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Chiusura stagione di pesca 2018

Categoria: PESCA

KEYWORDS: pesca |
Inserito in DATA: 30/09/2018 | Vai ai COMMENTI
Quando ho fatto la licenza l'anno scorso diventando, ufficialmente, un pescatore, avevo cominciato pescando "col verme", ovvero perlopiù a fondo con esca viva, verme - appunto - o camola. Non molto tempo dopo però cominciai a schiacciare l'ardiglione perché mi dispiaceva prendere pesci non trattenibili per questioni di normativa o di mangiabilità, quali il cavedano o il persico o le scardole, e liberarli però condizioni critiche. O non poterli liberare affatto. Quello era stato, però , il primo passo. Da una pesca da cattura, mi orientai ad una pesca più da caccia, più da passatempo, e mi rivolsi allo spinning. 
Lo spinning non è solo cucchiaino: lo spinning ha un vasto mondo alle spalle fatto di vari tipi di cucchiaini, di ondulanti, di minnow, di esce in silicone, teste piombate, e un'infinità di altre diavolerie. Danno modo alla fantasia del pescatore di lavorare, fanno perdere tempo guadagnando in tempo speso a bordo del fiume invece che su una sedia al bar o in poltrona a casa, ma soprattutto permettono di avere variabilità di esche per venire incontro alle situazioni di pesca.
Con la chiusura del 2017 la scelta era già stata fatta, e in questo 2018 mi sono dedicato solo a questa tecnica e per fortuna che l'ho fatto. A spinning puoi pattugliare un areale più grande di pesca, sondando zone più velocemente, e puoi infilarti più comodamente in posti quasi inaccessibili.
Tanto per dire, quest'anno più di una volta mi sono mosso con un piccolo machete alla mano per farmi strada nella boscaglia e raggiungere magnifici luoghi dove non trovavo quasi traccia di altri pescatori. Per il pescatore padellaro non ha più di tanta voglia di sporcarsi!
Così, messa da parte la pesca a mosca poichè troppo dispendiosa di studio (nei confronti del quale non ho paura, anzi; ma ho mancanza di tempo), mi sono dedicato completamente allo spinning e ho potuto fare molte catture e alcune anche di livello sia a livello di dimensioni del pesce pescato, sia - soprattutto - a livello di soddisfazione personale.
Ritrovarmi a penzolare sopra un corso d'acqua con i rovi che ti tagliano la pelle e tenendomi in equilibrio con una mano su un tronco per infilarmi tra i cespugli e riuscire a lanciare una coglionata di silicone in un angolo quasi immacolato di torrente poco lontano da casa, e catturare un pesce che è così combattivo che quasi si direbbe selvatico, è una soddisfazione immensa per quanto sia piccolo.

Dopo sei mesi, però, è arrivato il bruttissimo momento.
Seconda chiusura stagione di pesca; io l'ho chiusa il sabato, un giorno in anticipo, perché con tre catture mi sono permesso di fare relax la domenica per non concludere con un cappotto.

Vado in una zona di torrente che è scoperto troppo tardi, che è molto bella, e che ogni tanto regala qualcosa, ma sempre regala pace e silenzio.
Dopo pochi lanci ingaggio una battaglia con una bellissima fario, mentre stavo liberando il guadino mi chiedevo se era il caso di portarmela a casa e, neanche a farlo apposta, mentre ci pensavo mi sono distratto e si è slamata e fuggita. Per un attimo mi sono incazzato, poi mi sono detto "Hai già portato a casa una trota la scorsa settimana: è sufficiente". E mi sono rilassato, continuando a pescare.
Quasi a ringraziarmi di questo pensiero una gran mangiata mi arriva da una piccola ma incazzatissima piccola Trota Fario che mi permette di chiudere in bellezza la stagione di pesca 2018. Un bacino, una foto, e via libera. Al prossimo anno, piccoletta!

Decido di spostarmi. Cammino per i campi ormai privi di coltivazioni e lo sguardo si allunga lungo tutto il Friuli fino ai monti. Passeggio come vedevo fare i cacciatori, quasi che la caccia e la pesca non siano semplicemente una scusa per dare un senso a una camminata tra i campi.
Mi infilo in un boschetto, striscio sotto rami, mi riempio di foglie e ragnatele, mi graffio a più non posso con rovi affilati come rasoi, finché non arrivo in una piccola apertura dalla quale, in bilico tenendo con una mano a uno tronco, vedo sotto di me e tra le fronde l'acqua formare una pozza sotto ad un albero caduto di traverso al torrente. E' una gran bella buca, con tre o quattro cavedanoni che nuotano in superficie attorniato da una decina di avannotti. E' una bella buca, pare fonda, e se c'è qualcosa da queste parti deve essere qui. Un lancio per prendere bene le misure dato che mi manca l'equilibrio, e al secondo una mangiata agguerrita mi regala un magnifico piccolo Persico Reale a chiudere la stagione di pesca 2018. Anche a lui un bacino e una foto, e se ne torna in acqua con quel modo un po' spaventato ma anche interrogativo di un pesce che già si credeva spacciato e invece ritorna in acqua con pure un bel massaggio e una riossigenata.

Metto via tutto, sciacquo il guadino, e mi siedo a bordo fiume a guardare e ascoltare l'acqua che scorre.
La stagione di pesca 2018 in zona B in Friuli per me si chiude così.

Ho imparato che lo spinning è più divertente perché vario, che la mosca è troppo un casino ed ora è ormai tardi, ma soprattutto ho imparato che, avendone noi la possibilità, possiamo mettere un amo senza ardiglione e rilasciare il pesce. I fiumi saranno meno vuoti, e noi avremo qualche possibilità in più di fare una cattura. Ho imparato anche che se cominci a strisciare nei boschi per raggiungere angoli d'acqua isolati puoi trovare pescetti inselvatichiti che danno più soddisfazione di un mostro di laghetto. E ho imparato anche che, come dappertutto, molti parlano a vanvera ma fortunatamente la pesca si pratica perlopiù da soli e così ho trovato il silenzio dell'acqua che scorre e del vento che scuote le foglie e degli insetti che ronzano e degli uccelli che ti gracchiano  contro perché sei solo un intruso del cazzo. Grazie, piccolo persico e piccola fario, e grazie anche a te grande fario che ti sei liberata subito prima di finire nel guadino che così mi hai evitato qualsiasi ripensamento. Ci vediamo il prossimo marzo, piccoletti; tanto so dove abitate!



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