Seduti su sedie in plastica a bordo pista con Mighe, col quale sento un'affinità istintiva, gli confido un progetto: vorrei fare un viaggio in moto da solo e, siccome mi sto informando sulla fattibilità, vorrei andare in Tunisia. E' ancora un sogno ma sto lavorando per tramutarlo in realtà. Mighe mi dice "Ma sei scemo?" e poi cominciamo a parlottare e scopro che lui ci è già stato, anche se non poté guidare la moto per via di un incidente accadutogli prima di partire. Mi racconta di dune e piste e mi pare di sentire parlare un marziano. Poi un attimo di silenzio, qualche sorso di birra ad osservare le ombre sempre più lunghe, e a voce smorzata Mighe dice "Sai, il tipo con cui sono stato in Tunisia organizza viaggi tra amici, non di lavoro ma più che altro perché gli piace viaggiare e così può trovare qualche compagno di viaggio ed abbattere le spese. Mi ha accennato che vorrebbe andare in Libia questo inverno e diceva che con moto come le nostre sarebbe fattibile". Mi pare quasi che mi sia caduto un macigno sul capo. Già andare in Tunisia, la civilizzata Tunisia, per asfalto, mi pareva un'impresa titanica, ma la Libia... "Mighe, ma là la gente la ammazzano" - "Ma non dire cazzate, ci vanno motociclisti di continuo" - "Ma dici che con la Transalp sarebbe fattibile?" - "Non guidi male, esperienza ne hai, sarà dura ma penso sia fattibile, va preparata bene la moto" - "Ma tu ci vai?" - "Ci stavo pensando diocan, che dici?". Il discorso proseguì un po' così, ma fu veramente una botta atomica e tuttora mi ronza nella testa. A notte, sbronzi come navi, ci infilammo in tenda a dormire: una seconda giornata di enduro ci aspetta.
Domenica: guerra al cronometro ed alla guida perfetta!
E' domenica, ci svegliamo in mezzo al campo un po' rintontiti. Michele mi fa subito i complimenti per non aver russato! Andiamo in un bar del paese a fare colazione, e quando torniamo le iscrizioni per la prova cronometrata sono già cominciate.
In pratica funziona così: hai un numero attaccato sulla moto, numero che non toglierai per molti mesi perché in piazza farà veramente molto fico! Parti quando ti dicono loro, ed il cronometro comincia a correre. Non sei più contro qualcuno di visibile, ma sei contro un nemico invisibile, che non riesci a renderti conto di quanto corra, e quindi tu corri semplicemente di più. Ma è un "di più" astratto, perchè non sai se stai correndo abbastanza, quindi il "di più" diventa un circolo vizioso poiché ad ogni "di più" c'è sempre un "di più" maggiore. Arrivi a fine gara coi crampi e la tremarella alle dita, e non è finita, perché ti aspetta il percorso di trasferimento, ovvero un giro ad anello per campi e cascine fatto per riportarti all'inizio e non farti annoiare.
Veniamo alla prova del Bostro: parte come un treno, e pochi secondo dopo fa una curva e nota alle proprie spalle una nuvola di polvere. Una enorme Africa Queen elaborata lo segue a velocità mostruosa. Il Bostro tira, e tira ancora, e si sente soddisfatto: infatti il curvone al termine del rettilineo questa volta non lo fotte. Anche la lunga curva larga non lo coglie impreparato, dopo il gomito ingrana subito la seconda e comincia a farla pulitissima, gamba stesa, moto inclinata, la moto va che è un piacere, il motore risponde preciso. Arriva la discesa, il Bostro la fa tranquilla, la curvone, arriva il salto: e arriva anche il disastro! Il Bostro prende ovviamente il alto sinistro, dove non c'è la canaletta bastarda, ma lo prende un po' troppo "allegro". E' la sicurezza della prossima fine gara che lo fotte! La moto salta un po', non molto, ma quanto basta per farlo arrivare troppo veloce e lungo alla prima curva, a destra per la precisione. La curva il Bostro è costretto a farla larga, è troppo veloce, solo che subito dopo c'è anche una curva a sinistra, ed il Bostro non riesce in tempo a spostarsi sul lato sinistro: conclusione, seconda curva fatta di merda, con la moto che arranca a troppo bassi giri... E non è finita, perché c'è un'altra curva a destra, ma la moto ha rallentato parecchio, e il Bostro quest'ultima curva si ritrova a farla a una velocità quasi imbarazzante, come stesse andando a funghi! Esce dal fettucciato con l'Africa che ormai ha guadagnato terreno, ed il Bostro subito si rende conto di aver perso tanto, tanto, tanto tempo. A fine giornata il verdetto è pietoso: 69°! Che sfiga! Vabbè...
Ma non c'è tempo per pensare, si parte per il trasferimento. Davanti al cimitero ci fermiamo a spingere le moto, come dettoci dal mitico Sindaco del paese, per rispetto a dei decessi appena accaduti. Il passaggio dentro la fabbrica abbandonata è emozionante, adoro questi ruderi di archeologia industriale, non so perché. Subito dopo un ponticello, una curva a sinistra, e si corre su una lingua di terra tra un campo di pannocchie e... dell'erba alta a sinistra! Le pannocchie a destra mi toccano il manubrio, provo a spostarmi un po' a sinistra, e la ruota dietro che scarta mi fa scoprire che quella a sinistra non è erba alta, è un fosso! Provo a tornare su, ma la gomma non sale e continua a scendere. Penso: "Se mi fermo rischio di volare nel fosso con la moto sopra!" - Provo a salvarmi ma niente da fare, la moto scivola nel fosso e non posso fare altro, in definitiva, che seguirla ed accompagnarla io stesso. Alla fine mi troverò dentro il fosso sommerso da quella fottuta erba, veramente alta!
Quattro angeli mi aiuteranno, con non poca fatica, a tirare fuori il bisonte dal fosso, e con loro ho ancora aperto un debito di birre, che onorerò, spero, al 7 Guadi!
Grande figura di cacca del Bostro, comunque, che dopo pochi metri già crepa! Si riparte, il percorso è veramente un casino, questa volta non serve solo il motore, ci vuole anche tecnica per portarlo a termine; salite e discese ripidissime, che si concludono spesso con curve, mettono a dura prova la nostra esperienza. La cava di sabbia ci dà l'impressione di correre sopra ad uno spesso strato di borotalco, ma lì non soffro particolarmente, abituato alla sabbia ed alla ghiaia del Tagliamento. Soffro invece sulla salita, che non riesco a fare per la poca luce a terra della mia moto. Ma gli altri come hanno fatto? Chiaro, c'era un'altra salita più fattibile un po' a sinistra, ma io sono pirla e le cose facili proprio non le vedo mai in tempo!
Ed ora viene il numero del Bostro: una discesona di circa 5 mt., che termina con curvetta a destra. Il Bostro ovviamente non fa la curva perché perché aderenza con la moto, e finisce in una buchetta a gran velocità. Conclusione: esco dalla buchetto con la moto in volo, sulla sinistra l'espressione del mio "pubblico" è tra l'atterrito e il divertito. La moto ricade al suolo, faccio una fatica immane per tenerla in piedi, ma alla fine ce la farò! Un salto impressionante.
Riparto, ma poco dopo noto qualcosa che non va: c'è un fosso profondo alla mia sinistra, e poco più avanti vi noto dentro dei caschi che si muovono. Guardo in basso e capisco subito che se uno è caduto lì dentro sono cazzi acidi: sarà profondo 3 metri almeno! Ed infatti, Baldi ci è finito dentro. Moto veramente mal messa, la issiamo sulla stradina a fatica, in 6. Baldi è intontito, non ricorda cosa è successo, ma non è per niente lucido, ce ne accorgiamo da come ci guarda e ci parla. Ma il dramma non si è ancora concluso: guardo Baldi, lui mi dice "Mi fa male la spalla", la guardo, e dalla maglietta si vede che spunta qualcosa, e mi immagino ovviamente un osso. Mi gira la testa, per queste cose sono veramente impressionabile. Anche gli altri se ne sono accorti, ma nessuno gli dice niente. Alcuni lo riportano su asfalto, e mandano a chiamare l'Ambulanza. Dopo un po' ripartiamo, ma tra la stanchezza di portare la mia moto, di toglierla dal fosso, di togliere quella di Baldi, sono veramente massacrato, e mollo un po' l'acceleratore, finendo il giro praticamente quasi disidratato e comunque con calma. La conclusione del dramma accade quando devo ripassare davanti al cimitero: mi fermo allo stop, raccolgo le forze, accelero e spengo il motore e, messomi in piedi, prego perché l'inerzia lo porti più avanti possibile. Devo ringraziare il fatto di aver appena ingrassato i cuscinetti, forse, comunque spingo la moto in definitiva giusto per una decina di metri. Ma sono troppi lo stesso. Arrivo al campetto ormai senza forze, e quando mi dicono che le altre manches sono state annullate lo ammetto, si, lo ammetto, sono stato felice!
Sentivo le tempie pulsare e schiacciarsi dentro al casco, la pettorina/sadomaso era ormai troppo stretta per l'ampliarsi del mio costato che le premeva contro, le gambe tremavano. Ho portato immediatamente la moto a fianco della tenda e mi sono tolto tutti i vestiti. Quindi, a notizia dell'annullamento pervenuta, mi sono tolto anche il resto ed ho ripreso i sandali, mi sono rullato una cicca e con calma e pacatezza mi sono diretti verso il chiosco, da dove ho ammirato la corsa degli Ape Cross bevendo birra e mangiando panini con salsiccia e cipolla rossa.
The End!
Il pomeriggio ha cominciato a trascorrere sornione, ormai io e Michele sapevamo che la festa era finita. Mentre smontavamo le tende vediamo il Ciaccia che faceva dei giri di prova del fettucciato e abbiamo iniziato a prenderlo in giro, alché lui è venuto nel nostro angolino e sul momento pensavo mi volesse spaccare la faccia; è pure grosso, cazzo! Invece non aveva sentito quello che gli urlavamo, ed ovviamente noi gli abbiamo detto che gli facevamo i complimenti. Mentre parlavamo col bravuomo è arrivato anche il miti Gigi organizzatore dell'evento, ed abbiamo cominciato a parlare delle due giornate trascorse, delle fatiche per ottenere i permessi, la storia delle "mountain bike" e della "corsa del latte" ci fanno sbellicare dal ridere. Poi lo salutiamo, deve tornare a casa dalla famiglia, noi pieghiamo la tenda, rimontiamo i bagagli sulle moto, salutiamo un po' di amici, e con Ciaccia e i fratelli pazzi Max e "Dio Sumero" andiamo a berci una birretta in un centro commerciale di Lodi.
Foto di rito del gruppetto degli alcolisti (escluso Mario che è un analcolico! Pfui!) e io e Michele ripartiamo per casa. Ed ovviamente di ciò non c'è bisogno di raccontare nulla, visto che è stata una lunga e noiosa tirata d'autostrada.
Così finì il mio 1° Summer Enduro Fest!
Epilogo
Due giorni senza lavarmi, sotto al sole continuamente, con sempre gli stessi vestiti, e con uno spesso strato di polvere che continuamente mi ricadeva addosso. Quando sono arrivato a casa alle 22:30 ero impresentabile. Mi sono fiondato in cesso, innanzitutto. Quindi, dopo una riposante cicca in mutande seduto in giardino, mi sono avviato verso la doccia.
Be, posso dire una cosa: trovare l'acqua calda assente, e anche lo stesso flusso d'acqua alquanto povero, è stato quasi tragico... Il momento più terribile dei due giorni...
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