Eroico BIKER senza frontiere.
WINESBURG, OHIO
Sherwood Anderson
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 20/06/2017
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Non il mio stile preferito, ma un bel libro. Anderson fa una camminata, diciamo, per la cittadina di Winesburg cogliendo piccoli eventi e isolandoli, narrandoli uno ad uno a partire dai suoi protagonisti. E' una piccola cittadina rurale, e come ogni comunità non è un elemento indipendente, ma dipendente, costituito, dai suoi abitanti. Qualcuno un po' matto, qualcuno un po' triste, nessuno mai completamente soddisfatto o felice, ciascuno con una mancanza. Ogni racconto ha un titolo che sintetizza simbolicamente il significato profondo dello stesso, e ogni racconto ha un protagonista diretto anche se ci sono protagonisti tra le comparse. Tutto ciò crea una ragnatela di conoscenze e relazioni che costituisce la stessa società di Winesburg, vera protagonista di ogni racconto e di tutto il libro. C'è però una linea comune che lo attraversa: George Willard, giovane discendente dei primi proprietari del piccolo e ormai inutile albergo, che diventerà giornalista del settimanale locale, e con aspirazioni (o reali, o attribuitegli) da scrittore, mai realizzate. Tutto si muove, bene o male, intorno a lui. O lui è il protagonista, o i protagonisti gli raccontano le loro storie. Difficile è capire bene il sostrato dei racconti, chi sia veramente George, che valore abbia, ma tutto è in parte simbolico, mascherato, di certo non un libro facile, probabilmente molto intriso della cultura americana del primo novecento. Questa difficoltà rende sfortunatamente l'intero libro un po' incomprensibile e noioso. Il finale con l'enorme punto interrogativo di Willard che abbandona la cittadina è forse il momento chiave: che ne sarà della cittadina stessa, senza colui che ha raccolto le sue memorie? Ricorda molto il finale de La Montagna Incantata di Thomas Mann, un enorme insondabile e terrificante punto interrogativo sul protagonista e il mondo che lo circonda. A tratti tuttavia veramente pesante, stsavo per dargli 4 stelle quando le ultime 50/60 pagine fanno pian piano, in crescendo lento, capire la struttura fondamentale del libro, che è quasi un romanzo a capitoli più che una raccolta di racconti, struttura complessa e potente.
Saltate indubbiamente a pié pari in un solo balzo l'introduzione di Vinicio Capossela che è un'accozzaglia di termini estratti a caso da un dizionario di retorica degli anni '50.
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