AUTORE: Albert Camus
TRATTO DA: La peste
A vederla mancare prede bell'e designate, come Grand o la ragazz di Rieux, inasprirsi in certi quartieri durante due o tre giorni mentre spariva del tutto da certi altri, moltiplicare le vittime il lunedì e il mercoledì lasciarle scappare quasi tutte, a vederla in tal modo ansare o precipitarsi, si sarebbe detto che si disorganizzasse per esaurimento e stanchezza, che perdesse contemporaneamente al proprio dominio su se stessa, l'efficacia matematica e sovrana che aveva fatto la sua forza. [...] Sembrava che la peste, a sua volta, fosse braccata e che la sua subitanea debolezza facesse la forza delle armi smussate che sino ad allora le si erano opposte. Ma di tanto in tanto la malattia s'irrigidiva, e in una sorta di cieco soprassalto si portava via tre o quattro malati di cui si sperava la guarigione: erano gli sfortunati della peste, gli uccisi in piena speranza. [...] In verità, era difficile decidere se si trattasse d'una vittoria; soltanto si era portati a constatare che la malattia sembrava andarsene com'era venuta. La strategia che le si opponeva non era cambiata: inefficace ieri, e oggi apparentemente felice. Si aveva soltanto l'impressione che la malattia si fosse esaurita da se stessa, o forse che si ritirasse dopo aver raggiunto tutti i suoi obiettivi. In qualche modo, la sua parte era finita. [...] D'altro, si può dire che dal momento in cui una speranza anche infima diventò possibile per la popolazione, il regno effettivo della peste era finito.
COMMENTO ALLA CITAZIONE:
Il flagello della peste comincia a scemare: ho raggruppato in un discorso unico varie citazioni dipanate in 3 o 4 pagine, che narrano il lento scomparire spontaneo della peste, e le reazioni nella psicologia dei concittadini che la subirono.
Citazione inserita il
Categoria: NARRATIVA
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