Eroico BIKER senza frontiere.
L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE
Gustave Flaubert
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 23/02/2010
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Federico Moreau non è di nessuno. Non è dei borghesi, non avendo sufficiente capitale; non è dell'aristocrazia non avendo sufficienti rendite. Vive splendidamente ma scialacquando lentamente il patrimonio ereditato per pura fortuna. Si innamora della moglie di un borghese, pura come solo una donna di un romanzo può esserlo. Vive con una prostituta, che come solo in un libro una donna sa essere puttana. Infine corteggia la moglie di un ultimo rappresentante dell'alta aristocrazia. Ma in tutte queste frequentazioni amorose, il suo passaggio è fugace e mai perfetto, non riesce ad integrarsi con nessuno, perché vuole essere ciò che non è, o forse è ciò che in questo mondo non ha spazio di esistere. Come Madame Bovary, diventata troia perché non aveva spazio d'esistere nel paesino in cui si ritrovava costretta.
Non solo, ma anche dal punto di vista sociale, il povero Federico non trova spazio per sè. La sua casa è arredata magnificamente, ma troppo per le sue possibilità economiche, e troppo anche per la sua classe sociale, per cui subisce qualche critica dalle sue frequentazioni. Non riesce ad entrare nel business apertogli dal signor Dambreuse poiché non ha sufficienti soldi; o meglio, li avrebbe, ma ha da spendere, ed i suoi soldi non aumentano a sufficienza. Non è un aristocratico che può disporre immediatamente di grandi sommi, né un borghese che lavora, che può contare sull'incremento del capitale. E tuttavia, acnhe quanche tenta di avere un ruolo nella rivoluzione proletaria, non riesce a farcela poiché non è sufficientemente... proletario.
Federico è troppo in là per i borghesi, troppo in qua per gli aristocratici; è oltre a qualsiasi cosa, in un periodo della storia francese animato dalla rivoluzione che depone per l'ennesima volta l'imperatore, aprendo la via ad un'illusioria epoca di felice uguaglianza sociale.
La Francia non trova la sua identità; Federico non trova la sua posizione nella società francese. Flaubert, con una scrittura a tratti un po' pesante ma mai eccessiva grazie ad un esemplare utilizzo del linguaggio, passa dall'individuo al mondo senza problemi apparenti, ma senza mai alcun giudizio, ormai completamente dimenticato, nell'arte letteraria, il grande espediente del "Narratore". E' realismo puro. L'unica cosa che si scontra con questo realismo e forse lavora un po' come deus ex machina nella vita di Federico e nel suo destino è l'estrema sfiga che lo attanaglia. Gli va male tutto. Quando combina con Rosanette, scopre che la Arnoux gli va dietro. Quando si rompe di Rosanette, litiga con la Arnoux, quindi va con la Dambreuse che è un'aristocratica ricca. Rosanette sforna un figlio che lui ignora, la Dambreuse diventa vedova e lui sogna il matrimonio con la sua ricchezza, ma lei non eredita nulla dal marito. E' un disastro. E nel frattempo l'unica fortuna da lui ereditata l'ha sperperata o da solo per le furbizie perpetrate dai suoi "amici".
E' una sfiga che non lo abbandona un attimo, appoggiata dalla estrema stupidità dell'individuo che non si accorge o per orgoglio non ammette mai la sconfitta né ha il coraggio di replicare agli oltraggi. Quante avrebbe da dirne a Deslauriers, ad esempio, che invece continua a trattare come un fratello di sangue...
Deslauriers che, a sua volta, è l'altro risvolto della medaglia: povero, vuole un'affermazione politica rivoluzionaria, ma alla fin fine non è altro che un invidioso della ricchezza aristocratica e borghese che tenta in ogni modo di conquistare anche raggirando il suo amico del cuore... E come lui, fallirà.
In tutto il libro ho trovato un solo giudizio, forse lasciato per disattenzione. E' uno di quei libri, per intenderci, in cui non troverei nulla da sottolineare e mettere nella mia sezione citazioni.
Flaubert è stato uno dei più grandi scrittori realisti. Una uno stile letterario tipico francese, dal linguaggio ricco ed arzigogolato ma mai pompose, scrisse opere prive del narratore esterno, tipico artifizio letterario che permetteva l'emissione di giudizi di valore sull'operato dei protagonisti. In Flaubert, di giudizi la narrazione ne è invece priva. Per questo si permise la scrittura di romanzi sicuramente osceni per l'epoca come lo splendido "Madame Bovary". Vi consiglio sia questo sia "L'educazione Sentimentale".
Non solo, ma anche dal punto di vista sociale, il povero Federico non trova spazio per sè. La sua casa è arredata magnificamente, ma troppo per le sue possibilità economiche, e troppo anche per la sua classe sociale, per cui subisce qualche critica dalle sue frequentazioni. Non riesce ad entrare nel business apertogli dal signor Dambreuse poiché non ha sufficienti soldi; o meglio, li avrebbe, ma ha da spendere, ed i suoi soldi non aumentano a sufficienza. Non è un aristocratico che può disporre immediatamente di grandi sommi, né un borghese che lavora, che può contare sull'incremento del capitale. E tuttavia, acnhe quanche tenta di avere un ruolo nella rivoluzione proletaria, non riesce a farcela poiché non è sufficientemente... proletario.
Federico è troppo in là per i borghesi, troppo in qua per gli aristocratici; è oltre a qualsiasi cosa, in un periodo della storia francese animato dalla rivoluzione che depone per l'ennesima volta l'imperatore, aprendo la via ad un'illusioria epoca di felice uguaglianza sociale.
La Francia non trova la sua identità; Federico non trova la sua posizione nella società francese. Flaubert, con una scrittura a tratti un po' pesante ma mai eccessiva grazie ad un esemplare utilizzo del linguaggio, passa dall'individuo al mondo senza problemi apparenti, ma senza mai alcun giudizio, ormai completamente dimenticato, nell'arte letteraria, il grande espediente del "Narratore". E' realismo puro. L'unica cosa che si scontra con questo realismo e forse lavora un po' come deus ex machina nella vita di Federico e nel suo destino è l'estrema sfiga che lo attanaglia. Gli va male tutto. Quando combina con Rosanette, scopre che la Arnoux gli va dietro. Quando si rompe di Rosanette, litiga con la Arnoux, quindi va con la Dambreuse che è un'aristocratica ricca. Rosanette sforna un figlio che lui ignora, la Dambreuse diventa vedova e lui sogna il matrimonio con la sua ricchezza, ma lei non eredita nulla dal marito. E' un disastro. E nel frattempo l'unica fortuna da lui ereditata l'ha sperperata o da solo per le furbizie perpetrate dai suoi "amici".
E' una sfiga che non lo abbandona un attimo, appoggiata dalla estrema stupidità dell'individuo che non si accorge o per orgoglio non ammette mai la sconfitta né ha il coraggio di replicare agli oltraggi. Quante avrebbe da dirne a Deslauriers, ad esempio, che invece continua a trattare come un fratello di sangue...
Deslauriers che, a sua volta, è l'altro risvolto della medaglia: povero, vuole un'affermazione politica rivoluzionaria, ma alla fin fine non è altro che un invidioso della ricchezza aristocratica e borghese che tenta in ogni modo di conquistare anche raggirando il suo amico del cuore... E come lui, fallirà.
In tutto il libro ho trovato un solo giudizio, forse lasciato per disattenzione. E' uno di quei libri, per intenderci, in cui non troverei nulla da sottolineare e mettere nella mia sezione citazioni.
Flaubert è stato uno dei più grandi scrittori realisti. Una uno stile letterario tipico francese, dal linguaggio ricco ed arzigogolato ma mai pompose, scrisse opere prive del narratore esterno, tipico artifizio letterario che permetteva l'emissione di giudizi di valore sull'operato dei protagonisti. In Flaubert, di giudizi la narrazione ne è invece priva. Per questo si permise la scrittura di romanzi sicuramente osceni per l'epoca come lo splendido "Madame Bovary". Vi consiglio sia questo sia "L'educazione Sentimentale".
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