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IL ROSSO DI MARTE

Kim Stanley Robinson

Categoria libro: Fantascienza
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 02/10/2019
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Da un anno ero indeciso se leggere o meno questa trilogia. Alla fine mi sono deciso. Avevo letto recensioni entusiastiche, ma altre erano di ben diverso avviso: queste ultime erano quelle che però mi parevano più sensate. Venivano evidenziati punti importanti a sfavore. Delle prime leggevo paragoni al Ciclo della Fondazione di Asimov e ormai so che quando si cita quel ciclo come metro di paragone, la recensione è totalmente fittizia.
Questo Rosso di Marte è un libro incredibilmente piatto. Ogni capitolo si sofferma su un protagonista per delinearne la personalità ma non ci riesce proprio. L'approfondimento psicologico è sommario e superficiale. Alla fine sono tutti uguali, tutti che interpretano un ruolo, tutti che nascondono alcune insicurezze e debolezze, e sebbene si possa replicare "Ma tutti noi siamo così" di certo è che non tutti siamo uguali e comunque non ha molto senso spendere pagine e pagine per dirlo di ciascun protagonista evidenziando tra l'altro semplici serie di fatti e pensieri che, comunque, non riescono a delineare differenti personalità e, anzi, potrebbe tutti quanti essere riferiti alla stessa identica persona. Tutte le personalità sono piatte. Queste pagine sprecate in approfondimenti psicologici veramente ingenui, inoltre, non portano assolutamente da nessuna parte: la conclusione per tutti è sempre la stessa, le persone sono intimamente fragilli, ma a parte la questione se sia vero o meno, a cosa serve nell'ottica del libro? All'interno della storia narrata rimane infatti una analisi inutile e pure inefficace perché distrae dal tema principale, ovvero la colonizzazione e sempre solo come cornice alla narrazione dei fatti che quindi rimangono disgregati. Non c'è un tema centrale su cui si riesce a focalizzarsi, distratti di continuo dal protagonista di turno, dai suoi pensieri che sono sempre e sempre gli stessi, dalle sue macchinazioni, dalla descrizione di qualche vicenda e struttura, in realtà il tema centrale dovrebbe essere Marte e la sua colonizzazione e invece c'è solo piatta e sempliciotta sociologia da bar. Il libro potrebbe essere ambientato sulla Terra e su Urano che non cambierebbe nulla.
C'è in ogni momento un deus ex-machina che stravolge le situazioni, il solito genio (o più di uno) che incredibilmente inventa o scopre qualcosa di incredibile che stravolge tutto. Sono tutti artifici letterari che esistevano nella fantascienza degli anni 50 ma oggi sono fuori luogo, oltretutto comportano tantissime pagine di spiegazioni di fisica, chimica e biologia anche queste lunghe sebbene  incredibilmente superficiali e frettolose e il cui realismo si perde subito da un lato per mancanza di sostanza, dall'altro perché lo scrittore stesso non sa probabilmente come portarle avanti quindi per salvarsi tira fuori il genio del momento. 
Qualcuno l'ha pure inquadrato nella cosiddetta "fantascienza hard" ovvero quella fantascienza in cui gli argomenti tecnico-scientifici (che siano poi reali o immaginari) sono molto presenti e trattati approfonditamente: non so come hanno potuto dire una cosa simile. Qui di tecnico scientifico non c'è nulla, ogni volta che l'argomento viene fuori, molto candidamente lo si ricopre di parole e pensieri buttati giù alla meno peggio finché c'è il risultato e quindi si può tranquillamente cambiare discorso. Tra l'altro gli va tutto bene, non c'è un incidente, non fanno prove di nuove tecnologie ma le scoprono e applicano subito, nel giro di qualche anno da quando hanno intrapreso il difficile percorso di portare l'uomo su Marte, questi qui costruiscono ponti spaziali, traslocano asteroidi asteroidi interi portandoli in orbita, hanno robot che sono in grado di compiere lavori automaticamente e perfino la fabbricazione stessa degli utensili con cui farli. Assurdo.
Tutto si svolge troppo velocemente, in un anno hanno già un nucleo abitabile su Marte, in 20 anni hanno già città e comunità, anche se in realtà si parte - pare, perché non è chiaro - da una situazione tecnologica non lontanissima dalla nostra attuale. Per fare un esempio, dopo 20 anni hanno robot che svolgono naturalmente svariati lavori anche fuori dal pianeta, nello spazio, ma quando sono atterrati non li avevano altrimenti li avrebbero usati per preparare l'habitat prima dell'atterraggio, no? Scoprono in un batter d'occhio una modifica genetica che permette di sconfiggire nientepopodimenoche l'invecchiamento! Trasportano asteroidi dalla fascia degli asteroidi fino al pianeta e li mettono in traiettorie così precise cda farli scivolare sull'atmosfera rilasciando acqua, costruiscono ponti spaziali che in realtà sono gli stessi robot incredibili a costruire direttamente da un (altro!) asteroide, portato in orbita, e dal quale i robot costruiscono il cavo che lo collega per oltre 30.000km alla superficie. 
In tutto ciò Robinson non riesce a far emergere la sensazione del tempo che scorre, la cosa più difficile per uno scrittore. John Boone occupa una buona parte del libro il quale tra l'altro inizia col suo omicidio, evento che accade in realtà circa 300 pagine dopo se non ricordo male, ma una volta che muore non serve più, non c'è analisi dell'impatto della sua morte, non c'è neanche processo o indagine, non ci sono domande, quindi lo scrittore non ne narra neanche l'evento perché lo ha già narrato all'inizio del libro 300 pagine prima, ci dice che Arkady e un po' di altri erano disperati, c'è un tizio che non sappiamo chi è che racconta che quando Boone muore ci sono fulmini e meteore e che a volte Boone si scopava delle minorenni, quindi basta. Stop. Nelle pagina seguenti ogni tanto viene citato ma niente di più. 
L'ultimo capitolo dura un centinaio di pagine ed è finalmente narrato in terza persona ma ormai è tardi, e comunque è una noia assurda con la narrazione della guerra fra transnazionali e coloni, la distruzione di tutto e tutto e tutto, una corsa in rover di 8 sopravvissuti corsa che dura decine e decine di pagine inutilmente solo per descrivere una roccia che devono passare, una strettoia, e ostacoli vari, sempre identica ogni pagina a se stessa, tentando di creare pathos e suspence ma senza riuscirvi.
Sfortunatamente la logica da cinema, da colossal cinematografico, ha permeato buona parte della letteratura di oggi per quanto riguarda i romanzi ad ampia divulgazione e soprattutto la fantascienza, e lo scrittore vero lo si riconosce da quanto riesce a tenersene distante. Nel complesso il libro è bellino e intrigante, e la storia affascina, però è così all'inizio e dopo 100 pagine comincia la noia che sfortunatamente è alimentata dal fatto che il libro sia lungo quasi 500 pagine. Sicuramente non riesce ad essere così realistica come il libro di Andy Weir né così evocativa ed epica come il Ciclo della Fondazione del grande Asimov né così "hard" come i libri di Clarke. E' piatto, è un libro su Marte in cui Marte non c'entra.
E' un libro che leggi e finisci a fatica e del quale nulla ti resta.
Io, finito questo primo capitolo, abbandono la trilogia ad altri lettori che magari la apprezzeranno. A mio avviso gli amanti della fantascienza hanno un sacco di altri libri da leggere.

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