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Herbert Marcuse

L'uomo a una dimensione

Le persone si riconoscono nelle loro merci; trovano la loro anima nella loro automobile, nel giradischi ad alta fedeltà, nella casa a due piani, nell'attrezzatura della cucina. Lo stesso meccanismo che lega l'individuo alla sua società è mutato, e il controllo sociale è radicato nei nuovi bisogni che esso ha prodotto. [...] Il risultato è l'atrofia degli organi mentali necessari per afferrare contraddizioni ed alternative, e nella sola dimensione che rimane, quella della razionalità tecnologica, la "coscienza felice" giunge a prevalere. Essa riflette la credenza che il reale è razionale, e che il sistema stabilito, nonostante tutto, mantiene le promesse. Gli individui sono portati a scorgere nell'apparato produttivo l'agente effettivo del pensiero e dell'azione, a cui pensiero ed azione del singolo possono e debbono cedere il passo. Nel cambio, l'apparato assume pure il ruolo di un'agente morale. La coscienza è assolta dalla reificazione, dalla generale necessità delle cose.

COMMENTO ALLA CITAZIONE:

Ho sempre più perso la certezza di una filosofia come ricerca della verità, ma mai della filosofia come sublime forma d'arte. Per questo e solo per questo ho adorato Herbert Marcuse. Il suo L'Uomo a una Dimensione è superato, per me, solo dal sublime Minima Moralia di Adorno, perfetti esempi di una filosofia intesa come Romanzo metafisico dell'Uomo.

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Categoria: FILOSOFIA

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