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LA DIAGONALE ALEKHINE

Arthur Larrue

Categoria libro: Biografie
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 30/09/2023
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Ho appena letto il libro di Maurensig sul grande Alekhine e avevo paura di trovarmi una specie di doppione, ma in realtà le differenze non sono poche. Prima cosa, in questo romanzo l'arco temporale considerato della vita di Alekhine è molto più ampio, e parte dal suo ritorno in Europa durante la guerra e l'invasione della Francia. In secondo luogo, Larrue non è imparziale ma di Alekhine esprime anche giudizi, sia dal punto di vista personale, sia scacchistici. In terzo luogo, il romanzo appare più biografico, del resto il narratore non è il solito impersonale Spirito del Racconto, ma è Larrue stesso (o meglio, lo Spirito stesso animato da Larrue) che saltuariamente esce dall'anonimato per dichiarare i suoi intenti e pure per dare consigli di approfondimento. Infine, la vicenda di Alekhine viene anche utilizzata per narrare storie riguardanti la Seconda Guerra Mondiale e il Nazismo, principalmente a partire da Alekhine ma proseguendo con vite di scacchisti e principalmente ebrei. Un capitolo è dedicato ad esempio alla fine di Spielmann che, rifugiatosi in Svezia perché braccato, decise di chiudersi in casa e lì lasciarsi morire di fame; un altro a quella di Akiba Rubinstein che, crollato per via della schizofrenia, fu perseguitato dai Nazisti ma paradossalmente si salvò proprio perché pazzo; un altro a Przepiórka la cui storia finì con un colpo in testa in un anonimo bosco assieme a molti altri ebrei, catturati come lepri durante una delle tante retate di sterminio; per non parlare dei capitoli dedicati a figure singole non magari direttamente implicate come Arcangel o quel tizio strano che elimina lo Zaporobo, e ancora mi chiedo a cosa sia mai servito quel capitolo. Ci sono però delle cose che non tornano: ad esempio, di Rubinstein si disse che i nazisti lo rintracciarono nella casa dove viveva solo e folle dopo la morte della moglie, tuttavia dal web ho scoperto che la moglie è morta nel 1954. Perché Larrue ha detto così non lo so, forse per dare più tono alla storia essendo interna ad un romanzo e non ad una biografia, ma fa emergere lo stesso problema che c'erano in Teoria delle Ombre di Maurensig: è biografia, biografia romanza, romanzo biografico o romanzo di ispirazione biografica? 
Larrue, col tono più biografico dato al romanzo, sembra dunque romanzare i dettagli ma sulle orme della verità! Ed invece non è così, e più si va verso la fine più la fantasia interviene e il problema è che, dato l'assunto, si può portare a credere che anche ciò che poi è raccontato sia tratto da eventi reali. E con molta nonchalance, il nostro ci porta così al finale truccato e tendenzioso in cui annuncia che a uccidere Alekhine siano stati chi? Dai, un nome a caso... Esatto! GLI EBREI! Larrue non si tradisce, è un francese, popolo forse ben peggio dei tedeschi perché il loro antisemitismo, il loro patriottismo, la loro sfrenata voglia di controllare il mondo, tutte queste cose le hanno ed estremizzate ma tendono a celarle, a non sventolarle ed esplicitarle come hanno fatto (e in parte fanno) i tedeschi. Sembra quasi che in loro vi sia una nevrosi causata da un processo di rimozione di queste tendenze verso l'inconscio di massa, del popolo.
Verso il finale Larrue cambia anche l'impianto del romanzo, che da biografia comincia quasi a diventare un romanzo di spionaggio nonché giallo ma sappiate che non gli riesce bene e il risultato è che diventa pure piuttosto lento e noioso, con capitoli brevi in cui volta per volta tira fuori personaggi secondari che diventano di colpo centrali e talmente estremizzati da diventare quasi figure di una satira, però senza molto stile. Per non parlare di quel Mross del quale sul Web quasi nulla si trova, ma che Larrue presenta come un folle pervertito: quanto ancora vogliamo andare avanti tratteggiando i nazisti come poveri pazzi idioti, per cercare di spiegare perché si sono comportati così? Veramente una massa di individui al limite del manicomio ha potuto conquistare quasi il mondo? Allora chi (noi) gliel'ha permesso, cos'era?
E Larrue dovrebbe pure tacere, visto che nel suo popolo (e suppongo anche in lui) il germe dell'antisemitismo è ancora ben radicato, libero, e vive alla luce del sole e senza falso nome...
Vuoi fare una biografia? Romanza la biografia nota, e basta. Altrimenti cambia soggetto con uno inventato, dal quale magari puoi trarre ispirazione, ma romanza e basta. Fai una scelta.
Sotto questo aspetto, il romanzo di Maurensig era leggermente meglio.
Anche perché raccontare inserendo elementi di fantasia soprattutto per trarre conclusioni che quindi sono a loro volta fantasiose, porta alla diffusione di dicerie e leggende che saranno anche belle, ma annientano pian piano la verità, com'è successo proprio ad Akiba Rubinstein che tra tante leggende, la sua vera storia di follia durante il Nazismo si è perduta per sempre (vd. questo articolo di Edward Winter).
Eticamente, Larrue sbaglia.
Se un romanzo contribuisce a cancellare la memoria, a cosa serve?

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