Ieri sera ho visto una pubblicità: ci sono dei ragazzi che giocano a calcio sulla spiaggia, male ma a parte questo, o forse proprio per questo, si divertono come matti. Ci sono delle ragazze che li guardano. Tutti ridono e si divertono assieme, all'aria aperta, c'è il tramonto, il mare, si sente quasi l'odore di salsedino e quel particolare aroma della sabbia bagnata, il vento che spira lieve al far della sera, la musica, l'allegria, una scena bellissima con tutti i ragazzi che si godono l'estate... Tranne uno. Uno di loro infatti se ne sta in parte, seduto da solo a guardare il suo tablet.
Un tempo sarebbe stato considerato unanimemente "lo sfigato" o, in termini meno triviali ma con stesso significato, il solitario disadattato. In questo universo invece, la più figa del gruppo lo guarda, sorride, va da lui, gli si siede a fianco e insieme si mettono a guardare il calcio sul tablet! La pubblicità è di qualche offerta internet illimitato più tablet, il messaggio è «Passa a noi, e ti regaliamo internet illimitato e un ipad». Insomma, tra tutti quei ragazzi lì pare che il più fico sia proprio quello che tra il giocare con gli amici e il guardare la tv, fa la seconda cosa; quello che tra lo stare in compagnia e isolarsi, si isola; quello che preferisce non godere dell'aria aperta, del mare, del cielo, della socialità, ma che preferisce starsene a giocare al computer, a guardare la tv, a fissare inesorabile il suo monitor. Il messaggio che viene trasmesso è inquietante.
Di fronte a questi nuovi ideali proposti dalle società di marketing a una società di persone che probabilmente li vuole perché è sempre così, si offre ciò che si sa che si può vendere ovvero ciò che ha già potenzialmente un enorme bacino di utenti... Di fronte a questi ideali a me sembrano piccole ma onorevoli conquiste il dimenticare a volte il cellulare a casa e l'accorgemene solo quattro ore dopo quando ci torno, oppure sentirle dagli amici ché non rispondo alle telefonate quando gli dico più e più volte di non chiamarmi bensì di spedirmi messaggi. Quando vado in ferie e il cellulare se ne sta nel borsone e, se non fosse per il lavoro che mi costringe a dargli un occhio ogni tanto, se ne starebbe pure sempre nel borsone.
Negli anni del suo boom la fantascienza non è mai riuscita a immagine una realtà così agghiacciante.