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Prima uscita a pesca di anguilla

Categoria: PESCA

KEYWORDS: pesca |
Inserito in DATA: 03/07/2017 | Vai ai COMMENTI
L'anguilla è un pesce particolarmente buono sia in umido sia alla griglia. Questa è la cosa principale da sapere.
L'anguilla esce di notte, si fa delle tane nel fondo dei fiumi e dei torrenti e la notte ne esce, col buio, a cacciare: è un predatore particolarmente vorace ma diffidente, mi dicono.
Col bisat ci vuole pazienza, e costanza.
Bisogna trovare innanzitutto una postazione comoda perché la sessione di pesca durerà a lungo.
Bisognerebbe anche conoscere luoghi in cui si sappia che l'anguilla c'è, ma quello è già più difficile visto che, come il resto dei pesci, è sempre più raro.
Il buon Nelly mi invita a una sessione di pesca all'anguilla, è la prima della mia vita, mi dà alcune informazioni sulle montature da preparare e il giorno prima, dopo cena, fatti gli acquisti, mi metto al lavoro.
Gli ami sono a gambo lungo per poterci mettere un verme o due a seconda della dimensione, e hanno dei piccoli rostri anche sul gambo per trattenerlo: visto che starà a mollo sul fondo molto a lungo si evita così che si liberi.
Il filo è grosso, diametro 40 perché l'anguilla ha forza, bisognerebbe anche avere una canna solida ma io ne ho una sola, la mia Caperlan Essential Tele 240 di Decathlon con un mulinello Shimano Hyperloop 4000 FB su cui staranno al massimo 100mt di filo, perlomeno così dicono le specifiche del mulinello. Lo stesso diametro andrà usata per il terminale.
Dopo cena mi metto quindi a lavorare: studio su internet due nodi da fare sull'amo, perché questo tipo di amo ha l'occhiello invece della paletta, e mi accingo all'impresa.
Mentre la morosa dorme sul divano, io mi siedo alla scrivania e comincio a fare i nodi, impresa devastante perché, se da una parte il filo 40 è grosso e rigido ed è difficile fare il nodo e soprattutto tirarlo, dall'altra impugnare un amo che ha la bellezza di tre ardiglioni non è facile, e ne uscirò infatti con una bella rigata sul pollice.
Dopo aver annodato 10 ami parto a imbobinare il mulinello, poiché il mio filo è lungo 100 mt contro di averna usati meno di 10 per cui dovrei averne 90, comodi per il mio mulinello che dichiara 100mt di imbobinatura massima. Imbobinare il mulinello con un filo così grosso e rigido è impresa ancora più impietosa del legare gli ami e continuo a chiedermi se nel mulinello ci saranno stato al massimo 80mt per una stima imprecisa della Shimano, o per una mia imbobinatura alla cazzo.
Vabbé, così è, però il filo sembra nel complesso non male e si è fatto tardi, prendo e chiudo tutto.
Il giorno dopo finito il lavoro faccio un po' di spesa: birre, salame, formaggio, pane.
Abbiamo tutto ciò che serve per la serata.
Alle 20 Nelly è da me e carico nella sua auto la canna, il guadino, la sedia pieghevole, e le cibarie e partiamo. Arrivato nella zona prescelta scopriamo che sta arrivando anche altra gente con la stessa intenzione.

Ora devo fare una precisazione: il pescatore non è il motociclista.
Tra motociclisti ci si saluta sempre. Oddio, non è solo tra i motociclisti, ci sono anche altre "sette" in cui il senso di fratellanza è presente, ma nel mondo biker è particolarmente forte.
Io me lo sono sempre detto: sono motociclista nell'anima. Saluto tutti, sempre, anche quando la maggior parte dei motociclisti non ricambia. Saluto anche Carabinieri e Polizia in moto. Non saluto gli scooter, a meno che non siano loro a salutarmi e non siano vestiti come rincoglioniti, ma è chiaro: gli scooteristi non sono motociclisti.
Insomma, come dicevo, mi è sempre più chiaro il fatto che il pescatore non è un motociclista. Tra pescatori non ci si saluta, e quando lo si fa, ci si saluta a denti stretti.
Io non sono ancora un pescatore: innanzitutto non racconto balle sui pesce che prendo, o che non prendo; inoltre condivido le mie esperienze e se trovo un pescatore dove vado a pescare ci parlo per condividere l'esperienza. Invece è una cosa da non fare.
Il pescatore è geloso dei suoi spot anche se questi sono banali e ben noti e rinomati.
Il pescatore è sospettoso: ci si guarda a occhi stretti e sorriso tirato perché non c'è l'idea che stiamo condividendo qualcosa, ma c'è piuttosto l'idea che ci stiamo chiavando il pesce l'un l'altro.
I pescatori non sono una grande famiglia: i pescatori sono tribù separate. Un pescatore coi suoi amici è una tribù; tu coi tuoi amici sei un'altra tribù. Se queste due tribù si ritrovano nello stesso posto, gli sguardi sono di competizione e politica sopportazione, sempre al limite dello scoppio di una guerra tribale.
All'interno della stessa tribù, comunque, possono esserci dei clan e quindi anche lì bisogna muoversi con circospezione.
Così, quando io e Nelly arriviamo nel nostro spot e incrociamo altri pescatori io, ingenuamente, li saluto, e di rimando mi arrivano sguardi indagatori e le classiche labbra fine del ghigno friulano che sta meditando tante bestemmie.
Loro comunque ci vedono e spariscono subito in fondo al canale, a sistemarsi. E' un bel po' di gente, e vanno a valle da dove, teoricamente, risalgono le anguille. Nel Corno però è difficile pescare perché c'è una corrente fortissima e non abbiamo attrezzatura pesante per quell'acqua, mentre in questo canale secondario c'è più calma. Alla fin fine io ed Enrico ci guardiamo ed è tutto ok, perché in realtà, più che per l'anguilla, siamo qui per rilassarci.

Sono le 20:30, l'auto è parcheggiata e abbiamo scaricato la cibaria, le sedie, e l'attrezzatura da pesca. Io mi accorgo di aver dimenticato a casa la torcia, sono proprio un coglione, ma la peschiera lì a fianco la notte accende le luci, c'è anche un po' di Luna per cui non dovrei avere particolari problemi, finché non cadrò in acqua.
Camminiamo lungo il corso d'acqua; "Dobbiamo memorizzare le buche" mi dice Enrico. Sono le buche tra le alghe, dove si vede il fondo. Lì saranno i posti dove dovremo lanciare, e quando sarà scuro, torcia o non torcia quelle buche non le vedremo più per cui dobbiamo memorizzarne la posizione per avere in seguito dei punti di riferimento per poterle ritrovare.
Fatto questo, cominciamo a preparare le canne: io ne ho una, Enrico due. Il filo da 40 è saldo, monto il peso da 50gr; è il massimo che ho, Enrico lo ha da 100gr ma anche 50 dovrebbe bastare, anche se poi mi accorgerò che, essendo la pesca d'anguilla una pesca lenta da posizione, nel tempo la corrente sposta il peso da 50gr sempre più verso riga, complice anche la poca lunghezza della canna da 2,40mt.
Prendo uno dei terminali che ho preparato il giorno prima, faccio il nodo e lo attacco alla girella. Quando scegliamo la buca dove mettere le nostre canne vediamo un pesce, forse una grossa trota ma non riusciamo a riconoscerla bene con la luce che se ne sta andando. Io ho la canna già pronta e Nelly mi dice "Prova a buttare, magari la prendi" e così faccio un lancio. La trota si avvicina e comincia ad esaminare ciò che è caduto in acqua, ci gira attorno, ma niente da fare. Vabbé, la lascerò lì.
Aiuto Enrico a fare i suoi preparativi. Le sue canne sono lunghe, potenti, con due ami a canna che riempie di vermi. Lancia, sistema, quindi posiziona le canne sui portacanna e nel mentre che aspettiamo che il sole cali del tutto ci apriamo una birra

Andiamo a vedere com'è messa la mia canna. La trota è ancora lì, ma il mio peso è vicino a riva. Riavvolgo, metto un altro verme, rilancio per posizionare meglio l'esca, osserviamo la trota girarci intorno e poi tornare nella sua posizione, e a quel punto, le canne posizionate nei rispettivi portacanne, le lenze in acqua, i campanelli fissati sulla cima che dovranno avvisarci in caso di beccate, Enrico proclama "Ok, finito. Ora possiamo starcene lì a bere due birre e tra un'oretta magari rilanciamo".
Questa è la pesca all'anguilla: si lanciano le lenze, e si aspetta a lungo senza fare un cazzo.
Ce ne stiamo seduti sulle sedie, con le zanzare che imperversano dappertutto, le nutrie che nuotano nell'acqua davanti a noi, ce ne stiamo lì nel silenzio e nel buio ad affettare salame, pane, formaggio, a stappare birre, a raccontarcela visto che ci si vede sempre meno.
Questa è la pesca all'anguilla: due amici che sfruttano la scusa della pesca per uscire dal trambusto della città e della vita e del lavoro, che ritornano in mezzo ai boschi come da bambini vestiti alla buona e a mangiare salame e formaggio con le dita che puzzano di verme e bere birra in lattina tirando sassolini alle nutrie che due metri di fronte a noi nuotano in acqua, divorati dalle zanzare che però sono infinitamente meno fastidiose del frastuono della gente.

Ce ne staremo lì, fino a mezzanotte quando, senza neanche aver sentito una beccata e aver provato qualche lancio in un'altra zone del corso d'acqua, Enrico non perderà tutta la montatura su una trave d'acciaio - al sentire lo "sbang" io scoppierò a ridere come un pazzo - e quello è il segnale.
Raccogliamo tutte le nostre immondizie e ce ne torniamo a casa.
Il giorno dopo alle 8 sono al lavoro, ho dormito poco e ho preso freddo, ma sono incredibilmente rilassato.

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