La signora mi fece sedere su un basso sgabello di legno e mi divaricò le gambe il più possibile, poi scavò un buco nel terreno sotto di me. Vedendola estrarre un rasoio e lavarlo, rimasi paralizzata dal terrore. Poi, senza dire una parola, si accovacciò tra le mie gambe. La sentii afferrarmi le labbra della vagina e cacciai un urlo da gelare il sangue. Con un rapido movimento della lama verso il basso, mi tagliò la carne. Io gridavo e scalciavo, cercando di divincolarmi: era il dolore più intenso che avessi mai provato. "No! No! Umi! Falla smettere!" strillai, mentre mia madre e le mie sorelle mi tenevano ferma. Con le lacrime agli occhi, la mamma formulò silenziosamente con le labbra una parola: "Scusa, scusa, scusa". Probabilmente mio padre mi sentì gridare, perché, infrangendo le regole della tribù, entrò di corsa nella capanna. Si sedette accanto a me e mi abbracciò stretta, ripetendomi all'orecchio: "Ti prego, non piangere, Mende. So che ti fa male ma, per favore, cerca di essere coraggiosa e smetti di piangere". Il peggio, però, doveva ancora finire. La donna aveva finito di tagliarmi la carne della vagina, ma poi si chinò di nuovo e la sentii afferrare qualcosa, che cominciò a incidere con il rasoio. Il dolore era anche più forte di prima, se possibile. Alla fine, con le braccia ricoperte di sangue la donna asportò qualcos'altro dal mio corpo e lo gettò nella buca. La donna riempì la buica di terra, che poi pestò col piede. Al posto della mia vagina c'era soltanto un foro grande all'incirca quanto la punta del mignolo; tutto il resto era scomparso. Quell'orribile intervento era durato più di un'ora.
Citazione inserita il
Categoria: NARRATIVA
Questo sito l'ho realizzato io e quindi è proprietà intellettuale mia e non ne concedo alcuna autorizzazione.
Visitando il sito si sottintende la presa visione della Privacy policy
CONTATTI: info[at]bostro.net
Aggiornamenti via | Torna in cima