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Un nuovo libro sugli scacchi, un nuovo libro che possiamo lasciare lì dov'è

Categoria: LIBRI

KEYWORDS: intelligenza | riflessioni | scacchi |
Inserito in DATA: 25/10/2024 | Vai ai COMMENTI
Penso che la bibliografia degli scacchi (perlomeno oltre quella tecnica) sia la cosa che più gioca contro gli scacchi. Non ho mai trovato un argomento dal quale siano maturate alcune tra le più grandi cagate letterarie della storia come il giorno che ho cominciato ad avvicinarmi agli scacchi, tant'è che ne hanno ammazzato la mia voglia di impararli. Ora leggo la recensione di questo nuovo libro (l'ennesimo della serie "Gli scacchi insegnano la vita") e già la foto dell'autore in posa da "dotto pensatore" mi ha fatto venire la pelle d'oca, perché tra gli scacchisti c'è un'altezzosità irraggiungibile in altre parti/arti, suffragata dall'idea che chi gioca a scacchi pare sia il culmine ultimo del progresso intellettuale della razza umana, raggiungendo vette superiori a un Einstein o a un Darwin, concludendo su un ripiano bicromatico di 50x50cm tra pedoni e cavalli l'evoluzione di Homo. Comunque tolto ciò, dicevo che la foto del tizio non giocava sicuramente a favore del libro, ma quando poi ho letto in copertina "Questo libro non è un saggio. Il suo autore si" ho pensato che fosse troppo, che forse un po' di egocentrismo in meno in quel mondo ci starebbe bene; ma se l'altezza è un fattore facilitante al giocare a basket, sicuramente nel caso degli scacchi probabilmente lo sono proprio l'egocentrismo e la monomania. Non l'intelligenza, quella con gli scacchi non c'entra probabilmente una fava e anzi "essere troppo intelligente è d'intralcio" citando nientepopodimenoché sua maestà Magnus Carlsen, il Mostro degli scacchi con la maiuscola, la bestia da 100.000 occhi, lo Stockfish vivente, nonché l'unico che ha l'Ego più sviluppato di quello di Sgarbi. Quanto puoi sembrare saggio se di te dici già in copertina che sei un saggio? L'autocelebrazione di sé è tipicamente la caratteristica dell'analfabeta funzionale, non del saggio!
Dire "io sono saggio" assomiglia un po' al famoso paradosso del mentitore "Io mento", ma assomiglia anche a quello che dice "Non sono stato io" quando attorno a te comincia a sentirsi odore di cacca.
Troppi libri, troppi troppi troppi libri, va ben che oggi diventare scrittori è facile tra edizioni in autopubblicazione e store online che non vedono l'ora di avere nuovi prodotti in catalogo qualunque cosa siano perché è la massa, non la qualità, che fa il fatturato. Penso sempre però che uno scrittore dovrebbe innanzitutto avere rispetto dell'arte in cui si butta e alla fin fine magari potrebbe aprirsi un blog e dire lì quello che ha da dire. Etica, signori miei: etica. Non c'entra la morte di dio, non c'entra il nichilismo, l'etica può essere una scelta personale anche se rimane un concetto piuttosto "fuzzy".
E' ciò che faccio io, del resto; da anni e anni butto giù bozze di libri ma non mi sono mai venduto l'anima al diavolo dell'autopubblicazione perché ho rispetto dei libri che ci sono già e che valgono la pena di essere letti, perché creare confusione a quei poveri lettori che già hanno troppa roba da leggere? Con ciò, sia chiaro, non voglio dire che sono un saggio, voglio dire che ho rispetto di un'arte che è la linea di congiunzione tra l'uomo e la realtà, dove le scienze o la filosofia non ne sono che punti di passaggio. Al giorno d'oggi ci sono ancora scrittori che riescono a creare letteratura, perché smuovere troppo il mare in cui vaghiamo alla ricerca di un libro che meriti il nostro sforzo cerebrale?
Scrittori: avete rotto i coglioni!
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