Eroico BIKER senza frontiere.
MEMORIE DEL TERZO REICH
Albert Speer
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 23/03/2024
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Cade la maschera di Speer «Fu complice della Shoah»
Un documentario televisivo dimostra le colpe dell’ architetto di Hitler
dal nostro corrispondente BERLINO - « Se a Norimberga avessimo saputo quello che sappiamo adesso, lei sarebbe stato impiccato » disse Simon Wiesenthal al suo interlocutore, ricevendone solo un imbarazzato silenzio. Avvenne verso la fine degli anni Settanta. Di fronte all’ uomo che della caccia agli ex nazisti aveva fatto la missione di una vita, c’ era Albert Speer, architetto personale di Hitler e ministro degli Armamenti del Terzo Reich nella seconda parte della guerra. « Non disse nulla, perché sapeva che avevo ragione » avrebbe raccontato nel 1998 Wiesenthal allo storico Gregor Janssen. Condannato a vent’ anni dal tribunale che giudicò i crimini di guerra nazisti, Speer era rimasto la figura più misteriosa e intrigante del regime hitleriano. Vicinissimo al Führer come nessun altro, partecipe di tutte le sue scelte, legato addirittura a Hitler, secondo l’ intuizione del grande storico Joachim Fest, da un « platonico rapporto omoerotico » . Eppure lontanissimo dall’ iconografia fisica e intellettuale del Terzo Reich. Colto e di bell’ aspetto, elegante e di modi raffinati, quanto gli altri erano truculenti e assatanati, Speer sembrava veramente « l’ angelo venuto dall’ inferno » , come lo definì Wolf Jobst Siedler, l’ editore che pubblicò le sue memorie dopo l’ uscita dal carcere di Spandau. Norimberga era stata il suo capolavoro. Assumendosi la responsabilità generale per i crimini del Terzo Reich, unico fra tutti i gerarchi alla sbarra, Speer si era calato nel ruolo del tecnocrate sedotto da Hitler, negando però ogni coinvolgimento personale nello sterminio degli ebrei e convincendo i giudici di non aver saputo nulla dell’ Olocausto. A suo merito, per la verità, aveva anche potuto rivendicare di aver disobbedito a Hitler e all’ ordine della terra bruciata, contribuendo a salvare parte delle strutture industriali della Germania. Ancora al tempo del colloquio con Wiesenthal, il manto del nazista illuminato, nonostante i molti dubbi e qualche vistosa smagliatura, sembrava sempre proteggere la figura di Albert Speer nell’ immaginario dei tedeschi. C’ è voluto un esorcismo nazionale, nella forma di un film documentario televisivo in quattro parti, seguito da milioni di persone, per sfatare definitivamente un mito capace di resistere oltre mezzo secolo. Andato in onda la settimana scorsa su Ard, la prima rete pubblica tedesca, Speer und Er ( « Speer e lui » ) è uno straordinario lavoro di ricerca, ricostruzione filologica, sceneggiatura e testimonianze personali, di studiosi ma anche dei figli di Speer, col quale il regista Heinrich Breloer restituisce alla storia un ritratto completo, privo delle ambiguità del passato. Nuovi documenti, ritrovati dalla storica Susanne Willems e presentati separatamente nella quarta puntata, provano per esempio senza ombra di dubbio, che già nel maggio 1943 Speer venne informato di che cosa stesse veramente succedendo ad Auschwitz. In quel periodo, infatti, il ministro aveva mandato due suoi collaboratori, Desch e Sander, nel campo di sterminio in Polonia, per avere un quadro della situazione. Lì vennero informati dal comandante, Rudolf Höss, che « nell’ ultimo periodo lo scopo del lager è stata la soluzione finale della questione ebraica » . Subito dopo il colloquio con Höss, i due inviati fecero anche una visita guidata dell’ intero complesso di Auschwitz Birkenau e le ricerche della Willems hanno permesso di accertare, che, nello stesso giorno, novecento ebrei polacchi, appena arrivati dal ghetto di Sosnowiec, vennero mandati alle camere a gas e poi inceneriti nei forni. « In quelle giornate - ha spiegato la Willems - la puzza di carne bruciata invadeva tutto il campo e nessuno poteva evitarla » . Desch e Sander ebbero dunque un’ esperienza diretta del genocidio in corso. Tornati a Berlino, fecero un completo rapporto a Spe er, riferendogli del Sonderbehandlung , il cosiddetto « trattamento particolare » con il quale si indicavano gli stermini di massa, e segnalandogli fra l’ altro « l’ edilizia primitiva » di Birkenau. Pochi giorni dopo, venendo incontro alla richiesta del capo delle SS, Heinrich Himmler, il ministro degli Armamenti autorizzò la consegna di alcune migliaia di tonnellate di ferro per l’ ampliamento del lager di Birkenau. Nei documenti, firmati da Speer in persona, ricorrono le parole crematorio, obitorio, torri di guardia. Breloer fa a pezzi anche un’ altra menzogna di Speer. Nel campo di concentramento di Mittelbau Dora, i lavoratori schiavi erano costretti a scavare cunicoli sotterranei: non avevano un posto dove dormire, non c’ erano servizi igienici e non c’ era neppure un rancio. Lavoravano fino a quando morivano. Speer aveva sempre sostenuto che, dopo aver visitato il complesso e visto quei cadaveri viventi, aveva subito ordinato la costruzione di nuove baracche. Grazie alle ricerche compiute dallo storico Jens Christian Wagner, il documentario dimostra che quell’ ordine non venne mai impartito. Il film contiene anche episodi già noti, ma inseriti in un contesto più convincente. Come il colloquio fra Hitler e Speer, interpretati magistralmente da Tobias Moretti e Sebastian Koch, nel quale l’ architetto espose la sua idea di cacciare dalle loro case 75 mila ebrei berlinesi, la cui unica colpa era di abitare lungo l’ asse Nord Sud, previsto per Germania, costruenda capitale del Reich millenario. Edifici che la megalomania di Speer voleva rasi al suolo. Aveva veramente pensato, come so stenne, che un giorno sarebbero ritornati, sia pure in altre case? L’ immagine di migliaia di valigie, « dimenticate » sulle banchine delle stazioni di Grünewald e Wannsee, è la risposta più agghiacciante. « Non era solo una rotella nel meccanismo - commenta il regista - era la dinamo, la forza trainante delle deportazioni, Speer era il terrore » . « È vero, avrei potuto sapere » fu la formula bugiarda, con cui il grande affabulatore incantò i giudici di Norimberga. « Ci ha menati tutti per il naso » commenta nel film Albert Speer junior, il figlio che porta il suo nome e fa lo stesso mestiere, attualmente impegnato nella realizzazione del masterplan di Shanghai. Albert, suo fratello Arnold, che è medico, e la sorella Hilde, ex deputata verde al Parlamento di Berlino, sono i veri eroi del film di Breloer. Li vediamo nei filmati d’ epoca, accarezzati da zio Adolf sulla terrazza dell’ Obersalzberg. E poi oggi, accettare per la prima volta di confrontarsi pubblicamente con la figura del padre, leggere davanti alla telecamera documenti inediti, dove si apprende fra l’ altro che Speer comprò per pochi spiccioli un terreno espropriato agli ebrei nel 1938, poco prima della Notte dei cristalli, per rivenderlo nel 1943 con un profitto di 240 mila marchi. « Sempre cose nuove, questo non lo sapevo » dice affranta Hilde, forse quella che più ha sofferto la sua condizione di figlia del prediletto di Hitler. « Mio padre è stato per me come un fantasma, io non ho avuto un padre, ammette Albert, il quale, a proposito delle menzogne raccontate dal genitore su Auschwitz commenta: « È impossibile immaginarsi che non sapesse » . Sessant’ anni dopo la caduta del nazismo, il lavoro di Breloer è già considerato un altro, decisivo passo della cosiddetta Vergangenheitsbewältigung il confronto col passato. Ma, questa volta, l’ oggetto della riflessione non era semplice da maneggiare, tanto densa era la cortina di ambiguità e fascino che lo stesso Speer era riuscito a crearsi intorno: « Con questo film - dice Michael Jeismann, della Frankfurter Allgemeine - è chiaro adesso a tutti, che Speer è stata una sorta di figura ideale di tedesco nella Repubblica federale, quella che si voleva adoperata e sedotta. Incarnava il mito delle persone con le migliori qualità, che furono costrette alle cose peggiori. Ora finalmente si alza il sipario » . E finisce la leggenda: non più l’ angelo venuto dall’ inferno, ma un diavolo, che all’ inferno si era trovato un posto molto confortevole. Albert Speer ( 1905 1981), primo da destra, con Adolf Hitler. Nella foto in basso lo vediamo in auto con i figli Albert, Arnold, Hilde, Fritz e Margret Il film Il film per la tv « Speer und Er » , dedicato alla vita dell’ architetto del Terzo Reich, mette insieme scene di fiction e materiale documentario Diretto dal regista Heinrich Breloer, su una sceneggiatura dello stesso Breloer e di Horst Königstein, il programma è costato circa 12 milioni di euro ] Vi si parla del rapporto tra Speer e Hitler, del processo di Norimberga e della lunga prigionia del favorito del Führer ] La parte di Speer è interpretata da Sebastian Koch e quella di Hitler da Tobias Moretti, mentre Dagmar Manzel è la moglie del gerarca nazista Il gerarca Nato a Mannheim nel 1905, brillante architetto, Albert Speer ( nella foto) aderì al Partito nazionalsocialista nel 1931 e divenne uno dei pupilli di Hitler Architetto di fiducia del Führer, durante la guerra Speer subentrò come ministro degli Armamenti a Fritz Todt, morto in un incidente aereo ] Molto importante fu il suo contributo allo sforzo bellico del Terzo Reich, anche grazie al duro sfruttamento della manodopera straniera ] Condannato a vent’ anni di carcere al processo di Norimberga, Speer fu liberato nel 1966 e morì nel 1981 IL GIUDIZIO DEL FIGLIO «Ha menato tutti per il naso. Mi pare impossibile pensare che non sapesse»
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