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Riordino Friulano 20/12/2015

Introduzione

Appena usciti da Codroipo basta dirigere le ruote verso nord e ci si ritrova nel grande territorio del riordino.
CATEGORIA GALLERIA: DA SOLO
Riordino Friulano 20/12/2015
Appena usciti da Codroipo basta dirigere le ruote verso nord e ci si ritrova nel grande territorio del riordino dove i terreni sono un reticolato di strade bianche che appunto riordinano la distribuzione del territorio perlopiù operata negli anni 70.
Nel suo bellissimo libro Il Ragazzo del Tagliamento Amedeo Giacomini vede il riordino un po' come un punto di svolta, di perdita, nei confronti della natura circondante il fiume Tagliamento, il nostro piccolo Danubio.
Non c'è dubbio che quando la natura era più selvatica c'era un'anima nel territorio che poi è andata persa.
Ma, morta un'anima, se ne fa un'altra. E i lunghi sterratoni del riordino sono per me l'anima di questa terra, quando l'autunno si fa imperioso e poi si defila di fronte all'inverno.
Sono infatti i miei mesi preferiti per piccole scorribande in moto che deviano subito via dall'asfalto per entrare in questa ragnatela di terra dura e fredda e che, coi campi tutti in letargo e piatti, arati e falciati, spazia la pianura fino ai monti e questa piccola regione diventa di colpo immensa, grande, illimitata.
Nel mio sito ne trovate a pacchi di queste foto dove la moto sosta a bordo strada come una vacca in cerca di pascolo o in attesa di un toro prestante.
Non c'è niente di meglio.
In quei casi di solito sto facendo una sosta per ammirare il panorama, con la scusa di fumare una cicca, o svapare, o tirare una sonora pisciata gelata.
Di solito parto per un giro a caso da qualche parte - come domenica questa a Lignano - e poi non voglio più fermarmi; allora entro in questo labirinto e vago un po' alla cazzo, da Pozzo a Sedegliano, da Beano a Grions, da Flaibano a Turrida, da San Daniele a Vidulis, da Pantianicco a Mereto o Barazzetto.
Non c'è fine, in pochi km c'è una strada senza un preciso scopo, privata di qualsiasi meta logica, una strada perfetta per una motocicletta.
Il giallo brullo della terra continua fino ai picchi distanti dove hai scorazzato d'estate, e ora vaghi per un piattone inframezzato da dossi, colli, boschetti, e a tratti trovi un "prato" qualsiasi, dove fermarti e fumare una cicca magari seduto su una panchina dove a fianco una torretta per l'osservazione degli uccelli giace vuota e piena di muschio e muffa.
Oltrepassi ogni paese standogli distante, ti senti un po' un ladro che si muove di soppiatto per evitare sguardi che potrebbero condannarti, altre volte ti senti un esploratore di territori abbandonati, di strade ripudiate dai cittadini, di sentieri superati dalle automobili e invece scopri di essere solo uno fra i tanti quando in un angolo beato e in ombra, riparato da qualche albero piantato proprio a creare una piccola oasi di riposo, un letto di fazzoletti accartocciati racconta di camporelle appassionate e rubate alla notte e forse ancora più di te altri mantengono la memoria di queste terre appartate con rituali nuovi: un tempo venivano a visitare cappelle votive alla madonna o alla poco conosciuta Sante Sabide, oggi vengono a scopare in auto, o a fuggire dalle puttiglie quando la notte il tasso alcolico lo si sente sospeso nell'abitacolo stesso dell'auto, o a correre con l'iPod e il cardiofrequenzimetro, ma sempre nella stessa terra brulla e rude di noi friulani.
Così i Prats di Cooz domenica, mi hanno fatto sorridere e sono passato rombando sopra quei bianchi fiori perversi mentre il sole allungava le ombre degli alberi e della mia moto, e dai tetti dei paesi lontani si alzava il fumo dei camini, mentre sulla statale vedevo passare automobili veloci e cieche.
L'assicurazione sarebbe da sospendere in estate, non in inverno.

Il Bostro-X, lì 20/12/2015



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