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Richard Dawkins

Il Gene Egoista

All’inizio era la semplicità. È abbastanza difficile spiegare come inizi un universo anche semplice e penso che tutti siano d’accordo sul fatto che sarebbe ancora più difficile spiegare l’improvvisa comparsa di un ordine complesso – la vita – perfettamente strutturato, o di un essere capace di creare la vita. La teoria darwiniana dell’evoluzione per selezione naturale è soddisfacente perché ci mostra come la semplicità ha potuto trasformarsi in complessità, come atomi disordinati hanno potuto raggrupparsi a formare schemi sempre più complessi, fino a creare esseri umani. Darwin fornisce una soluzione, l’unica possibile suggerita finora, al grande problema della nostra esistenza. [...]
La darwiniana «sopravvivenza del più adatto» è in realtà un caso speciale di una legge più generale di sopravvivenza di ciò che è stabile. L’universo è popolato da cose stabili. Una cosa stabile è un insieme di atomi che è abbastanza permanente o comune da meritare un nome. Può essere un insieme unico di atomi, come il Cervino, che dura abbastanza da meritare un nome, o può essere una classe di entità, come le gocce di pioggia, che si formano a un ritmo abbastanza veloce da meritare un nome collettivo, anche se ciascuna di esse ha una vita breve. Le cose che vediamo intorno a noi e che pensiamo richiedano una spiegazione – rocce, galassie, onde dell’oceano – sono tutte, in misura maggiore o minore, schemi stabili di atomi. Le bolle di sapone tendono a essere sferiche perché questa è una configurazione stabile per pellicole sottili piene di gas. In un veicolo spaziale anche l’acqua è stabile sotto forma di globuli sferici, ma sulla Terra, dove c’è la gravità, la superficie stabile per l’acqua è piatta e orizzontale. I cristalli di sale tendono a essere cubici perché questo è un modo stabile di stipare ioni di sodio e di cloro. Nel sole gli atomi più semplici, gli atomi di idrogeno, si fondono a formare atomi di elio perché nelle condizioni ivi prevalenti la configurazione dell’elio è più stabile. Altri atomi ancora più complessi si formano nelle stelle per tutto l’universo e si sono formati nel «big bang» che, secondo la teoria oggi prevalente, ha dato inizio all’universo e da cui derivano tutti gli elementi del nostro mondo.
Talvolta, quando gli atomi si incontrano, si uniscono in reazioni chimiche a formare molecole che possono essere più o meno stabili e assumere dimensioni anche molto grandi.  [...]
Nei moderni organismi viventi vi sono altre grosse molecole dotate di una notevole complessità che si manifesta a parecchi livelli. L’emoglobina del sangue è una tipica molecola proteica. [...]
L’emoglobina è una molecola moderna, usata per illustrare il principio che gli atomi tendono a formare schemi stabili. Il punto importante è che, prima della comparsa della vita sulla Terra, può esserci stata una rudimentale evoluzione di molecole in seguito a processi ordinari di chimica e di fisica. Non è necessario pensare a un disegno o a uno scopo. Se un gruppo di atomi in presenza di energia assume uno schema stabile, tenderà a rimanere così. La forma più precoce della selezione naturale fu semplicemente una selezione di forme stabili e un’eliminazione di quelle instabili. Questo non è un mistero. Doveva succedere per definizione.
Da ciò, naturalmente, non consegue che si possa spiegare l’esistenza di entità così complesse come l’uomo semplicemente in base a questi principi. Non serve a nulla prendere il giusto numero di atomi e scuoterli insieme con un po’ di energia esterna finché, per caso, non assumono lo schema giusto e sperare che ne venga fuori Adamo! [...] Ma proprio qui ci viene in aiuto la teoria di Darwin, nella sua forma più generale. Questa teoria inizia dove finisce la storia della lenta formazione delle molecole.

COMMENTO ALLA CITAZIONE:

La teoria di Darwin non è una legge di conservazione della specie, ma una teoria sulla sua evoluzione. Gli esseri viventi non sopravvivono alla selezione per mantenere la specie, ma la selezione naturale è un processo caotico che tende a favorire i geni che riescono a creare il vettore (l'essere vivente che li contiene) che riesce meglio a resistere all'ambiente e alle situazioni in cui si muove. Non c'è specismo nella selezione naturale, ma caotico individualismo egoista del gene: questo è il senso fondamentale del libro. Esistono due tipi di sistema caotico: il sistema caotico di primo tipo che è completamente caotico e non viene influenzato da nulla se non dai suoi elementi; e il sistema caotico di secondo tipo che può essere indirettamente influenzato, come ad esempio (all'incirca) la Borsa che non è manipolabile direttamente ma il cui sistema globale reagisce agli investimenti. L'evoluzione per selezione è indubbiamente di secondo livello poiché i mutamenti dell'ambiente non influiscono direttamente sulle modifiche dei geni, ma tra queste modifiche riescono a sopravvivere maggiormente quelle più favorevoli e così il complesso globale di vettori viene selezionato favorendo quelli che contengono i geni in questione. 
Che la specie risulti favorita è una conseguenza indiretta, non lo scopo. Non dimentichiamo peraltro che il concetto di specie è una nostra etichettatura generalizzante per semplificare e della quale non abbiamo ancora, del resto, un'idea chiara; un tempo si definiva la specie come insieme di individui che possono procreare e la cui prole non è sterile; successivamente questa questione della sterilità è andata scemando perché vi sono animali che abbiamo classificato come specie diverse ma che possono procreare e dare vita a figli non sterili, sebbene con poca produzione di prole. E' il caso degli incroci, testimoniati da analisi genetiche, tra diverse specie umane. Oggi si parla così di specie differenti sia a livello genetico, sia a livello di procreazione con comunque una prole o sterile, o con tassi di riproduzione più bassi delle specie originaria e comunque con minor produzione di prole e maggior tasso di prole sterile/problematica. Non abbiamo ancora la tecnologia per avere una completa mappatura genetica degli esseri viventi né una sua completa compresione quindi per la definizione di specie dobbiamo accontentarci di ciò che abbiamo ad oggi. 
Ciò che preme sottolineare a Dawkins e a me è che la selezione naturale non è mirata alla sopravvivenza della specie: innanzitutto, la selezione non è mirata come quasi nulla ha fini teleologici in natura; in secondo luogo, ciò che viene favorito dalla selezione è il gene o meglio le mutazioni in quel momento casualmente favorevoli relativamente al contesto in cui si muove il vettore del gene. Se una mutazione favorisce il vettore di un gene, il gene (che contiene il progetto di quello specifico vettore) ha più possibilità di resistere. Se mutazioni genetiche danno luogo a divergenze che possono avere problemi di procreazione, sopravviveranno più facilmente dunque: i geni che si sono trovati vantaggiati, quindi i corrispettivi involucri; l'insieme degli involucri che possono procreare. Questo insieme è la specie (che può restare tale, o dare luogo a nuove specie o sottospecie), che dunque è favorita dalla selezione naturale in maniera indiretta, il suo risultare favorita ne è solo un effetto.

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Categoria: SCIENZE

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