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Cesare Pavese

La Casa in Collina

Ma ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono piú faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.

COMMENTO ALLA CITAZIONE:

Gran coraggio Pavese a mettergli in bocca queste parole, a dire che Corrado si sveglia sulla guerra di fronte ai morti repubblichini, non davanti all'arresto e alla deportazione di Cate né davanti alla scomparsa, forse tra i partigiani o forse in un fosso a sbiancare a bordo strada, di Dino.

Citazione inserita il 15/11/2022
Categoria: NARRATIVA

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