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ARMI, ACCIAIO E MALATTIE. BREVE STORIA DEL MONDO NEGLI ULTIMI TREDICIMILA ANNI

Jared Diamond

Categoria libro: Divulgazione
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 06/05/2019
Voto: Libro molto apprezzato!
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Che libro superlativo. Poco meno di 400 pagine e pure scritte in piccolo ma che si leggono con una tranquillità unica. Non c'è assolutamente tecnicismo scientifico nella scrittura, seppur bisogna dire che chi si approccia a quest'opera non può essere a digiuno di scienze, anche a livello amatoriale.
Il succo? Esplicitamente Diamond dice che sta tutto nel tentare di rispondere alla domanda "Perché è stato Colombo ad arrivare nelle americhe e Pizarro a conquistarle, e non degli Inca ad arrivare in Europa e Atahualpa a conquistarla?" ovvero per quale motivo l'evoluzione umana ha portato ad avere la zona euroasiatica tecnologicamente e socialmente avanzata, e il resto del mondo - Australia, Africa, Americhe, Nuova Guinea - si trovò invece in una situazione a vari liveli più arretrata? Si badi che con tecnologia si parla si dell'invenzione di strumenti e utensili e materiali, ma soprattutto si intende il processo che a ciò ha portato quindi anche tecnologia agricola e tecnologia di allevamento di animali nonché tecnologia sociale. La domanda reale però è sottile, meno diretta seppure esplicita, e sarebbe: questa disparità può giustificare la tesi che alcune popolazioni siano più intelligenti, ed altre meno? La questione tendenziosa, sebbene in senso buono, è che Diamond a questa domanda risponde subito con decisione "No" e su questa risposta giace la sostanza del libro che, comunque, si fonda su una base scientifica solidissima. Si potrebbe obiettare che la ricerca resta ad ogni modo tendenziosa, ed a volte lo è: quando dice che un popolo non è inferiore ad un altro perché ottenuti (ad esempio) i semi non autoctoni da altri popoli, riesce ad integrarli e coltivarli in breve tempo, Diamond non dice subito che ciò che questo popolo ha ottenuto non sono forse solo i semi ma anche delle conoscenze, e questa omissione potrebbe sembrare tendenziosa. In realtà questa critica non è una critica bensì una derivazione delle conclusioni del libro perché si dimostra appunto che le capacità ci sono ma sono mancate determinate situazioni e contesti come, appunto, i semi stessi; magari fosse così facile insegnare qualcosa a qualcuno!
La realtà della trasmissione di conoscenze è più complessa e comunque sono necessaria determinate basi, come chiunque si sia trovato ad insegnare qual(siasi)cosa a qualcuno avrà sperimentato. Non per niente gli indiani che tutti immaginiamo a cavallo, grandi cavalieri lo erano e pure di abilità incredibilmente superiore agli europei che li conquistarono nonostante il fatto che i cavalli furono importati proprio dagli europei e prima dei cavalli gli indiani non ebbero mai disponibilità di animali da monta, che fu dunque una cosa nuova per loro. La risposta "No" alla domanda sulle razze non è infatti da Diamond presupposta, ma derivata dalla sua ricerca, e il fatto che risponda "No" già da subito è dovuto al fatto ovvio che questo non è un romanzo giallo ma una trattazione scientifica.
Queste tendenziosità sono quindi apparenti poiché la mole di lavoro e di dati per spulciare e tentare di ricostruire senza teoreticismo alcuno la storia evolutiva di Homo Sapiens è immensa e, diciamolo chiaro e tondo, incredibilmente affascinante. 
Ciò che pian piano mostra è che i ritardi o le mancanze non sono in alcun modo imputabili a deficit cognitivi sociali, ma semplicemente - appunto - ritardi dovuti a motivazioni ambientali, ecologiche, situazionali, migratorie, le variabili determinanti un'evoluzione sono così tante che bisogna leggere tutto il libro per trarre le proprie prime conclusioni. Se una società ha ereditato da un'altra i semi e le conoscenze agricole, non è detto che col tempo non ci sarebbe arrivata per conto suo perché non c'è alcun motivo per ipotizzare che le conoscenze si debbano sviluppare con contemporaneità. Esemplificativo in questo contesto è la sezione riguardante la nascita della scrittura che mostra chiaramente tutte le difficoltà nell'invenzione di un metodo per fissare i pensieri. Come pure il capitolo (mi pare XV) sull'Australia dove illustra le enormi difficoltà ambientali incontrate dagli aborigeni che ne rallentarono e in molti casi bloccarono le possibilità di progressione, portandoli obbligatoriamente a puntare solo su un adammenti di loro stessi al difficile ambiente in cui si ritrovarono.
Sono tantissimi gli argomenti che troverete in questo libro e dei quali direte "Ma questo lo sapevo già", solo che qui saranno non argomenti ma tasselli, non saranno presupposti ma conclusioni, non saranno ipotesi ma ricerche, e li ritroverete inseriti in una visione, un percorso, molto più ampio e completo, di sicuro scientificamente strutturato e sistematizzato. Qui i tasselli vengono ordinati con un metodo.
I risultati della ricerca sono incredibilmente più vasti di quanto si pensi e di quanto fin qui visto e la metologia è applicabile a un campo enorme di altri studi come ad esempio la disparità di ricchezza tra varie nazione, oggetto della postfazione. Oppure possiamo usare noi stessi ciò che impariamo da questo libro per derivare altre conclusioni. Ad esempio, la ricostruzione delle peripezie passate dall'uomo per arrivare a ciò che siamo oggi, guidate perlopiù dal caso e raramente dalla fortuna, fa capire perché la ricerca di segnali di vita nel cosmo non abbia ancora dato risultati: le coincidenze che portano dalla nascita di un sistema solare all'invenzione dei segnali radio (l'unico metro di ricerca che oggi abbiamo) sono veramente troppe e rare.
Un libro del quale ho probabilmente rimandato troppo la lettura.
Sia chiaro che non è tutto oro ciò che luccica. Come ogni cosa trattata mediante il linguaggio, anche qui siamo di fronte a tesi che molte volte possono non sembrare così veritiere e altre volte si giunge a conclusioni a partire da premesse perlopiù ipotizzate. I punti di vista di una persona la maggior parte delle volte influiscono sulla sua stessa ricerca, perché un'idea sviluppata crea una serie di ragionamenti per auto-dedursi. A mio avviso ciò non toglie valore all'opera. Un lettore che legga questo libro e lo creda vero quanto un'espressione matematica è un lettore che non dovrebbe neanche leggerlo; forse questi libri, a parte il loro contenuto, hanno proprio come caratteristica più rilevante e positiva il fatto che spingono ad uscire da un'impostazione mentale biblica, di tipo quasi religioso: quando cioè il libro che ci piace diventa il libro Sacro.

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