato, sicché sono stato costretto ad uscire dalla pista per andare verso il sole, dove sapevo che, prima o poi, avrei trovato la camionabile. DOpo un po' di patimenti tra erba, fango, buche franate ho riconosciuto la pista da enduro e dopo averla seguita ho trovato la mia strada. Ho fatto l'ultima capatina sul lato "furlano" del fiume in modo che desse ad ovest e mi permettesse di godere il tramonto, e qui ho cagato fuori dalla tazza: seguivo una stradina simpatica e nella foga di arrivare alla Radura Dell'Aperto (Heidegger docet!) prima del celarsi del sole non ho notato che una curva mi portava in una fangaia immane, sono entrato in un "troi" ma era un macello e ad un certo punto ho mollato la moto e fanculo, meglio lei del mio piede! Si è piantata inclinata, a fatica l'ho rimessa dritta e ho scattato così la foto col sole già dietro ai monti, cazzo cane! Ma ci voleva anche questa avventura, in fondo, per concludere la giornata! Mi piace il fuoristrada non per la guida, ma perché ti porta in posti dove non c'è nessuno.

Il Bostro-X, lì 17/04/2014



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