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BLACKWATER SAGA

Michael McDowell

Categoria libro: Narrativa straniera
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 25/11/2023
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Avevo cominciato a leggere questa saga un po' dubitando del fatto che l'avrei continuata. Un libro con successo editoriale inaspettato è sempre per me sospetto, inoltre - aborrendo il concetto di "serie" oggi così in voga - non mi piaceva l'idea di ritrovarmi impegnato con ben sei libri quando la mia lista in deposito è da un lato già enorme, dall'altro perennemente in crescita e più simile a una nevrosi che a una passione.
Insomma, comincio a leggere questo libro con un molti/troppi preconcetti che sono bastate sei o sette pagine per cancellarli. Il fatto che, come avevo letto, Stephen King, scrittore a mio avviso piuttosto sottovalutato, elogiasse McDowell è sicuramente corretto: siamo sullo stesso stile. Una scrittura semplice, "popolare" vien da dire, ma senza essere semplicistica. Utilizza la lingua per non deviare dalla narrazione però che stile! Due esempi: quando Oscar e Bray trovano Elinor la scena è tratteggiata velocemente ma vi fa venire la pelle d'oca per le sfumature. Il modo in cui l'autore riesce a creare con poche parole quella di Elinor una vera materializzazione e senza dirlo vi fa battere di colpo il cuore. Bray, quando rientra per cercare le valigie della misteriosa donna e trova una camera completamente differente da quella che aveva visto Oscar, ecco qui si crea alla perfezione quel "perturbante" di cui parlava Freud, un orrore che non è palese né visibile, una paura che non è razionale e quasi "non dovrebbe esistere", un tremore causato senza giustificazione quasi da qualcosa che dentro di noi sappiamo essere; perché McDowell NON scrive che la camera è differente, bensì emerge dal parlottare di Bray tra sé. Per non parlare della decina di righe dedicate alla morte di Buster, così violenta, dolorosa e inutile ma inevitabile, con quella cosa dura che gli preme su bocca e naso mentre le sue ossa vengono spezzate una ad una... Spietato e brutale. Elinor è una figura strana, è lei il vero perturbante : non si capisce cosa voglia, perché è arrivata, chi o cosa sia, dove voglia arrivare, e allo stesso tempo non si sforza troppo di celare il suo mistero. I gioielli di Genevieve li fa arrivare dal nulla davanti a Mary-Love e Sister, la notte del battesimo di Francis non nasconde le sue impronte che al mattino Zaddie vede, fa apertamente il bagno nel Perdido nuotando contro una corrente impetuosa, non finge stanchezza o fame o sete dopo il suo ritrovamento. È una figura che inquieta di per sé, per ciò che è ma soprattutto per come si comporta, come parla, e soprattutto - e qui il suo essere "perturbante" diventa a tutti gli effetti freudiano - pare essere prima di subconscio: non ha dubbi, titubanze, indecisioni, senza tuttavia poter dire che sia priva di sentimenti.
Veramente complimenti e questo scrittore scomparso troppo in fretta e che, sfortunamente, per giustificarne la bravura narrativa viene citato come produttore di film, mentre dovrebbe essere il contrario.
Riesce a scrivere senza fronzoli con un pulitissimo stile gotico che pare vissuto in realtà agli inizi del secolo. Bravo. Non c'è quell'approfondimento psicologico ed esistenziale tipico dei classici della letteratura volti a un'indagine dell'umanità, ma i singoli protagonisti (e comparse) sono comunque delineati bene, con personalità costrutte, sistemi di credenze, abitudini, passioni, difetti, a volte velate a volte esplicite ma sempre esplicitate nel momento in cui emergono all'azione, una visione probabilmente più teatrale che letteraria ma con un effetto valido ed efficace. I dialoghi non sono frequenti, la storia è retta dallo scorrere del tempo e delle vite e vicende perché, del resto, questo costituisce la percezione dello scorrere del tempo.
Per non parlare della magnifica edizione Neri Pozza, una di quelle cose da esporre in libreria tant'è che nonostante vi fosse in ebook, ho preferito spendere 50 euro per averla cartacea, nonché per poterla leggere alla luce fioca e angosciante della lampada da lettura.
Questo è uno di quei libri che, una volta conclusi, ti lasciano un po' di tristezza, come quando ti trasferisci e abbandoni gli amici con cui hai vissuto tante cose. E chiamiamolo LIBRO, con buona pace di McDowell che ne ha sempre voluto una pubblicazione in sei volumi, e qua però casca l'asino o meglio si inciampa perché evidenzia l'unica possibile critica ma che non inficia più di tanto l'opera: sinceramente in un tomo unico l'avrei preferito e reputo avrebbe più senso, perché ogni volume costituisce non un'opera a sé ma un capitolo, o li leggete tutti o nessuno, quindi tanto vale; la divisione diventa pura questione economica e niente di più, vendere sei libri è più remunerativo. Oggi, con tutta quella mania delle serie TV - ma il libro è più vecchio -, incontrerà i favori del pubblico che però, perlomeno in Italia, non è lettore quindi cadiamo in un circolo vizioso. Avrei preferito meno inserimento di vicende laterali o collaterali che servono a creare questo effetto "a puntate" ed avere invece un romanzo unitario; capisco tuttavia che reggere la tensione di scrivere un libro così grande richiede capacità e forse McDowell non volle rischiare di fallire dunque, sotto questo aspetto, ha fatto bene perché quest'opera riesce ad essere comunque una epica saga famigliare e generazionale all'interno dell'America rurale prima e industriale poi, prima che un racconto gotico dell'orrore. In volumi separati l'unitario scorrere del tempo si spezzetta a favore di isolate vicende che formano un unicum a se stante, lasciandoci in questo modo livelli di tensione che iniziano e finiscono mentre la domanda "Chi è e che ne sarà di Elinor" rimane troppo predominante; la struttura a romanzo avrebbe invece permesso di avere uno sviluppo continuo della saga, il dilemma Elinor sarebbe stato un elemento sottomesso allo scorrere del tempo e l'epopea sarebbe stata la spina dorsale unitaria all'interno di un continuo avanzare generazionale che si sarebbe identificato con una continua perdita, mentre qui le perdite sono spezzettate e perdono carattere di universalità, diventano eventi e non concetti. La divisione in sei volumi è quindi una mancanza non solo pratica, ma anche stilistica, che però viene ben gestita da McDowell.
Resta comunque un'opera più che consigliata e non solo agli amanti dell'horror, perché NON è un'opera horror.
Infine, rispetto a King, McDowell i finali li sa scrivere e pure molto bene.
VOLUME 1: LA PIENA concluso 12/11 Voto 5+
Primo volume, narra l'apparizione della terribile Elinor a seguito della piena e il suo ingresso nella famiglia Caskey, fino al matrimonio con Oscar e la guerra con Mary Love che si conclude con lo scambio: una casa, per una nipote. McDowell riesce a contornare Elinor di un'aura malvagia con una maestria unica, avrete di continuo davanti agli occhi la sua bella figura perennemente sorridente. Questo primo volume è un inizio col botto.
VOLUME 2: LA DIGA concluso 17/11 Voto 5
Lo stacco da un libro all'altro è immediato, passiamo dalla lite nella cucina di Mary-Love a un periodo successivo quando già Elinor e Oscar vivono nella loro nuova casa, ma ora c'è un altro problema a ingarbugliare le trame di Elinor: un architetto è giunto in città per valutare la costruzione degli argini sul fiume Perdido. Magnifico volume che scorre velocissimo.
VOLUME 3: LA CASA concluso 19/11 Voto 5+
Un volume straordinario, perché oltre all'incredibile è oscuro clima di tensione che lo pervade, il tempo su Perdido scorre velocemente, passano gli anni e le vite. Mi è talmente piaciuto che ieri sera ho letto ininterrottamente dalle 23.30 alle 3.00 finché ho dovuto chiudere mio malgrado perché mio figlio è venuto nel nostro letto. È probabile che avrei continuato fino al mattino.
VOLUME 4: LA GUERRA concluso 21/11 Voto 5
Passano gli anni, i protagonisti giovani crescono e gli altri invecchiano, qualcuno muore, ma i Caskey riescono a far fronte a ogni avversità anche mentre in Europa scoppia la guerra mondiale e i giovani sono chiamati dallo Zio Sam, ed ovviamente molti militari finiscono anche in basi prossime a Perdido che si riempie di giovani svagati mentre il razionamento di cibo e carburante mette a dura prova la vita di tutti. Nel mentre, Frances crescendo comincia a sentire di essere diversa, di esserlo assieme a sua madre. Mi è piaciuto, ma l'ho trovato un po' ridondante, probabilmente McDowell comincia a patire la difficoltà di gestire così tanti anni di evoluzione e per farlo è costretto ad inserire micro-storie, quel trucco tipico delle serie TV per far diventare lungo qualcosa senza alcuno scopo.
VOLUME 5: LA FORTUNA concluso 23/11 Voto 4
La fortuna dei Caskey, sia nella vita che nelle finanze, vola sempre più ma quella dell'opera di McDowell pare andare in senso opposto e dopo quattro libri, con questo quinto ammetto di essermi piuttosto annoiato. Perso completamente il senso del gotico, pare un intermezzo ripetitivo a narrare tanto la fortuna quanto inutili colpi scena fino all'ultima pagina. Peccato. Ad esempio: nel momento stesso in cui scopriamo che Frances avrà due gemelli, già intuiamo come andrà a finire la storia, mentre negli altri libri McDowell riusciva a mantenere una tensione di mistero.
VOLUME 6: LA PIOGGIA concluso 25/11 Voto 5+
Probabilmente McDowell facendo calare la tensione nei due precedenti volumi ha usato questo espediente per introdurci al gran finale? O è un caso? Non lo so, ciò che posso dirvi è che questo ultimo volume è un'apoteosi assoluta, parte bene ma ha un continuo crescendo di tensione e di crollo fino a un gran finale che potrebbe essere accompagnato da un finale wagneriano e forse rende ancora di più proprio per via dei suoi due predecessori, le ultime righe mi hanno fatto "sentire" nell'aria le ultime note dell'ouverture dell'Olandese Volante di Wagner, l'Adagietto dalla 5a o l'Andante dalla 6a di Mahler. L'elemento della pioggia si insinua pian piano che quasi non lo si capisce subito, e da evento meteorologico secondario diventa tema predominante cogliendoci di sorpresa. L'autore ha centrato in pieno l'obiettivo e, riuscendo a gestire un finale così complesso in maniera così epica, ha dimostrato di essere uno scrittore bravissimo. Si tenga presente che ho letto continuamente dalle 23:40 alle 04:10 del mattino e quando l'ho chiuso e ho spento la luce mi sono sentito triste.
Fosse stato in volume unico, probabilmente l'avrei inserito tra i miei MIGLIORI e sono stato fino all'ultimo titubante se farlo lo stesso o no, ho deciso di non farlo solo per non incrementare troppo quell'elenco ma non sono certo di aver fatto la scelta giusta.

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